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San Giuseppe Patrono della Chiesa universale e Festa dei Papà

di Carlo Cremona

grandezza nella modestia

Diciannove marzo: festa di San Giuseppe. 

Come non ricordarne la figura, ma sotto quale aspetto?
Di padre esemplare in questa nostra epoca in cui persino il ruolo di padre è difficile?
Di sposo? Di cittadino leale?
Di lavoratore e leader dei lavoratori?
Di perseguitato politico?
Di profugo? 
Di "uomo giusto" e uomo che sa governare? 

Tanta grandezza, tanta modestia... Apparentemente, nemmeno Gesù, che tanto gli deve, lo nomina al primo posto. Di Giovanni Battista dice: Fra i nati di donna, lui il più grande... E Giuseppe sarebbe dopo il Battista? Forse, la grandezza di Giuseppe è tale, che nemmeno Gesù trova parole per catalogarlo, il più grande della serie agli occhi di Dio. Forse Gesù non lo fa, perché lo giudica fuori catalogo, anche nell'ordine soprannaturale, e lo dà scontato per quel che ne dice il vangelo. Se mentre esaltava il Battista qualcuno avesse chiesto a Gesù: E Giuseppe di Nazareth dove lo metti?, avrebbe risposto: Giuseppe? Quello è un "supersanto", un "fuoriserie".

Umilmente dico: Bisognerebbe riparare... Che cosa? L'assegnazione che la liturgia dà a questo santo straordinario... Una volta il 19 marzo era festa di precetto, in tutta la Chiesa universale. Poi, in Italia (quando ci prese la fregola di lavorare sodo e produrre, evitando scioperi), insieme ad altre feste, san Giuseppe decadde a feriale...

Certamente, modesto qual è, non se 1'è presa; ma non deve avergli fatto piacere... Il Prefetto dei culti avrebbe dovuto dire ai politici italiani: No, San Giuseppe non si tocca... E troppo importante, non solo per la Chiesa di cui è patrono universale, ma anche come esemplare di umanità... Al tempo di Pio XII gli fu assegnato il 1 maggio: festa di San Giuseppe artigiano... Ma a rimorchio di una festa civile, sindacale... Siccome, anche civilmente, era solennità e giorno non lavorativo, molti andavano in chiesa a venerarlo.

E mai possibile, azzardo a dire io, che questo santissimo e grandissimo uomo, anche per coloro che manovrano il calendario sacro, debba raggiungere il seggio che gli spetta alla chetichella, strisciando la spalla al muro? Uno che, tra l'altro, iniziò pacificamente la rivoluzione operaia ed ebbe nella sua bottega, come apprendista, Gesù? In un'epoca come la nostra nella quale la questione operaia è epicentro della vita politica e sociale? Quella bottega di Nazareth proprietà di Giuseppe; che quando il giovane apprendista, l'erede figlio del fabbro, ebbe imparato l'arte del legno, ne chiuse l'esercizio con nostalgia per mettersi a ricostruire l'uomo!

Uomo Giusto, lo definisce il vangelo; cioè di buon senso; la dote più abbondante tra gli uomini ‑ a giudicare dalla domanda ‑ afferma Cartesio nel discorso sul Metodo‑; e invece la più scarseggiante (giacché, grande richiesta di più salute, più quattrini, più successo; della merce del buon senso, non c'e richiesta, ritenendo tutti di averne a iosa). Uomo giusto con Dio e con gli uomini.

     Sì, quei sogni, quei messaggi angelici... Ma il suo fiuto politico, le sue tempestive intuizioni che gli permettevano di avvertire in anticipo le mosse violente di un Erode geloso di potere; e beffarlo, mettendo in salvo nottetempo il Bambino con la fuga in Egitto! Giuseppe il profugo, potremmo dirlo nel dramma di attualità, invocandone l'aiuto in questi giorni di insicurezza, di scompiglio, di mobilità territoriale: giorni di fuggiaschi...

Preghiera a San Giuseppe

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