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VIII Domenica di Pasqua: Pentecoste

di padre Antonio Rungi

Celebriamo la Solennità della Pentecoste, memoria ed attualizzazione della discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli e la Vergine Maria riuniti in preghiera nel Cenacolo.
E’ la solennità che chiude liturgicamente il lungo periodo di 50 giorni dalla celebrazione della Pasqua e che dalla Pasqua assume il suo significato e la sua valenza ecclesiale.

Il Cristo Risorto ed Asceso al Cielo promette ed invia agli Apostoli e alla Chiesa il Consolatore, lo Spirito di verità, perché possano annunciare il vangelo della libertà e possano costruire una nuova umanità nello spirito, con lo spirito di Cristo.


Le conseguenze sugli apostoli e sui loro seguaci dopo il dono dello Spirito Santo sono descritte nei minimi particolari nel brano degli Atti degli Apostoli, testo che costituisce la prima lettura della parola di Dio di questa solennità. 
I segni di questa discesa sono il fragore simile ad un vento impetuoso; la comparsa di lingue di fuoco che si posavano su ognuno degli apostoli; i primi effetti il parlare lingue diverse (glossolalia); la convocazione di quanti erano presenti a Gerusalemme e il primo annuncio degli apostoli nella molteplicità dei linguaggi umani e la comprensione del messaggio cristiano da parte dei presenti.
Evento singolare se a registrare con dovizia di particolari è san Luca che si sa è l’autore di questi documenti della chiesa nascente. 
Dalla descrizione dell’avvenimento alla teologia sullo Spirito Santo, come è adeguatamente espresso dal Vangelo di oggi, tratto da Giovanni, in cui il discepolo teologo riflette e fa riflettere sul dono dello Spirito Santo Lo Spirito Santo guida alla verità, non una verità parziale e interessata, ma alla verità intera, quella che appartiene a Dio e solo il Paraclito, il Consolatore può rivelare e donare nella sua pienezza.
Di fronte alle tante pseudo verità dell’uomo, una verità si afferma per certa su tutte ed è quella che Dio ha rivelato in Gesù Cristo e continua a rivelare nel dono dello Spirito che agisce dentro e fuori di noi.
Il mistero della Trinità è così completamente dispiegato ai discepoli. Il Dio Creatore e Padre, il Figlio Redentore e lo Spirito Santo Consolatore agiscono all’unisono e sono una sola cosa, un solo Dio, in tre persone, con finalità e scopi diversi nella loro missione all’interno ed all’esterno del mistero di cui sono punto di partenza e di arrivo.

Nel mistero trinitario l’uomo può trovare origine e fine. 

Di questo aspetto soprannaturale, spirituale del nostro essere cristiani ci parla san Paolo Apostolo nel brano della seconda lettura di oggi, incentrata proprio nella valorizzazione del dono dello Spirito che è già in noi e che necessita di essere ascoltato e che, soprattutto, ci chiede e domanda docilità e disponibilità alla sua azione di forte impatto di conversione e di rinnovamento personale e comunitario: Chi legge questo splendido brano della lettera ai Galati deve autoconvincersi che siamo sulla strada buona solo se evitiamo alcune fondamentali tendenze e passioni della carne, nel senso della lussuria, della soddisfazione degli istinti più bassi dell’essere umano.
Questo è il punto di partenza per dialogare con lo Spirito Santo che portiamo dentro di noi. In realtà qui si tratta di andare più a fondo della vera questione spirituale per un discepolo di Cristo. E il brano della Galati lo evidenzia con particolare enfasi proprio alla fine “se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito”. 
In poche parole siamo sempre spirituali anche nelle cose più umane e legittime che facciamo come membri del genere umano. 
Camminare secondo lo Spirito, non è facile soprattutto oggi, in questo tempo di corruzione, di depravazione, di infedeltà, di arroganza, di divisione, di tutti quei terribili mali espressione della cattiveria e della perversione del cuore e della mente degli uomini.
Noi abbiamo il dovere di elevarci dalla mediocrità e dalle bassezze del mondo, per portare quei frutti dello Spirito che ben differenziano una persona spirituale da una persona passionale e carnale. 
Sia questa la nostra sincera preghiera oggi, tratta dalla bellissima e poetica sequenza che diciamo prima del canto del vangelo: 

O Spirito Santo, senza la tua forza, nulla è nell'uomo, nulla senza colpa. Lava ciò che è sórdido, bagna ciò che è àrido, sana ciò che sànguina. Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato. 

Purtroppo il rischio di andare alla deriva morale è talmente reale che dobbiamo preoccuparci seriamente per noi stessi, per chi è affidato alle nostre cure educative e per i tanti vicini e lontani con i quali interagiamo fisicamente o virtualmente.
Lo Spirito Santo con i suoi sette doni ci dia tutta quella forza interiore, quel calore-amore per Dio da cui partire per l’avventura spirituale della nostra vita, ben consci che non è facile vivere in fedeltà al Vangelo e allo Spirito Santo che abbiamo avuto in dono nel Battesimo e soprattutto nella Cresima.
Ascolta l'omelia di Don Ferdinando Colombo
Ascolta la lettura del Vangelo con il commento di Fernando Armellini