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Primo venerdì del mese: L'Umilta'

Preghiamo:
Mio Gesù, io Ti credo presente nel SS. Sacramento, fonte inestinguibile di ogni bene.
Per il Tuo Corpo che mi doni nella Santa Comunione, fa che io contempli il Tuo volto nella Patria Celeste.
Nell'onda pura del Tuo Sangue immergimi, o Signore, perché io impari che nel nascondimento, nell'umile sacrificio di sé, nasce la pace e la gioia dei cuori.

Il mondo è orgoglio, esibizione e violenza.
Tu invece insegni l'umiltà che è servizio, mitezza, comprensione, bontà.
Ti sei fatto mio cibo e mia bevanda con il Sacramento del Tuo Corpo e del Tuo Sangue. E sei il mio Dio!
Mi hai così dimostrato che, per salvarmi dovevi farti umile, nasconderti, lasciarti annientare.
L'Eucaristia è il Sacramento del Tuo annientamento: chiunque Ti può adorare o calpestare. E sei Dio! L'insipienza umana è capace di ogni profanazione.

E Tu chiami con amore, aspetti per amore. Umile e nascosto nel Tabernacolo
Ti sei fatto il Dio dell'attesa.
Dal profondo del mio nulla Ti chiedo perdono per quando non ho ascoltato la Tua Voce.

Mio Signore, in questo venerdì Ti chiedo il dono dell'umiltà.
E' l'umiltà che salva i rapporti umani, che salva l'unità delle famiglie, ma soprattutto è l'umiltà che rende veri e costruttivi i miei rapporti con Te.
Poiché Tu ami gli umili e disprezzi i superbi, fa che io sia umile per poter essere amato da Te.
Fa ch'io sappia imitare la Tua Ancella, la Vergine Maria, che hai amato e che hai scelto per la sua umiltà.

E' questo il dono che Ti voglio portare oggi: il mio proposito di essere umile.

Riflettiamo: 
“Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato”.
I grandi maestri dicono che sarebbe meglio non darsi subito come obiettivo l’umiltà. Fissare questo obiettivo fin dall’inizio, significa scivolare impercettibilmente verso una sottile “sufficienza”.
Ciò può portare in seguito ad una eccessiva considerazione di se stessi, mentre l’umiltà consiste essenzialmente nel volgere il proprio sguardo al di fuori di se stessi, verso Gesù e verso le grandi realtà della fede, come la grandezza di Dio e la piccolezza dell’uomo, l’eternità e la limitatezza del tempo, la speranza del paradiso e la minaccia proveniente dalle nostre debolezze, la bellezza della santità e l’orrore del peccato.

 “Chi si umilia sarà esaltato”. Per diventare umili, bisogna cominciare ad amare. È quello che ha fatto Gesù.
L’amore misericordioso l’ha fatto scendere dal cielo. L’amore l’ha spinto sulle strade della Palestina. L’amore l’ha condotto a cercare i malati, i peccatori, i sofferenti. Lo stesso amore l’ha portato, senza indugi, alla sua meta, il Calvario, dove “umiliò sé stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2,8). 
L’umiltà è stata la forma esteriore della sua carità divina e il suo accompagnatore esterno.
L’umiltà è stata un atteggiamento proprio della santa Madre che, per la sua purezza, fu a Dio gradita e, per la sua umiltà, attirò Dio a sé, perché Dio “resiste ai superbi; agli umili invece dà la sua grazia” (Gc 4,6). Maria era umile perché amava la volontà di Dio e delle persone che erano intorno a lei.

 “Chi si umilia sarà esaltato”. Come possiamo noi mettere in pratica questa frase del Vangelo? Dovremmo darci come obiettivo la carità primordiale del Vangelo e cercare di servire tutti quelli che incontriamo.
Ogni persona è nostro Signore, e in ognuna di esse noi abbiamo il privilegio di servire Gesù.