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Assunzione della Beata Vergine Maria

di Mario Stella (R. Maria A. 7-2001)

La festa dell’Assunzione è tra le più antiche.
Si celebra almeno da 1500 anni; si ha memoria della sua celebrazione fin dal secolo V in Oriente e dal secolo VII in Occidente, a testimonianza della fede ininterrotta della comunità cristiana.

È la festa del trionfo di Maria che la liturgia ci presenta con le parole dell’Apocalisse: “Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle”.
Ma questa visione meravigliosa non deve distoglierci da quello che è il vero significato della festa e cioè: festa della presenza di Maria. Ossia, l’assunzione non l’ha allontanata da noi, non l’ha posta su un trono inaccessibile, ma l’ha resa più vicina, ha creato le condizioni perché la Madonna potesse essere sempre presente vicino a noi.

Maria è presente fra noi: nei giorni della gioia, come a Cana: “E c’era la Madre di Gesù...”; nei giorni del dolore, come sul Calvario: “Stava presso la croce, sua madre...”; nei momenti della preghiera, come nel Cenacolo: “Erano con Maria, la madre di Gesù...”, sempre.

Questo senso della presenza di Maria, tra i suoi figli, non è di oggi; i cristiani dei primi secoli si chiedevano: “Che ne è di Maria? Dove si trova attualmente? Nessun luogo infatti ha mai rivendicato il privilegio di possedere la sua salma, o qualche reliquia del suo corpo”.
Dei primi apostoli si sono onorate le tombe..., di Maria si è onorata la casa dove aveva abitato.
Si comincia presto ad invocarla, a pregarla: “Kaire Maria”. “Rallegrati Maria” traccia, un graffito, del IV secolo, in caratteri greci, trovato in uno scavo dove ora sorge la basilica dell’Annunciazione a Nazaret.

E in un papiro di oltre 1700 anni fa, si legge la bellissima preghiera di una comunità perseguitata che ricorre a Maria: “Sub tuum praesidium... Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio...”.

Vivere sotto lo sguardo di Maria
Ci sono tre gradini da salire per sperimentare personalmente il mistero della presenza di Maria.
Il primo e più semplice aiuto per incominciare ad avvertire la presenza di Maria, ce lo danno le immagini di lei.
Potrà sembrare strano, parlare di quadri e di statue; ma noi siamo fatti di anima e di corpo e i primi sentimenti sono suscitati in noi proprio dalla vista. Non per niente il proverbio dice: “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”. Del resto, se teniamo ben in vista le fotografie dei nostri cari, vivi e defunti, è perché il guardarle ce li fa sentire, in certo modo, ancora vicini.
E tuttavia, davanti alle immagini della Madonna, non è questo l’atteggiamento che dobbiamo ricercare. Non siamo noi a guardare la Madonna: è lei che guarda noi. Proprio così: come diciamo nella preghiera: “Rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi...”.
Se fate caso, nelle raffigurazioni di Maria, raramente essa guarda suo Figlio; quasi sempre il suo sguardo va oltre, verso di noi, gli altri suoi figli. Da quando Gesù le ha detto: “Donna, ecco tuo figlio”, Maria non ha smesso di guardarci, il suo sguardo ci segue dappertutto.
La Madonna mi guarda: io sento la sua presenza; diventa necessario incontrare il suo sguardo: propongo di tenere i miei occhi fissi nei suoi. Ancora. Le immagini di Maria hanno anche una funzione di catechesi: la devo scoprire. Nella sua Enciclica mariana, il Papa ricorda le icone dell’Oriente: “in esse la Vergine splende come immagine della divina bellezza, dimora dell’eterna Sapienza, figura dell’orante, prototipo della contemplazione, icona della gloria...” (MdR 33).
Il concetto, l’idea che l’immagine ci trasmette, nutre e sostiene la nostra preghiera e rende più oggettivo, più comunitario il nostro collegamento spirituale con Maria.

Vivere con Maria
Il secondo gradino da salire è più impegnativo. Non riesco a sentire una persona veramente presente, se non entro in contatto con lei, attraverso legami di conoscenza di scambio. Il contatto, lo scambio avviene, in modo reale, con Maria, attraverso Cristo, nella comunione dei santi. Tutti formiamo un solo corpo con Cristo: viviamo in Lui e per Lui. C'è una solidarietà tra le membra di uno stesso corpo; siamo insieme nella comunione dei beni spirituali: quelli che vivono e quelli che ci hanno preceduto. Noi possiamo pregare gli uni per gli altri e ancor di più pregano e intercedono per noi i defunti e i santi. Se essi sono i nostri amici, si deve dire: “Magis amica Maria”, Maria ci è ancor più amica e ci comunica i suoi immensi beni spirituali.
La legge della comunione dei santi è la legge dell’ascesa: “Ogni anima che si eleva, eleva il mondo”.
Io imparo a vivere con Maria quando la sento come modello e come aiuto.
Come modello: niente può meglio aiutarci ad essere buoni, quanto il contatto con una persona buona e nessuna creatura è più buona di Maria. Con la sua presenza essa mi fa capire ciò che va e ciò che non va. Non si può vivere con lei e restare nell’ambiguità, nella superficialità, nell’ipocrisia.
Come aiuto: se Gesù me l’ha data come madre, posso essere certo che è sempre vicina per aiutarmi. Maria, a motivo dell’Assunzione, è entrata in cielo come persona umana, con la pienezza della sua vita umana. È la creatura più vicina a Dio e più perfetta in amore. Il suo cuore materno è pieno di amore per ciascuno di noi e la sua intercessione è potente. Gesù le ha messo a disposizione il suo trono: ricevendo sua madre nel cielo le dice: “Veni electa mea et ponam in te thronum meum - Vieni mia diletta, metterò il mio trono in te”.
A questa madre buona, a questa madre potente mi rivolgerò spesso con la preghiera, ben sapendo che essa la porterà a Gesù impreziosita dal suo amore.

Vivere Maria
Ma c’è un terzo gradino da salire per avere Maria presente, nel modo più completo e definitivo ed è: vivere Maria, ossia identificarsi con lei, sforzandosi di vivere in tutto e per tutto come lei.
Se per ogni cristiano il traguardo del cammino spirituale è assumere i lineamenti di Cristo, noi, identificandoci con Maria, la “faccia che a Cristo più si somiglia” (Dante), la prima e più perfetta discepola di Cristo, la prima creatura che ha raggiunto la piena conformazione a Cristo, siamo certi di raggiungere quel traguardo al quale Dio ci ha predestinati: “essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché Egli sia il primogenito fra molti fratelli”.
Nella sua Enciclica mariana, il Papa, citando Paolo VI, afferma che “la Chiesa deve trarre dalla Vergine Madre di Dio la più autentica forma della perfetta imitazione di Cristo”
(MdR 47).
Non può dunque essere altro il proposito della festa dell’Assunzione, festa della presenza di Maria, che quello di affidarci completamente a lei perché ci conduca sulla strada della piena fedeltà e conformazione a Cristo.