Share |

Articoli

torna all'elenco

Tu devi sapere che non sei qui per caso.

di Ed. 'Vatican Insider' 28- 5 - 2012

E' morta, ma ci ha lasciato delle parole sulla famiglia che sono di una forza unica. Parole scritte a quel figlio, ma che valgono per ogni genitore di fronte ai propri figli: "Tu - scriveva Maria Cristina - devi sapere che non sei qui per caso".

Ecco: di tutte le parole che si possono dire sulla famiglia, non c'è nulla che può andare più in profondità di questo. Non nascondo che mi sarebbe piaciuto davvero molto vedere Carlo Mocellin sul palco vicino al Papa a ripetere queste parole di sua moglie, così vissute nella carne di una famiglia come tante, toccata da un dolore ma anche da una grazia straordinaria. Così non sarà. E allora ci proviamo noi a rilanciarle, riprendendo qui sotto due pagine tratte dal libro di Alberto Zaniboni Cara Cristina...che consigliamo vivamente a chi vuole saperne di più su questa vicenda. (G.Ber.)

__________________________

Lettera di Maria Cristina al figlio Riccardo - allora di pochi mesi - scritta qualche settimana prima di morire

 «Caro Riccardo, tu devi sapere che non sei qui per caso. Il Signore ha voluto che tu nascessi nonostante tutti i problemi che c'erano... quando abbiamo saputo che c'eri, ti abbiamo amato e voluto con tutte le nostre forze. Ricordo il giorno in cui il dottore mi disse che diagnosticavano ancora un tumore all'inguine. La mia reazione fu quella di ripetere più volte: "Sono incinta! Sono incinta! Ma io dottore sono incinta!". Per far fronte alle paure di quel momento ci venne data una forza smisurata di volontà di averti. Mi opposi con tutte le mie forze al rinunciare a te, tanto che il medico capì tutto e non aggiunse altro.
Ora, Riccardo, sei un dono per noi. Quella sera in macchina di ritorno dall'ospedale, quando ti muovesti per la prima volta sembrava che tu mi dicessi: "Grazie mamma che mi vuoi bene!". E come potremmo non volertene? Tu sei prezioso, e quando ti guardo e ti vedo così bello, vispo, simpatico... penso che non c'è sofferenza al mondo che non valga la pena per un figlio. Il Signore ha voluto ricolmarci di gioia: abbiamo tre bambini stupendi che con la sua grazia potranno crescere come Lui vuole. Non posso che ringraziare Dio perché ha voluto farci questo dono grande, che sono i nostri figli. Solo Lui sa come ne vorremmo altri, ma per ora è davvero impossibile».

Carlo riflette sulla storia di Cristina e della sua famiglia
Con Cristina, prima che lei andasse, ci siamo detti: "Guarda, non pensare di andare di là a fare la fannullona: io sono qui, mi do da fare, mi tiro su le maniche, ma faccio il papà. A malapena so fare forse la parte del papà, figurati se mi metto a fare la tua parte...".
Credo che la sua parte la stia facendo molto bene. Lo vedo, perché vedo i miei figli sereni. Pur con la fatica e la sofferenza (ce lo diciamo in certi momenti, in certe situazioni), anche a loro però non manca questa serenità, questa certezza della presenza di Cristina. Soprattutto credo che i miei figli abbiano una grande cosa, che pur essendo qui, facendo la fatica di tutti i giorni, sanno che non possiamo accontentarci di vivere per quel poco che ci gira intorno. Ed è la grande novità che mi ha sconvolto la vita. Perché mentre prima ero convinto di vivere per cent'anni, quest'esperienza di vita mi ha insegnato che Dio ci vuole per l'eternità. E' vero che abbiamo un Dio esigente, ma è esigente perché ci vuole dare tutto, vuole che comunque siamo noi a deciderci che vogliamo tutto. Lui non può sbattercelo lì davanti: deve essere la nostra volontà che accetta, che vuole a tutti i costi questo. Poi tutto il resto io credo che non mi spaventi più. Non è il fatto di sbagliare tutti i giorni, di cadere nelle solite cose... io ho capito che questo Dio mi vuole bene così.
Cristina non ha fatto cose grandi, ha fatto la cosa giusta. Io credo che ciascuno di noi debba arrivare a dire il suo sì a Dio. Questo è il punto centrale della vita. Poi Lui ci permette di fare anche tutto il resto. Lo vedo nella mia famiglia: non abbiamo solo Dio. Abbiamo anche tutto il resto. A volte il resto si posiziona in posti sbagliati, però il resto è sotto.