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Lectio Divina: Signore mio e Dio mio

di Don Joan Maria Vernet Sdb

Ambientazione

Il Papa Benedetto XVI ha indetto l’anno della fede. Celebrare l’anno della fede sarà un grande arrichimento spirituale per tutta la Chiesa. Ci sentiremo chiamati a conoscere, approfondire e celebrare la nostra fede cristiana con più consapevolezza e fervore. Tutti sentiamo il bisogno di essere più fedeli al nostro Credo cattolico e quindi siamo più motivati a vivere durante quest’anno un’esperienza più profonda e vera della fede.

Nella storia della fede della Chiesa vi è un primo momento in cui gli Apostoli e i primi discepoli, in compagnia di Gesù, furono testimoni di quanto il Maestro faceva e insegnava. Dopo di loro venne un secondo momento, quello della “fede”, cioè credere a quello che loro ci hanno trasmesso. Cristo noi non lo abbiamo né visto né sentito, eppure crediamo e lo amiamo, certi della testimonianza degli apostoli e dei primi discepoli.

 

Lettura della Parola di Dio

Otto giorni dopo i suoi discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù a porte chiuse, stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito qui e guarda le mie mani, stendi la tua mano e mettila nel mio costato, e non essere più incredulo, ma credente». Rispose Tommaso: «Signore mio e Dio mio!». Gli disse Gesù: «Perché mi hai veduto hai creduto: Beati quelli che pur non avendo visto crederanno!» (Gv 20, 26-29).  

 

Meditazione

San Paolo insegna: “la fede dipende dalla predicazione”, “fides ex auditu” (Rm 10, 17). Vuol dire che noi crediamo non per aver visto o sentito l’autore della fede, Cristo Gesù. Questa verità la possiamo scorgere anche nel brano appena letto del vangelo di Giovanni: Tommaso non aveva visto il Cristo risorto e non voleva credere alla sua risurrezione. Avrebbe creduto solo se avesse visto e toccato  le ferite del suo corpo. Ed ecco che Gesù gli appare in mezzo agli altri apostoli. E dà a lui e a tutti noi una magnifica lezione: “Beati quelli che pur non avendo visto crederanno!» (Gv 20, 29).

Gesù chiama ‘beati’ coloro che credono senza aver visto. Dobbiamo considerarci felici perché qui sta il merito della fede, che è giunta a noi attraverso la predicazione della Chiesa e noi l’abbiamo accolta. Su questo atto di accogliere la fede influisce specialmente la grazia di Dio, perché è Dio che ce la dà, rendendo docile il nostro cuore all’ascolto della sua Parola.

  

Orazione

Grazie, Signore Gesù, per la fede che ci hai dato! Una fede che è giunta a noi, come dono tuo, per mezzo della predicazone della Chiesa, la quale ci ha parlato di Dio, di te, della salvezza, di Maria, dei santi, della gloria e della stessa fede. Quale splendore di verità, quale orizzonti di vita eterna e di gloria, quanta prossimità e intimità con te e con Dio ci permette di sperimentare la fede che abbiamo! Tu ci hai chiamati ‘beati’ per il fatto di credere senza aver visto. Certo ci sarebbe piaciuto tanto vederti, conoscerti, sentirti. Ma così, con la sola fede, senza un’esperienza sensibile di te, tu  ci offri anche il merito di credere e ci dai la speranza che un giorno tu dirai anche a noi: “La tua fede ti ha salvato!”

 

Contemplazione

La fede ci insegna a contemplare i grandi misteri rivelati da Dio. Siamo abituati a contemplare i misteri del rosario, a meditare la Parola di Dio, ad adorare l’Eucaristia, a riflettere con le nostre preghiere. La nostra fede ci insegna ad essere mistici. Mistico è colui che ama l’interiorità, la vita spirituale, il contatto e la conversazione con Dio. E quante volte il cristiano si trova, nei diversi momenti di preghiera, con una conoscenza più chiara, con una consolazione più profonda, con una fede più salda, con un’apertura più generosa a Dio e agli altri. San Gregorio Magno diceva: “Mi è stato più utile il dubbio di Tommaso che la fede spotanea della Maddalena”. Profonda espressione che ci fa vedere la fragilità della nostra fede, ma anche la ricchezza del rialzarsi. Infatti Tommaso ci ha lasciato la confessione di fede più bella e profonda di tutto il Nuovo Testamento: “Signore mio e Dio mio!”.

 

Condivisione

Il caso di Tommaso è molto comune tra i veri credenti: ci sono dei momenti o periodi di crisi, di dubbio, di tentazione. Perfino i santi li hanno vissuti. Il pensiero di Tommaso può essere di grande incoraggiamento per tutti coloro che vivono uno di questi periodi difficili in cui il chiaroscuro della fede diventa più intenso. Ma l’incontro con Gesù (nella preghiera, nella confessione, nel silenzio) può cambiare le tenebre del dubbio e della crisi in una luce abbagliante di una fede rinsaldata. Dio che ci dà la fede ci darà anche la possibilità di vincere ogni dubbio e resistenza

 

Azione

In questo anno della fede siamo invitati a manifestare maggiormente che siamo credenti e cattolici. Un modo di farlo sarebbe quello di frequentare di più il Sacramento della Riconciliazione e di partecipare alla celebrazione dell’Eucaristia; ma anche di migliorare la preghiera personale o familiare, accompagnata da una carità più autentica nell’aiuto del prossimo.

Un altro modo sarebbe leggere di più il vangelo e le lettere di san Paolo, in cui  troviamo le radici e la descrizione della fede cristiana.

Poi leggere sistematicamente il Catechismo della Chiesa Cattolica, voluto da Giovanni Paolo II, per scoprire il ricchissimo contenuto della fede.