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Stefano Sandor, martire della Fede

di ANS Città del Vaticano

Mercoledì 27 marzo 2013, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in udienza il card. Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Nel corso dell’udienza il Sommo Pontefice ha autorizzato la Congregazione a promulgare il Decreto riguardante il martirio del Servo di Dio Stefano Sándor, Laico professo della Società di San Francesco di Sales; nato a Szolnok (Ungheria) il 26 ottobre 1914 ed ucciso in odio alla Fede a Budapest (Ungheria) l’8 giugno 1953.

 Conosciuto Don Bosco attraverso il Bollettino Salesiano, Stefano Sándor si sentì subito attratto dal carisma salesiano. Nel 1936 fu accettato al Clarisseum di Budapest, dove in due anni fece l’aspirantato. Frequentò nella tipografia “Don Bosco” i corsi di tecnico-stampatore. Iniziò il noviziato, ma dovette interromperlo per la chiamata alle armi. Nel 1939 raggiunse il congedo definitivo e, dopo l’anno di noviziato, emise la sua prima professione l’8 settembre 1940 come salesiano coadiutore.

 Destinato al Clarisseum, s’impegnò attivamente nell’insegnamento nei corsi professionali. Ebbe anche l’incarico dell’assistenza all’oratorio e fu il promotore della Gioventù Operaia Cattolica. Alla fine della Seconda Guerra mondiale s’impegnò nella ricostruzione materiale e morale della società, dedicandosi in particolare ai giovani più poveri, che radunava insegnando loro un mestiere.

 Quando lo Stato nel 1949, sotto Mátyás Rákosi, incamerò i beni ecclesiastici e iniziarono le persecuzioni nei confronti delle scuole cattoliche, Sándor cercò di salvare il salvabile. Di colpo i religiosi si ritrovarono senza più nulla e vennero dispersi. Anche Stefano dovette abbandonare la sua tipografia – nel tempo divenuta piuttosto nota – e “sparire”, ma anziché rifugiarsi all’estero rimase in patria per continuare a lavorare per la gioventù ungherese. Riuscì a farsi assumere in una fabbrica di detergenti della capitale, dove continuò impavido e clandestinamente il suo apostolato, pur sapendo che era un’attività rigorosamente proibita. Nel luglio del 1952 fu catturato sul posto di lavoro e non fu più rivisto dai confratelli. Un documento ufficiale ne certifica il processo e la condanna a morte eseguita per impiccagione l’8 giugno 1953.

 “Rendiamo grazie a Dio per questo dono alla Chiesa e alla Famiglia Salesiana in questo Anno della fede. – ha commentato don Pierluigi Cameroni, Postulatore generale per la Famiglia Salesiana - Il nuovo martire Stefano Sándor, salesiano coadiutore, brilla come testimone e intercessore che sulla scia di Don Bosco ha offerto ai giovani il Vangelo della gioia attraverso la pedagogia della bontà e il dono della propria vita. Rendiamo grazie a Papa Francesco per questo dono speciale all’inizio del suo ministero pastorale”.

 L’iter ora prevede la preparazione del Decreto di martirio  a cura della Congregazione delle Cause dei Santi in collaborazione con il Postulatore Generale. Successivamente verrà stabilità la data della cerimonia di beatificazione, in quanto trattandosi di un martire non è richiesto il miracolo. Il totale sacrificio nell’atto del martirio, quale massima testimonianza alla fede cristiana, è considerato l’atto supremo della “sequela Christi”.