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Bicentenario della nascita di Don Bosco: Don Bosco narra la vita di tre giovani

di Don Aldo Giraudo SDB

Tra i molti scritti di Don Bosco spiccano le vite di tre giovani che hanno avuto la fortuna di incrociare la loro vita con quella di Don Bosco e che poi il Signore ha chiamato a sé nel momento culminante della loro vita spirituale.

La vita di Domenico Savio (1859) e i profili biografici di Michele Magone (1861) e Francesco Besucco (1864), sono tra i documenti pedagogici e spirituali più importanti di don Bosco, efficace illustrazione narrativa delle convinzioni e della pratica formativa del santo, nel primo ventennio di attività. Sono state pubblicate in un unico volume  che riproduce il testo dell’ultima edizione curata da Don Bosco, confrontata con le precedenti e con l’edizione “critica “di don Alberto Caviglia.

 

Ci presentano tre ragazzi, diversi tra di loro, molto radicati nella cultura del tempo ed insieme significativi per la freschezza e la vivacità, la capacità di riflessione, la qualità dell’apertura spirituale, la determinazione e lo slancio generoso che caratterizza l’animo adolescenziale di sempre.

L’autore, Don Bosco, li mette in scena come discepoli docili e ardenti di educatori dedicati e affettuosi. Ci presenta le tappe del loro breve percorso di vita, nei diversi ambienti della loro formazione, nelle relazioni quotidiane, negli impegni e nei sentimenti.

 
La pedagogia di Don Bosco

Questi scritti offrono gli elementi essenziali per comprendere il cuore del messaggio educativo di don Bosco: la religiosità come centro unificante e vitalizzante del cammino formativo; la comunanza di vita paterna e fraterna dell’educatore con gli allievi; l’intreccio dinamico di amore, letizia e impegno; l’efficacia del coinvolgimento attivo dei giovani nella comunità; l’importanza strategica degli spazi offerti al loro protagonismo. Sono considerati – dice Don Pietro Braido -  «una sintesi pedagogica già matura, nella quale il divino e l’umano, il soprannaturale e il naturale, dovere e gioia, con modalità tipologiche diverse, raggiungono una perfezione che è caratteristica nel sistema educativo di don Bosco».

Nello stesso tempo sono documenti autobiografici di grande efficacia rappresentativa: ci permettono di osservare don Bosco educatore cristiano in azione; ci introducono nei suoi quadri mentali e nelle sue visioni; ci mettono in contatto con le sue aspirazioni interiori; ci svelano lo sguardo meravigliato, affettuoso e insieme rispettosissimo, rivolto ai giovani protagonisti.

 

La spiritualità di Don Bosco

Don Alberto Caviglia, studioso della spiritualità di Don Bosco, rileva che grazie al loro genere letterario, chi si accosta a questi scritti di don Bosco trova una testimonianza di vita reale ed insieme la raffigurazione efficace di una prassi educativa esemplare, «un insieme di messaggi religiosi e pedagogici costruiti entro un tessuto biografico», un discorso educativo «fatto su misura dei ragazzi e dei loro educatori. Ci appaiono documenti capitali dello spirito e della pedagogia di don Bosco, che narrando l’esperienza di vita dei tre ragazzi, fanno scoprire «il lavoro del Maestro e il pensiero che lo conduce».

Essa risulterà certamente feconda in funzione di una più completa conoscenza di don Bosco e della sua articolata proposta formativa. Nello stesso tempo ci offrirà uno stimolante termine di confronto per la riflessione critica sui nostri programmi e progetti educativi.

 
Invito alla lettura

Perché leggere oggi queste biografie edificanti? Prima di tutto perché sono un prezioso documento di vita, un discorso di don Bosco sull’esperienza dei tre protagonisti riservato a lettori attenti. Attraverso di esse possiamo introdurci nel suo mondo interiore, accedere alle sue visioni e alle sue preoccupazioni, capire quanta fiducia egli ponesse nelle risorse dell’animo giovanile. Vanno lette anche perché sono lo specchio di un umanesimo educativo plenario che oggi merita riconsiderare, di una affascinante cultura dello spirito che la patina del tempo non ha offuscato. Nella loro semplicità restituiscono un afflato morale, un entusiasmo educativo e una tensione pastorale, dalla cui contemplazione abbiamo molto da imparare per non lasciarci sommergere dal disincanto e dalla mediocrità.


Come leggerle?

Con affetto, con curiosità e con rispetto. L’affetto di figli per la memoria di un padre amato, per l’eredità spirituale e il patrimonio di esperienza e di sapienza che ha lasciato; la curiosità dell’esploratore che risale la corrente di un grande fiume per scoprirne la sorgente e abbeverarsi alla purezza delle sue acque; il rispetto col quale l’autore, che è anche confidente e confessore, ha accostato l’intimità ardente di quelle giovani anime, ne ha raccolto le confidenze e i propositi, ne ha contemplato stupito i progressi. Le Vite sono miniature deliziose di una realtà educativa nella sua fase carismatica: costituiscono una mediazione efficace per entrare in quel mondo condotti per mano dal narratore e lasciarci istruire da lui.