Share |

Articoli

torna all'elenco

La preghiera salesiana: Il primo passo della "cura"

di Don Erino Leoni Sdb

Cura” dice custodia. “Cura” è anche sinonimo di percorso di risanamento.

Cura”: un parola dolcissima e delicata per indicare sostegno e rinnovo delle forze. Entrambe le dimensioni sono presenti nel terzo significato del termine applicato da Mamma Margherita nei confronti di Giovannini: è la dedizione di chi educa il cuore e lo fa con il cuore suo e quello di Dio.

Una mamma che ha educato alla preghiera fatta in famiglia come via per raggiungere la vera casa. Antipasto per il vero nutrimento. Grammatica e sintassi per poter attingere ai grandi testi, alle grandi lettere d’amore di Dio: la Parola, l’Eucaristia, la Riconciliazione. I sacramenti: Dio stesso, Parola fattasi carne e perdono.

“Mi ricordo che Ella stessa mi preparò con cura alla prima confessione…”

Il metodo è identico. Una mamma, una educatrice che non demanda ad altri i compito fondamentale. Ella è la prima maestra di vita spirituale.

 

“Mi accompagnò in chiesa…”

Lei cammina con Giovannino sulla via che conduce a Dio. Si mette in gioco. Porta colui che ama alla fonte del vero amore. Sa che questa è la strada per far crescere, questa è la meta per essere davvero uomo. Ma lo fa ancora una volta donando ciò di cui lei stessa continuamente si nutre. Perché si insegna solo se prima si è imparato. Si dona ciò che si possiede.

 

“Cominciò a confessarsi ella stessa…

Lei stessa prega per prima. Lei stessa per prima attinge alla fonte divina. Lei stessa per poter dare fa esperienza del dono più sublime che uno possa ricevere: Dio. Il massimo. Il Tutto. Chi ha sperimentato che cosa significa essere perdonati, rinnovati, amati lo desidera per coloro che ama. Non timbra un cartellino. Non obbedisce ad un rito formale, ma incontra il Signore che per “rimetterci a nuovo” – come nel primo giorno delle origini – ha sparso il Suo sangue. Un prezzo altissimo per quella “doccia” che rinnova tutta la nostra vita.

 

“Mi raccomandò, al confessore…

Consegnare alle mediazione è squisitezza materna. È delicatezza che sa l’importanza del primo impatto con il Mistero, ma anche con la vita. È finezza che imposta il percorso perché l’altro possa camminare. Presentare, introdurre, accompagnare è signorilità pedagogica che ben conosce che i virgulti per puntare in alto hanno bisogno nei primi tempi di solidi e semplici sostegni.

 

“…dopo mi aiuto a fare il ringraziamento”.

Introdurre è importante ma raccogliere gli esisti di un cammino e accompagnarlo nella fedeltà, perché non sia un fuoco di paglia, è altrettanto importante. E se questo vale per qualsiasi dinamica umana, lo è a maggior ragione nella via di Dio. Mamma Margherita aiuta a prendere coscienza del dono straordinario, immeritato, grandioso che Giovanni ha ricevuto. Essere lavati totalmente dal sangue di Cristo è fonte di riconoscenza. È ri-conoscere un amore infinito. È dire grazie con le parole e con la vita per il dono strabordante. È impegno per non sciupare nulla di quanto ci è stato “versato in grembo” (Lc 6,38). La preghiera di ringraziamento nasce solo da un cuore perdonato. E un cuore perdonato non può che rendere grazie.

 

“Ella continuò a prestarmi tale assistenza

fino a tanto che mi giudicò capace di fare degnamente da solo la confessione.”
Gratitudine e fedeltà sono le due facce di una vera amicizia con Dio e con gli uomini.
Imparata nella continuità. Imparata non in una lezione frontale, ma per un cammino fatto insieme.
Questa “cura” conduce a sanare il cuore ferito dal peccato delle origini.
Cura attraverso un cammino di verità contro il continuo tentativo di mascherare le situazioni e mai chiamarle per nome.
Cura attraverso un cammino di umiltà che riconosce d’essere deboli, fragili, bisognosi di perdono contro la superbia del voler essere primi, perfetti, vincitori.
Cura attraverso un cammino di riconoscenza che testimonia che uno solo è colui che “fa nuove tutte le cose” (Ap 21,5) contro la tentazione del “fai da te”, contro le tentazioni della rimozione che vorrebbe dimenticare ma soltanto copre, contro le tentazioni della compensazione che vorrebbe colmare con “stupefacenti” l’autentico bisogno di essere profondamenti amati.
Questa è la cura della preghiera altissima del “sacramento del perdono”
Luogo della cura di Dio