Share |

Articoli

torna all'elenco

Adolescenza: "Sbronza preventiva" e incidenti mortali

di don Giuliano Vettorato Sdb

Tre di notte. Ad una stazione di polizia arriva la segnalazione di una macchina ferma in terza corsia di marcia a fari spenti con vicini, sul manto stradale, due corpi. Parte a sirene spiegate una pattuglia stradale. Arrivano sul luogo del sinistro.  La distanza tra i due cadaveri e l'autovettura è di circa 35 metri. Le sorelle che erano a bordo del veicolo sono state sbalzate fuori, mentre il conducente seppur gravemente ferito è rimasto "legato il suo posto" . Il giovane conducente della vettura, neopatentato, omicida delle 2 sorelle  è risultato positivo all’alcol. (A. Savoldi).

 

Alcol, giovanissimi e nuovi stili di consumo

Gli incidenti stradali sono la prima causa di morte per i giovani italiani. Ma la prima causa di incidentalità è lo stato di ebbrezza.L'uso di alcol è la causa della crescente mortalità giovanile per incidente stradale, per più del 40% dei casi, e del 46% dei morti di età compresa fra i 15-24 anni.

«Sono 1 milione e 500mila i giovani di 11-24 anni a rischio alcol in Italia e sono le ragazze ad essere più esposte» secondo l’Istituto Superiore di Sanità.

Il consumo di alcol sta aumentando tra i giovani italiani e soprattutto l’uso di superalcolici con uno stile di consumo tipico dei paesi del Nord Europa, come il bingedrinking. L'età media degli utenti è in diminuzione in tutte le categorie. Aumentano i nuovi utenti di età compresa fra i 20 e i 29 anni, ma anche tra i minorenni.Il 64% di ragazzi di 12-18 anni dichiara di bere alcolici, ci informa l’ultima indagine Eurispes. Il consumo di alcolici sembra avere inizio soprattutto nel periodo della scuola media: addirittura il 21,1% dei protagonisti della ricerca aveva meno di 11 anni quando hanno bevuto la prima bevanda alcolica (Eurispes-Telefono Azzurro, 2012).

 

L’ultimo sballo è lo «shottino»

Ma è tipicamente italiano, anzi, “milanese”, il fatto più “trendy”: si chiama “shottino”.Deriva dall'inglese “to shot”, inteso come spararsi la vodka in corpo. Si tratta di un superalcolico puro, assunto al posto della classica birretta, per sballarsi immediatamente. Si butta giù prima di andare in discoteca, per arrivarci già storditi dopo un solo giro al bar. È una moda che sta colpendo anche gli under 14, i quali affermano che restare sobri il sabato sera è da “sfigati”. E allora lo “shottino” serve per superare paure e timori.

 

I danni dell’alcol

L'alcol, una tra le sostanze più tossiche, può facilmente oltrepassare le membrane cellulari e provocare lesioni, fino alla distruzione delle cellule. Nello stato di ubriachezza l'alcol nel sangue raggiunge tutti gli organi, cervello compreso, uccidendo migliaia di neuroni, e il danno cerebrale è irreversibile. Con un'ubriacatura si perdono circa 100.000 neuroni, tanti quanti quelli di una giornata di vita.

 

Perché lo fanno?

Franco Angeli ha pubblicato nel 2009 una ricerca che ha coinvolto 1500 ragazzi di terza media e primo anno delle superiori, fra i 13-15 anni, e ha raccolto le loro voci. «Una cosa da duri», «Sentirsi brillo», chi beve lo fa «per non pensare alle cose brutte», «per sentirsi invincibile», «sciolto, libero, felice», addirittura «più bello», perché «si ha l'impressione che niente può andare storto». Ma anche «per una botta di vita», «per divertimento», «per fare colpo», «per essere figo». Paola Nicolini (una delle curatrici) l'ha chiamata «sbronza preventiva»: non ci si ubriaca per dimenticare ma per vivere.

 

Quali interventi?

Sui rimedi, c’è un fiorire di iniziative. In tutta Italia c'è una legge che vieta la vendita di alcolici ai minori. Ma chi la rispetta? Ha fatto scalpore l’ordinanza di un sindaco che ha minacciato gravi sanzioni ai venditori e ai genitori dei minori di 16 anni sorpresi in possesso di alcolici!

In altri posti hanno pensato di costringere i minorenni che si ubriacavano a rendere servizi utili alla città ed alle persone che hanno bisogno di assistenza: una specie di “servizio sociale o civico”.

In Umbria, si sono mosse le famiglie, qualcuna al limite della paura e della disperazione. Scrivono e telefonano in Comune,dicendo: «Fermate questo super consumo, non è possibile che i nostri figli alle 6 di sera siano già ubriachi».

Ma quali strumenti adottare per far prendere consapevolezza dei rischi ai giovani? L’industria suggerisce il tema del “bere responsabile” o “bere consapevole”. Ma sono termini ingannevoli che non servonoperchè rivolti a chi vuole continuare a bere, ignorando gli avvertimenti sui rischi. L'O.M.S. ha dichiarato che “fare appello solo all'individuo perché beva in modo responsabile, manca di significato contestuale, ed ignora il fatto che spesso tale decisione non andrebbe presa quando l'individuo è già intossicato”.