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Ma i morti sono scomparsi per sempre ?

di suor Mariangela, fsp

Ma i morti sono scomparsi per sempre ?

La domanda mi frulla potentemente nella testa. 
Mi chiedo: 

cosa penseranno i nostri ragazzi non tanto della morte, ma di chi è morto? 
Come si rapporteranno con il timore (che a volte è paura) di dimenticare o di essere dimenticati da coloro che hanno amato e che ora non ci sono più?
Come possono i ragazzi riuscire a credere che la morte non sia una spugna capace di cancellare in un attimo una vita? 
Come possono riuscire a credere che i fratelli e sorelle defunti possono continuare a esistere nella loro vita, oltre che nella loro memoria?

Come possono loro che oggi più che mai sono abituati a credere solo nell’esistenza di ciò che vedono e sentono? …loro che hanno a che fare con chat, sms, squilli, notifiche, condivisioni per combattere il senso di un’assenza che li renderebbe invisibili per gli altri?

La sfida

La sfida è grande, ma necessaria.
Potrebbero esserci vari livelli… in questo momento io ve ne propongo soprattutto uno: la preghiera di memoria e di suffragio, pratica antica e molto cara ai nostri nonni, ma spesso da noi, in parte dimenticata.

Alla base c’è una dimensione della nostra fede che troppe volte passiamo sotto silenzio: la comunione dei santi.

La risurrezione di Gesù, infatti, fondamento della nostra fede, ha unito il cielo e la terra. 
Nella tradizione ortodossa è ben presente e celebrata la discesa di Gesù negli inferi, nel regno della morte, per spezzare i legami del peccato e aprire per tutti i figli di Dio il Regno dei cieli. 

Tutto questo per noi, non è una storiella, ma una certezza di fede, che se riuscissimo a comunicare ai nostri ragazzi trasformerebbe la morte, liberandola dal senso della disperazione e del nulla, e la aprirebbe a una comprensione più cristiana: passaggio, rinascita in Dio, realizzazione nell’eternità di una comunione sempre desiderata e cercata quaggiù.

Pensate come sarebbe diverso per i nostri ragazzi poter pensare ai fratelli e sorelle defunti (spesso per loro amici, parenti, fratelli, genitori) come a coloro che hanno iniziato a vivere una comunione piena, una relazione totale, come figli e figlie di un Dio-padre.
Come sarebbe diverso sapere di poter continuare ad avere con loro una relazione diversa, ma altrettanto vera, perché uniti da una stessa fede, perché messi nelle condizioni di guardarsi, guardando lo stesso Dio: noi da quaggiù e loro da quassù.

Quanto scrivo, potrebbe sembrare fantasia, ma non lo è!  E’ un reale percorso di fede e di speranza

Abbiamo permesso ai nostri ragazzi di credere nei fantasmi, di immaginare che una relazione con il mondo dei morti fosse possibile o in ambito cinematografico o nel paranormale. Abbiamo mandato in esilio dalla nostra memoria i morti e fatto sì che i nostri più giovani amici pensassero che i morti sono ormai scomparsi per sempre dalla nostra vita.

Questo girone di morte, va però spezzato. La speranza ha in Cristo un vero fondamento. Perché dire che Lui, il risorto, è la primizia di coloro che sono morti, è dire anche quella vita nuova è di fatto possibile per tutti.

La morte è stata vinta da Lui, una volta per tutte: e questo significa che chi è già nell’eternità, continua a vivere quella stessa comunione che anche noi viviamo. E Dio è il ponte che ci unisce.

La proposta

Vi propongo allora di aiutare i ragazzi a far memoria, in questo tempo soprattutto (ma anche di fronte a gravi disgrazie), di tutti coloro che sono morti: parenti, amici, conoscenti, fratelli, genitori… chiunque possa essere in qualche modo legato alla loro vita.
Far memoria, ricordare i loro nomi, i volti, i ricordi belli. Far memoria e pregare per ognuno di loropregare perché possano essere accolti dall’abbraccio della misericordia di Dio.
Pregare raccontando a Dio le cose belle vissute insieme
affidandogli coloro che abbiamo amato.
E poi, aiutare i ragazzi a trattare i nostri cari, non come morti, ma come viventi in Diocapaci di ascoltare in Lui le nostre preghiere, i nostri desideri, le nostre paure e quindi di esserci vicini.