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La devozione al Sacro Cuore, tanto cara a Don Bosco

di Pascual Chávez Villanueva, già Rettor Maggiore dei Salesiani

La solennità del Sacro Cuore di Gesù, così cara a Don Bosco e alla tradizione salesiana, acquista una luce singolare nel cammino verso il bicentenario della nascita del padre e maestro della gioventù.

Don Bosco ebbe una grande devozione al Sacro Cuore: “Qui si acquista il vero calore, - ebbe a dire - voglio dire l’amor di Dio, e non solo per sé, ma per portarlo altrove e farne partecipi le anime”. Tale devozione si esplicita nella sua insistenza sulla frequente confessione e comunione e sulla partecipazione alla messa quotidiana, colonne che devono reggere l’edificio educativo e animare nella pratica del sistema preventivo.

Verso la fine della sua vita accettò la richiesta di Papa Leone XIII di completare la Basilica del Sacro Cuore a Roma. La chiesa, avviata nel 1870 da Papa Pio IX, fu ripresa e completata grazie alla tenacia di Don Bosco, in pochi anni (1880 – 1887). Una impresa che gli costò non pochi sacrifici.

Il beato Don Michele Rua

Il primo successore di Don Bosco consacrò la Congregazione Salesiana al Sacro Cuore il 31 dicembre 1899 e mise in rilievo la sua importanza specialmente per le case di formazione, e chiese che i noviziati fossero dedicati a Lui. Alcuni giorni prima di morire Don Rua chiese a don Francesco Cerruti che fosse composta una preghiera al Sacro Cuore per le vocazioni.
Gli fu presentata la seguente preghiera che egli approvò, recitò e chiese che una copia fosse posta sotto il suo cuscino: “O Cuore Sacratissimo di Gesù, affinché tu mandi buoni e degni operai alla Pia Società Salesiana e li mantenga fedeli in essa, Ti preghiamo, ascoltaci!”.

Il Cuore di Cristo e il cuore dell’educatore

«È innanzitutto un forte invito a rendere grazie al Padre, perché ci ha chiamati per nome, uno per uno, per essere nella Chiesa segni e portatori del suo amore, facendo sgorgare anche per noi dal Cuore stesso di Cristo quella carità pastorale che contrassegna il nostro ardore ecclesiale con il dono della predilezione verso i giovani, - commenta don Pierluigi Cameroni, Animatore spirituale dell’Associazione di Maria Ausiliatrice (ADMA), che suggerisce - In questa solennità possiamo meditare e pregare lo stupendo articolo 11 delle Costituzioni salesiane che dice:
Lo spirito salesiano trova il suo modello e la sua sorgente nel cuore stesso di Cristo, apostolo del Padre. Nella lettura del Vangelo siamo più sensibili a certi lineamenti della figura del Signore: la gratitudine al Padre per il dono della vocazione divina a tutti gli uomini; la predilezione per i piccoli e i poveri; la sollecitudine nel predicare, guarire, salvare sotto l’urgenza del Regno che viene; l’atteggiamento del Buon Pastore che conquista con la mitezza e il dono di sé; il desiderio di radunare i discepoli nell’unità della comunione fraterna”».

Il Cuore di Gesù non è semplicemente un esempio morale da emulare, ma grazie all’incontro vivo con lui, è dono per cercare di rendere il nostro cuore conforme al suo. Soprattutto oggi, in un mondo dove tanti giovani vivono senza futuro e tante famiglie sono stremate da una grave crisi morale, culturale, economica e sociale, l’esperienza trasformante dell’amore di Dio è annuncio di speranza nelle ricorrenti tentazioni disperanti.

La basilica del Sacro Cuore di Roma

Attorno al 1870 si va affermando con fervore, soprattutto in Francia e in Italia, un forte movimento di devozione al Sacro Cuore di Gesù. che trova largo seguito fra i fedeli, Pio IX vuole costruire un nuovo tempio dedicato al S. Cuore nella zona della Stazione Termini.

La costruzione della chiesa si ferma già allo stadio delle fondamenta, per mancanza di fondi e per disorganizzazione interna. Il nuovo pontefice Leone XIII, succeduto a Pio IX nel febbraio 1878, incarica dell’impresa don Giovanni Bosco, di cui è ben nota al Papa l’intraprendenza e l’incondizionata obbedienza.

Il 5 aprile 1880 Leone XIII incarica don Bosco di assumere la responsabilità del progetto, specificando di non avere fondi da affidargli: Don Bosco accetta, ponendo quale unica condizione la possibilità di ampliare il cantiere per affiancare alla costruenda chiesa “un grande ospizio, dove insieme possano essere accolti in convitto, e avviati alle scuole e alle arti e mestieri, tanti poveri giovani, che abbondano, specialmente in quel quartiere” .

L’edificazione della chiesa costa enormi fatiche sacrifici all’anziano sacerdote, ma procede con sorprendente speditezza. In più occasioni i fondi a disposizione si prosciugano, ma don Bosco ordina di non interrompere i lavori: in quei momenti giungono nei modi più inaspettati donazioni che coprono i debiti e consentono la continuazione del progetto.

Il pianto di Don Bosco

Nel 1883 si benedice il coro e il presbiterio della nuova chiesa, l’anno successivo papa Leone indice una colletta nazionale per finanziare la facciata. All’inizio del 1887 la struttura è ultimata e sono in corso i lavori di finitura interna: don Bosco ha 72 anni, è ormai allo stremo delle forze.

Il 20 aprile 1887 don Bosco compie il suo ultimo viaggio da Torino a Roma: incontra nuovamente papa Leone, che lo elogia per l’impresa compiuta e lo rincuora con affetto. Il 14 maggio 1887 la Chiesa del Sacro Cuore al Castro Pretorio viene solennemente consacrata.

Il 16 maggio 1887 don Bosco stesso celebra Messa all’altare di Maria Ausiliatrice: sarà la sua unica celebrazione nella chiesa del Sacro Cuore e fu interrotta quindici volte dai singhiozzi dell’anziano sacerdote, scosso dalla visione del suo celebre sogno dei 9 anni di cui in quel momento gli si svelava con pienezza il senso, e con esso quello della sua lunga missione terrena.