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La voce dei lettori

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01/03/2012La Santa Pasqua

Marina FRANCO - Roma

Quando ti svegli al mattino, nella tua  mente tutti i pensieri che con te si affacciano al nuovo giorno, sembrano essere chiari e ben definiti, ma se tu volessi metterli sulla carta per non farli volare via, ti renderesti conto che poi non è così semplice, anzi.

 La neve bianca e silenziosa ha terminato il suo posarsi e si è allontanata per andare a stendere altrove la sua grande e fredda coperta, e sembra quasi che la primavera si vergogni ad apparire, timida e passeggera come i germogli che si aprono al suo breve passaggio.

 Il calendario prosegue il suo scorrere ed i giorni si susseguono rapidamente.

 Ecco infatti avvicinarsi la nostra Santa Pasqua

 Mi trema la mano e vorrei lasciar cadere la penna, ma ancora più grande è  la confusione che nel mio cuore agita i sentimenti,  al pensiero di  raccontare come una persona semplice e  neanche brava cristiana, si prepara a vivere questo misterioso e profondo periodo.

 Se torno con il pensiero a quelle grigie ed umide giornate di dicembre, mi rendo conto che è enorme già  nell’approcciarsi alla festa, la differenza tra il natale e la Pasqua, una differenza che si avverte subito, anche soltanto guardando come ci si prepara.

 Piene di luce e di colori le vetrine dei negozi, addobbate le strade con giochi di ghirlande che legate ai palazzi, attraversano il cielo. Tutto è allegria, scintillio,  gioia, come quando veramente attendi di correre a portare il tuo primo bacino ad un bimbo che nasce, un bimbo che tu attendevi da tempo. E sono proprio i bambini i veri protagonisti del Santo Natale, piccoli ed innocenti, generosi e senza colpa, pronti  ad offrirti un caldo sorriso, senza chiedere nulla in  cambio, come il dolce Bambinello che presto verrà alla luce in una mangiatoia. Tutto sembra quasi quotidiano, semplice, e la nostra fede accoglie e vive questa festa, come un evento naturale.

 Quanto diversa, profonda e molto triste a livello di attesa, è la Santa Pasqua!!

 Quanto dobbiamo chiedere alla nostra fede perché ci aiuti ad accettare che un uomo che è morto, possa tornare a vivere!!

 Non ci sono le luci, non ci sono i colori fluorescenti, non ci sono le ghirlande, ma tutto è silenzio, è pentimento, è chinare il capo, è digiunare, e soprattutto è confessione e preghiera.

 La mangiatoia è lontana, il bimbo che ci chiamava con la sua manina è lontano, la Sua Mamma non è più sorridente e felice, il volere del Dio Padre e la cattiveria degli uomini, hanno spazzato via ogni cosa.  

Il bimbo è ora un uomo deriso, offeso, insultato, condannato a morte ed issato su di una croce e sulla stessa attaccato con i chiodi. La sua Mamma, come ogni mamma, piange la fine del suo figlio e nei suoi occhi profondi solo lacrime e sconforto.

 E la nostra fede come si pone, come ci aiuta ad accettare, a capire, dove ci guida?

 La nostra fede cerca di aiutarci,  ci ricorda che le vie del Signore sono infinite, che un Uomo che ha camminato sulle acque, che ha ridonato la vista ai ciechi, che ha moltiplicato i pani ed i pesci, che è venuto sulla terra per salvarci dai nostri peccati e per aprirci la strada alla Vita Eterna, un Uomo che ha fatto solo la volontà del Padre suo che è nei cieli, solo un Uomo così può sconfiggere la morte, per rinascere a nuova vita.

Ed è allora, in quei giorni dove tutto sembra aver fine, che la fede ci aiuta e ci accompagna davanti ad un sepolcro, spoglio ed umile, quasi freddo e silenzioso, ma se quando ti raccogli in preghiera ascolti il silenzio che lo circonda, senti levarsi una musica dolce e lieve ed un profumo di vita e di vittoria che ti ripetono “Io sono la via, la verità, la vita, chi crede in me anche se morto vivrà” Forse un brivido percorre la mia schiena, forse me lo sono immaginato, ma sono certa che il Padre della Vita, ha lasciato da tempo quel triste sepolcro

 Ma la fede non ha ancora finito il suo percorso.

 Il tempo del Venerdì Santo scorre, la luce del triste giorno ha lasciato il posto al buio della sera e ci ritroviamo molteplici, credenti e non,  affamati di speranza, di giustizia e di parole cristiane, come la folla che si raccoglieva al passare del Maestro, nella piazza del Colosseo.
Ma non siamo a Roma, siamo ovunque nel mondo, ovunque sulla terra ci sia amore, bontà, carità, altruismo e comprensione. Le fiaccole illuminano i volti dei presenti, europei, cinesi, negri, religiosi, laici, giovani, vecchi, bambini in braccio ai grandi, una moltitudine in preghiera che mi piace pensare non abbia età.
La Via Crucis ci unisce tutti, stazione dopo stazione, preghiera dopo preghiera, passo dopo passo e noi anche se fermi, camminiamo con  Lui, con Lui ripercorriamo la salita del Calvario, ma non portiamo la Croce, perché è Lui che l’ha portata per noi e per la nostra salvezza. E lentamente con il cuore  sospeso tra sconforto e gioia , arriviamo commossi  in fondo al percorso, dove ci attende un altro grande momento di fede.

In lontananza intravediamo un uomo anziano che ci sta aspettando, un uomo tutto vestito di bianco, con un mantello rosso, bianchi i suoi capelli, bianca la sua papalina, bianchi i fogli sui quali ha segnato il suo parlare, bianca la sua anima che siamo certi, sia senza peccato.

 E’ Lui, il Santo Padre, il successore di Pietro, l’umile coltivatore della vigna del Signore, che è venuto a pregare con noi e per noi e quasi simbolicamente ci attende alla fine della Via, come spero ci attenda il Nostro Padre, alla fine della vita terrena.

 Il Signore ha scelto un Papa nato in Germania, quella Germania che durante la guerra  tremenda del nazismo e dei campi di concentramento ha accompagnato la crescita e la formazione del suo figlio. Ma il figlio della Germania certo non ha rinnegato la sua patria, ma le azioni nefaste del suo popolo, certamente si. Ancora lo rivedo, dritto il suo incedere, sicuro il suo passo, bianco il suo abito e bianco il suo volto perché pallido, soffermarsi a pregare nel campo di concentramento di Auschwitz nel maggio del 2006 e poi quasi chiedere dubitando “Ma tu Signore dov’eri in quei giorni?” In questa frese ho sentito tutta la disperazione del Santo Padre ed il suo quasi dubitare, mi ha aiutato a rinforzare la fede perché mi ha fatto capire che il dubbio per le cose che sono inspiegabili, fa parte del nostro animo, e non deve mettere in discussione il nostro credere.

 Ti ringrazio Padre Santo, perché anche se stanco ed affaticato dal tuo difficile ministero, ci  hai atteso alla fine della Via Crucis e sempre con  atti di fede ci aiuti a sperare, a credere, parlandoci con  parole profonde e semplici, perdonando le nostre debolezze ed i nostri peccati, e con il tuo sorriso ci  regali serenità e certezza.
La voce del Papa è stanca ma ferma, affaticata ma sicura, come deve essere la nostra fede che non chiede nulla, che non domanda nulla, ma che non può, non deve vacillare. Basta guardare come prega al Colosseo e nel mondo, il popolo di Dio, che crede senza aver visto, che crede senza  avere conferme, che crede senza aver paura.

La notte è scesa totalmente, le fiaccole di cera si sono spente piano piano e nel profondo silenzio  mi sembra sentire ancora un vecchio canto che sale dall’anfiteatro ormai buio, il canto che accompagna la morte dei primi cristiani perseguitati, uccisi, sbranati dai leoni, che con il loro sacrificio ci hanno indicato il cammino.”Quo vadis domine?” chiese Pietro al Signore sulla via Appia, e poi tornò indietro anche Pietro per farsi crocifiggere.

Ecco poi sorge il nuovo giorno. E’ il Sabato santo che è dedicato a confessarsi,  a cercare nella propria anima i peccati commessi  per poi essere capaci di parlarne al confessore. Oggi, se vuoi, il confessore è di fronte a te e può guardarti negli occhi. E’ difficile parlare delle proprie debolezze ad un uomo che in fondo è un tuo simile, ma per superare questa difficoltà, la fede ci  sostiene e ci aiuta a capire che quel sacerdote, non ha volto, non ha nome, non ha passato, non ha nazionalità, ma è soltanto un ponte messo sulla terra per farci attraversare il difficile fiume delle nostre miserie. “Va e non peccare più”    Il Dio del perdono ci  sia vicino e ci aiuti ad essere migliori.

E’ mezzanotte, è il Gloria, è la Vita che torna, è la Resurrezione.

 Tutto è festa, tutto è ricominciato, tutto è risorto con Lui  e con Lui riprende a splendere. Le campane riempiono il mondo del loro suono mai così felice ed ad ogni rintocco, gridano che la morte ha perso, non ci fa più paura, la vita ha trionfato ed ora sarà eterna  Il sepolcro che era freddo e buio, ora è vuoto e quasi ci lascia indifferenti, non si sente odore di tristezza, di pianto di  solitudine, ma solo il canto degli angeli che accompagna il Cristo nel suo cammino

E’ risorto, non è qui.

Ed è vero, perché ora Lui è ovunque, in cielo, in terra, nel buio della notte, nella luce del giorno, nel sorriso di un bambino, nel pianto di un uomo, nella vita che inizia ed in quella che finisce, ovunque batta un cuore che trema ed ha bisogno,  ovunque ci sia un’anima che si è persa ed una che vuole ritrovarsi, basta  con umiltà  chinare il capo e pregare per sentire una leggera brezza sfiorarci i capelli. Lui è con noi, Lui è con voi, Lui è con tutti.

 La Santa Pasqua ci ha restituito per sempre il dolce Bambinello, nato nella mangiatoia.