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Il Santo del giorno

 

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16 Gennaio

Nome: BERARDO

S. BERARDO e compagni
Martiri francescani († 1216)

 

Provenienti da varie città d’Italia Berardo, Pietro, Ottone, Accursio e Adiuto, abbracciarono la vita minoritica nel primo decennio dell’Ordine e, come sacerdoti i primi tre, semplici fra-telli laici gli ultimi due, presero parte alla prima spedizione missionaria francescana tra i Saraceni del Marocco, inviati dallo stesso S.Francesco (che già nel 1213 aveva tentato di raggiungere personalmente quella terra). Loro capo era fra Vitale, ma am-malatosi questi in Aragona, fu sostituito da Berardo, ottimo predicatore e conoscitore della lingua araba. Dalla Spagna, passaro-no in Portogallo, accolti con onore a Coimbra dal re Alfonso II, e di qui discesero ad Alenquer e Siviglia dove ebbero i primi contatti con i Saraceni.
Entrati nelle loro moschee, annunziarono con ardore il Vangelo, ma vennero malmenati, incarcerati e quindi espulsi e relegati nel Marocco. Ripresero ivi il loro apostolato missionario, ma a Marrakesch, imprigionati e sottoposti più volte alla fustigazione, furono uccisi personalmente dal re che tagliò loro il capo con la sua scimitarra (16 gennaio 1216). All’annunzio di quel glorioso transito, S.Francesco esclamò: “Ora posso dire con sicurezza di avere cinque Frati Minori”. I resti dei martiri furono trasferiti a Coimbra e, qui, conquistarono all’Ordine Antonio da Padova. Raccolte in un pregevole monumento, le reliquie furono fin d’allora oggetto di venerazione da parte dei fedeli, generosamente ricambiati con grazie e miracoli. Sisto IV il 7 agosto 1481 consacrò i protomartiri francescani; la celebrazione della loro festa fu posta al 16 gennaio.

16 Gennaio

Nome: MARCELLO

S. MARCELLO
Papa († 309)

 

Il nome di Marcello deriva da quello di Marco, il quale, a sua volta, deriva da Marte. La sua figura illustra bene una particolare condizione legata ai tempi dell’ultima persecuzione di Diocleziano (303). Distrutte le chiese, bruciati i libri sacri, i cristiani che si rifiutavano di sacrificare agli dèi erano considerati peggio di schiavi. I nobili, se cristiani, perdevano i loro titoli; gli ufficiali i loro gradi; i funzionari i loro uffici; i mercanti i loro averi. I cristiani venivano arsi, affogati, decapitati, crocifissi, fatti sbra-nare. Dinanzi a questo vero e proprio “terrore” molti cristiani cedettero: abiurarono e apostatarono. Non tutti furono capaci di reggere, specialmente alla persecuzione civile e per conservare non tanto la loro vita, quanto la loro dignità, i loro gradi, i loro uffici, i loro averi, caddero nell’apostasia. Vennero chiamati lapsi, cioè “caduti”, e relapsi quando erano ricaduti più di una volta.
Per questi figli infelici la Chiesa devastata e smembrata prese il lutto, e alla morte di Papa Marcellino si ebbe un lungo periodo di vacanza della sede apostolica. In questo momento difficilissimo, s’alzò la figura di San Marcello, Presbitero-capo della Chiesa romana, Papa trentunesimo della serie apostolica. Il suo pontificato ebbe inizio quattro anni dopo la morte del suo predecessore, e fu di breve durata. San Marcello fu severo coi lapsi, ai quali impose gravi penitenze; severissimo coi relapsi e con coloro i quali avevano formato addirittura una specie di partito “lassista”, che tentava di giustificare, se non addirittura difendere, l’operato dei cristiani rinnegati. Con la morte di Diocleziano e la successione di Massenzio la Chiesa romana si riorganizzò sotto la guida inflessibile di San Marcello, finché l’Imperatore Massenzio mandò in esilio anche il Pontefice della Chiesa romana. Papa Marcello morì poco dopo, a Roma, nell’anno 309.