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Il Santo del giorno

 

Aprile 2024
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11 Ottobre

Nome: ALESSANDRO

S. ALESSANDRO SAULI
Vescovo (1534-1592)

 

Alessandro Sauli, nato a Milano da famiglia genovese, entrò tra i Barnabiti a diciassette anni, nel 1551. Come prova gli era stato imposto di predicare sulla piazza del mercato: il successo della predicazione fu consolante, e il giovane venne accolto nella nuova Congregazione. Tra i Barnabiti, Alessandro Sauli innestò alla sua cultura umanistica una solida cultura teologica. Imparò a memoria tutta la Summa teologica di San Tommaso! La cultura non lo distolse dagli uffici più umili. A ventinove anni, insegnava già filosofia e teologia a Pavia, e contemporaneamente faceva il sagrestano. Durante la Messa, si teneva accanto un confratello, che doveva ricordargli a che punto fosse. Non si trattava di distrazioni, ma di rapimenti estatici. Tornato a Milano, superiore nel Collegio di S. Barnaba, veniva ricercato quasi ogni giorno da S. Carlo Borromeo, per “prudenti consigli”. Nel 1570 fu eletto Vescovo di Aleria, nell’isola di Corsica. Nell’isola selvaggia e poverissima, invasa dalla malaria, mancava tutto “Ma almeno Dio - disse il Vescovo Santo - non ci mancherà”. Le condizioni dell’isola erano veramente disastrose, dal lato sociale e da quello religioso.
Per vent’anni, il Vescovo Alessandro Sauli lottò contro la miseria, l’ignoranza, l’abbrutimento e l’abbandono, felice di essere pastore di un gregge così bisognoso. “Bisogna servire Dio dov’egli vuole”, diceva. Ed egli lo serviva sfamando i poveri, curando gli ammalati, insegnando agli ignoranti, costruendo nuove chiese, istruendo futuri sacerdoti. Ogni tanto correva a Roma, per chiedere aiuti. Una volta che s’era imbarcato, seppe di una carestia più grave del solito, abbattutasi sull’isola. Vendé tutto e tornò indietro, per distribuire il ricavato ai più bisognosi. La fama del Vescovo Santo giunse a Genova, che lo richiese al Papa per una diocesi della Repubblica. A viva forza fu strappato dal suo calvario corso e nominato Vescovo di Pavia. Conduceva vita di estrema austerità, privandosi di tutto, secondo l’ideale barnabita, e non rifiutando nessuna fatica. Morì a Calosso, in provincia di Asti, nel 1592. Aveva cinquantotto anni, ma la sua opera apostolica pareva che fosse durata il doppio.