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Il Santo del giorno

 

Aprile 2024
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17 Ottobre

Nome: IGNAZIO

S. IGNAZIO D’ANTIOCHIA
Vescovo e Martire († 107)

 

Ignazio, detto anche Teoforo, cioè infiammato portatore di Dio, fu successore di S. Pietro Apostolo sulla cattedra episcopale di Antiochia, dove si rivelò davvero innamorato di Cristo, vescovo illuminato e vero costruttore della Chiesa, sulle orme degli Apostoli, con il suo “collegio” di preti e di diaconi, un vero annunciatore, con la vita e con la parola del Vangelo. Caduto nella rete della persecuzione contro i cristiani, promossa dall’imperatore Traiano, e condannato a morte, fu condotto a Roma per essere sbranato dalle belve nel circo. Durante il tragitto da Antiochia alla capitale dell’impero, i cristiani che abitavano nelle città attraversate da lui in catene, si proposero di compiere il possibile e l’impossibile per strapparlo all’orribile destino, ma egli li scongiurava di lasciarlo morire martire. La sua fede è testimoniata appunto dalle Lettere scritte ai cristiani di Roma e delle comunità dove passava, lettere che sono giunte sino a noi come testimonianza altissima della fede sua e della Chiesa delle origini, della vita e dell’organizzazione della Chiesa subito dopo la morte degli Apostoli di Gesù. Nelle sue lettere - sette in tutto - Ignazio insiste sulla realtà della persona e della passione salvifica di Gesù, sull’unità della Chiesa che si costruisce attorno al Vescovo di Roma (“colui che presiede l’universale assemblea della carità”) e ai vescovi delle singole comunità, uniti con quello di Roma; unità che nasce e si cementa nella Verità unica e integrale e nella partecipazione all’Eucarestia. Vescovi, preti e diaconi devono essere uniti nel Cristo, in un’unica Chiesa. Ignazio vuole diventare conforme a Cristo Crocifisso per partecipare alla sua gloria, e per questo sogna di “Essere macinato dai denti delle belve per diventare puro pane di Cristo”; “Lasciatemi essere imitatore della passione del mio Dio”. Con questi sentimenti, Ignazio giunse finalmente a Roma dove fu “macinato” dalle belve del circo nel 107 in occasione della festa per la vittoria dell’imperatore nella Dacia. E’ uno degli esempi più alti del Vescovo Martire che si immola per la Verità e per l’unità della Chiesa.