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Il Santo del giorno

 

Marzo 2024

5 Ottobre

Nome: ATTILIO

S. ATTILANO (o ATTILIO)
Vescovo benedettino († 916)

 

Attilano nativo di Tarazona presso Saragozza, si fece benedettino a Moreruela sotto San Froilano, che lo scelse come priore dell’abbazia. Froilano, oriundo di Lugo in Spagna, dopo aver atteso per un certo tempo all’evangelizzazione del popolo della campagna, si ritirò in un eremitaggio sul Monte Curueño, “habens secum collegam sanctum Atilanem sacerdotem”, espressione che sembra indicare che i due, prima di essere compagni nella solitudine, lo erano stati nell’apostolato. In seguito essi, con l’appoggio del re Alfonso III il Grande (m.910), fondarono alcuni monasteri nella regione del León, nei quali accorsero molti uomini e donne desiderosi di vivere “sub regula sanctae disciplinae”: la tradizione vuole che questi monaci fossero benedettini.
Il re costrinse poi Froilano ad accettare la cattedra episcopale di León e Attilano quella di Zamora; la loro consacrazione ebbe luogo a León il giorno di pentecoste, forse del 900. In una Vita leggendaria, posteriore al 1132, si legge che Attilano, dopo dieci anni di episcopato, fece un pellegrinaggio a Gerusalemme, in penitenza dei peccati commessi in gioventù, e, mentre usciva da Zamora, gettò l’anello pastorale nei gorghi del fiume Duero. Due anni dopo, al suo ritorno, alloggiò in una capanna fuori della città senza essere riconosciuto; aperto un pesce che il suo ospite gli aveva messo innanzi, vi trovò dentro l’anello: allora, al suono spontaneo di tutte le campane, i suoi laceri abiti di pellegrino si trasformarono miracolosamente in splendide vesti pontificali”.

5 Ottobre

Nome: PLACIDO

S. PLACIDO
Monaco (sec.VI)

 

Placido fu, con Mauro, il più docile discepolo del grande San Benedetto, il quale li ebbe ambedue, Placido e Mauro, cari come figli. Dei due, Placido era forse il più giovane: poco più che un fanciullo, quando venne posto sotto la paterna guida dell’Abate San Benedetto. Per questo, San Placido viene considerato quale Patrono dei novizi, cioè dei giovani che si preparano alla professione religiosa nei monasteri benedettini. A Placido, oltre che a Mauro, è attribuito un celebre episodio miracoloso narrato da San Gregorio Magno nei suoi Dialoghi. Mentre Benedetto era nella sua cella, un giorno, il giovane Placido si recò ad attingere acqua nel lago. Perse l’equilibrio e cadde nella corrente, che subito lo trascinò lontano dalla riva. L’Abate, nella cella, conobbe per rivelazione l’accaduto.
Chiamò Mauro e gli disse di correre in soccorso del confratello. Ricevuta la benedizione, Mauro si affrettò ad obbedire: valicò la riva, e seguitò a correre sull’acqua, fino a raggiungere Placido. Afferratolo, lo riportò a riva, e soltanto giungendo sulla terra asciutta, voltosi indietro, si accorse di aver camminato sull’acqua, come San Pietro sul lago di Tiberiade. L’episodio ebbe un seguito ancor più commovente, perché San Benedetto attribuì il prodigio al merito dell’obbedienza di Mauro, mentre il discepolo lo attribuiva ai meriti dell’Abate. Il giudizio venne rimesso a Placido, il quale disse: “Quando venivo tratto dall’acqua, vedevo sopra il mio capo il mantello dell’abate, e mi pareva che fosse egli a riportarmi a riva". In questo episodio narrato da San Gregorio è contenuto tutto ciò che sappiamo sul conto di Placido. La sua santità fa quasi parte dell’aureola di S. Benedetto, della cui Regola fu l’interprete più pronto.