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Il Santo del giorno

 

Aprile 2024
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16 Maggio

Nome: GIOVANNI

S.GIOVANNI NEPOMUCENO
Martire (1330-1383)

 

Giovanni Nepomuceno fu Martire della Confessione, e i cittadini di Praga, nel passare il ponte sulla Moldava, una volta si toglievano il cappello, in omaggio al Santo. Da quel ponte, infatti, i sicari del Re Venceslao gettarono, la vigilia dell’Ascensione 1383, Giovanni Nepomuceno, reo di non aver voluto rivelare il segreto sacramentale. Nato a Nepomuk, in Boemia, nel 1330, figlio di povera gente, ma intelligentissimo e volonteroso, era stato accolto in un monastero cistercense; aveva studiato a Praga, laureandosi in teologia. I suoi successi come oratore sacro lo posero in vista e lo portarono alla corte. Il Re Venceslao, il “fannullone”, dissoluto e immorale, sospettava anche negli altri turpitudini e dissolutezze. Presto la sua malata fantasia non risparmiò neppure la reputazione della Regina, Giovanna di Baviera, devotissima penitente di Giovanni. Durante un pranzo di gala, venne servito un arrosto non perfettamente cotto. Il Re credette di mostrarsi spiritoso ordinando di fare arrostire il cuoco. Informato di ciò, il confessore accorse per impedire tale idiota scelleratezza. Dinanzi all’atteggiamento fermo e ardito di Giovanni, il Re dovette ritirare l’ordine, ma covò il proprio risentimento contro di lui.
Chiese così, prima in confidenza, poi sempre più insistentemente e infine prepotentemente, che Giovanni gli svelasse i segreti della Confessione. Naturalmente, la risposta del Confessore di corte fu quella che tutti i sacerdoti cattolici avrebbero dato a chiunque: il segreto della Confessione è assoluto. Il Re lo fece arrestare. Gli ripetè le insane richieste e le terribili minacce. Giovanni non aveva nulla da rivelare. Scese la notte, il re ordinò che fosse gettato nella Moldava. Così l’acqua suggellò la bocca già suggellata dal sacramento.

16 Maggio

Nome: UBALDO

S.UBALDO
Vescovo (1085-1160)

 

Dante Alighieri, il sommo poeta, parla di lui, nel canto XI del Paradiso, quando localizzando Assisi, dice “del colle eletto dal beato Ubaldo”. Si tratta appunto di Ubaldo Balsassini, che lì, presso Gubbio, nacque nel 1085 e, dopo aver perso, ancora bambino, entrambi i genitori, fu educato a intensa vita cristiana da uno zio. Quindicenne, Ubaldo desiderò ritirarsi a vita eremitica per darsi alla preghiera e alla contemplazione di Dio. Il progetto gli fu ostacolato dallo zio che però gli permise di entrare tra i canonici di S. Secondo. Nel 1114, fu ordinato sacerdote e come già aveva fatto S.Pier Damiani, si ritirò nel monastero di Fonte Avellana, entrando a far parte di quel vasto movimento di riforma dei costumi del suo tempo, iniziato e potenziato dall’opera di Papa S.Gregorio VII. Nel 1129, ritornò a Gubbio come Vescovo, su precisa nomina di Papa Onorio II. La città viveva un momento assai difficile per le frequenti discordie che contrapponevano fazione a fazione, facendo anche scorrere il sangue.
Il santo Vescovo si impegnò a essere operatore di pace, fino al punto di rischiare la sua stessa vita. Una volta, tentando di sedare una violenta sommossa, si buttò in mezzo ai contendenti, scongiurandoli di rappacificarsi. Ma ne era stato travolto: solo alla fine della rissa, gli eugubini si resero conto di aver lasciato il loro Vescovo malconcio a terra. Davanti a quello spettacolo, preoccupati della sorte di colui che amavano come un padre, si pentirono della loro violenza e posero fine ai tumulti. Per oltre 30 anni, governò la città e la diocesi con bontà e saggezza, con autorevolezza, salvandola dalla distruzione minacciata dall’Imperatore Federico Barbarossa. Armato dalla forza della ragionevolezza e della fede, andò incontro all’imperatore, il quale colpito dalle sue parole e dal suo coraggio, cambiò idea e lasciò libera la città. Si spense il 16 maggio 1160. Trent’anni dopo, fu iscritto tra i santi.