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Il Santo del giorno

 

Aprile 2024
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22 Maggio

Nome: GIULIA

S.ta GIULIA
Vergine e Martire (VI-VII sec.)

 

Un’antica leggenda dice che i monaci che vivevano nell’isola della Gorgona vennero avvertiti miracolosamente dell’arrivo della Santa. Infatti avrebbero avvistato al largo la croce che galleggiava, con la Martire inchiodata mani e piedi. Non solo. Attaccato alla croce – secondo la leggenda -, ci sarebbe stato un cartiglio scritto da mani angeliche, con il nome della Santa, la sua storia e il suo martirio.
La storia ricostruita dagli uomini è molto più faticosa e lacunosa. Pare che Giulia fosse una schiava. Una schiava cristiana, e quindi, dolce, sottomessa, devota: tanto che il padrone se la portava dietro anche in viaggio. Proprio durante uno di questi viaggi, essi sarebbero sbarcati al capo Corso, e presi dai saraceni. Dichiaratasi cristiana, la schiava subì il martirio; martirio di Croce. E ancora inchiodata sullo strumento della sua passione, sarebbe giunta, come abbiamo visto, nell’isola della Gorgona, nell’arcipelago toscano, accolta devotamente da quei monaci. Ma il viaggio non si fermò in quello scoglio. Un re longobardo, la cui figlia era abbadessa in un monastero di Brescia, fece trasportare il corpo di Santa Giulia in quella città, dove, attorno alle reliquie, fiorì il suo culto.

22 Maggio

Nome: RITA

S.ta RITA da CASCIA
Vedova (1380-1457)

 

E’ la “Santa dell’impossibile”. Una donna vissuta nel dolore, che con il dolore si santificò, intercedendo così per tutti coloro che, afflitti, ricorrono a lei.
Fanciulla di Roccaporena, aveva accettato, per obbedienza ai vecchissimi genitori, e contro la vocazione religiosa, il matrimonio con Paolo di Ferdinando, giovane violento e collerico; arrogante e irrequieto. Con molta fatica e con molte preghiere, il marito giunse alla conversione e alla dolcezza. Ma intorno a lui non si spensero le antiche inimicizie, e una sera fu trovato ucciso sul margine di una strada. Da lui Rita aveva avuto due figli, ancora bambini ma già consapevoli. Il sangue altero del padre ribolliva nelle loro giovani vene. Per lunghi mesi meditarono la vendetta, e per lunghi mesi Rita tentò invano di strapparli al male, con le sue preghiere e con il suo amore. Poi, quando si accorge che nulla poteva fermarli, ecco l’invocazione che sfida la nostra viltà: “Signore, meglio ch’essi muoiano, prima di macchiarsi di una colpa irreparabile”. La preghiera è esaudita: i figli muoiono, lasciandola sola a pregare con la sofferenza l’eterna salvezza dei suoi cari.
Dopo molti tentativi, venne accettata dalle suore agostiniane. Ella fu la suora del dolore, la mistica innamorata del Crocifisso. Un giorno, in una preghiera più intensa e in uno slancio più alto di sofferenza, sente l’Amato penetrare in lei con una spina confitta nella fronte, aperta da una piaga perenne e penosa. Resterà così, segnata dal bacio doloroso di Gesù, per altri quattordici anni, fino alla morte, avvenuta nel 1457, nel monastero di Cascia. Attorno a lei fioriscono miracolose rose color del sangue. Per tanti anni Rita aveva portato sulla sua fronte la dolorosa ferita della spina; ora al termine di quella passione, Cristo le donava in cambio una rosa. Quando Rita morì (“… e subitamente le campane del monastero per se stesse sonarono”) si verificò un ininterrotto afflusso di conoscenti e di devoti, mentre un intenso profumo emanava dal suo corpo che “non fu mai sepolto e non si è mai corrotto”.