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Il Santo del giorno

 

Aprile 2024
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27 Agosto

Nome: MONICA

S.ta MONICA Madre (331-387)

 

Era nata a Tagaste in Africa da famiglia cristiana e, fin da piccola, era stata cresciuta a vita austera. Ancora assai giovane, andò sposa a un giovane pagano, Patrizio, dal quale ebbe due figli, il più famoso dei quali sarà Agostino. Il marito, piuttosto collerico, nei primi tempi del matrimonio le rese la vita difficile, ma ella, alle frequenti esplosioni d’ira, rispondeva con pazienza e dolcezza, impressionandolo profondamente. Non solo riuscì ad ammansirlo, ma lo condusse al battesimo, attraendolo a Cristo, con il profumo delle sue virtù cristiane e il profondo amore di carità che la fede alimentava nel suo cuore. Fin dall’adolescenza, Agostino si dimostrò assai inquieto e inclinato alla lussuria e alla spregiudicatezza nel pensiero e nella vita. Rimasta vedova del marito, Monica si dedicò alla conversione del figlio Agostino, per richiamarlo dal peccato dei sensi e dall’eresia manichea a vivere la vera fede in Cristo. Agostino però non si lasciò piegare né dalle preghiere né dalle lacrime né dagli esempi di santità della madre, cosicché ella finì per considerarlo un figlio perduto. Ma non perse mai la speranza. Un vescovo le disse: “Non è possibile che il figlio di tante lacrime si perda”. Monica seguì il figlio a Roma, a Milano, orante e discreta, affidandolo, mentre si inseriva nell’insegnamento e nella vita pubblica, alla misericordia di Dio. La grazia di Cristo fece breccia nel cuore di Agostino, il quale, illuminato dal vescovo di Milano, S. Ambrogio e dalla meditazione delle Sacre Scritture, in primo luogo del Vangelo e di S. Paolo, nel 384 si convertì a Cristo, ricevendo il battesimo e aprendosi all’irruzione dello Spirito Santo nella sua esistenza, che l’avrebbe condotto al sacerdozio, all’episcopato e alla santità più alta. Compiuta la sua missione si domandava: “Che ci sto a fare ancora su questa terra?”. Di ritorno in Africa a Ostia, nel 387, si ammalò gravemente e in brevi giorni, fu chiamata all’incontro con Dio, assistita dal figlio Agostino il quale le dedicherà pagine altissime e commoventi nelle Confessioni. S. Monica è la patrona di tutte le madri in pena per l’educazione cristiana e la salvezza dei propri figli.

27 Agosto

Nome: ANITA

Beata ANITA CANTIERI
Monaca (1910-1942)

 

“Vorrei poter dire ad ognuno che la felicità vera non consiste in altro fuorché nell’unione con Dio” (parole del proprio testamento spirituale): Anita Cantieri non cessò di proclamarsi felice per quanto la sua vita non fosse che dolore e rinunzia. Era nata nel 1910 all’Arancio, presso Lucca, e dopo un’infanzia serena fra sette fratelli e tre sorelle ebbe la chiamata del Carmelo. A Firenze, in una chiesetta nella prossimità dei viali, si vedevano e si vedono ancora, inginocchiate dinanzi all’altare, due figure velate, immobilissime. Sono le terziarie carmelitane dell’Adorazione perpetua, fra le quali Anita Cantieri entrò a venti anni, nel 1930, come probanda. Vi restò poco, appena tre mesi, perché una febbre intermittente la obbligò a rientrare in famiglia.
Da quel momento, per dodici anni, essa non fu che una povera giovane languente in un letto, affetta da tubercolosi e infine da un tumore. Eppure Anita scriveva: “Non mi manca veramente nulla, né clausura, né cella, né mortificazione”. La clausura era costituita dalla malattia che la segregava col mondo, la cella era la cameretta col lettino di ferro, la mortificazione, il continuo stato febbricitante e poi il tumore. Ma quanta ricchezza d’anima riversava nel diario spirituale, nel quale non cessava di proclamare la propria felicità mistica! “E’ necessario che io muoia a tutto per arrivare a quell’unione intima con Dio, che è il preludio alla beatitudine eterna... Per arrivare al possedimento del “Tutto”, dobbiamo passare per la strada del “Nulla”. Offriva le proprie sofferenze per la redenzione dei peccatori. “Voglio che il mio cuore divenga un Tabernacolo vivo, ove non manchi mai la tua sacra e divina presenza, Gesù mio”. La sua invocazione costante era: “Veni, Domine”, “Vieni Signore”. Diceva anche: “Mi nutro della volontà di Dio”. E la volontà di Dio la voleva in cielo a trentadue anni il 24 agosto 1942, dono al Signore Gesù, per il bene della società.

27 Agosto

Nome: CESARIO

S. CESARIO DI ARLES
Vescovo (470-543)

 

Proveniva da una buona famiglia gallo-romana e dopo esser stato monaco a Lérins fu scelto come vescovo di Arles nel 503. Il suo episcopato fu disturbato sotto l’aspetto politico e religioso dai Visigoti e dagli Ostrogoti, entrambi ariani, e poi dai Franchi; ma la sua autorità fu assicurata quando lui andò a Roma nel 513 e ottenne da Papa Simmaco il riconoscimento dello status primaziale della sua sede. Cesario fu un vescovo energico e un predicatore efficace: si esprimeva con un linguaggio semplice e con brevità come mostrano molti suoi discorsi tramandati.
Presiedette diversi concili, in particolare quello di Orange nel 529, nel quale venne condannato il semipelagianesimo. Nel testamento San Cesario lasciò la maggior parte dei suoi beni al convento di monache che aveva fondato ad Arles e di cui era badessa sua sorella, santa Cesaria; era il primo convento femminile conosciuto della Gallia: Cesario ne redasse le regole. I suoi articoli prescrivevano che tutte le monache imparassero a leggere e a scrivere e avessero il diritto esclusivo di scegliere la loro badessa.

27 Agosto

Nome: GUERRINO

S.GUERRINO
Vescovo (1065-1150)

 

Guerrino, signore di Pont-à-Mousson, nato verso il 1065, aveva preso l’abito sacro a Molesme, sotto S. Roberto, il quale aveva, tra il 1090 e il 1094, autorizzato due monaci, Andrea e Guido, a ritirarsi nell’Haut-Chablais, per fondarvi un monastero, rimanendo tuttavia sotto la sua giurisdizione. Il luogo scelto si chiamava Aulps (cioè Alpi, pascoli), nella Savoia, diocesi di Ginevra. Nel 1097 questa casa dedicata alla Madonna e a S. Giovanni, fu eretta a badia, e Guido ne divenne primo abate. Andrea sarebbe da identificare con Guerrino.
Se si trattasse invece, di personaggi distinti, Guerrino avrebbe raggiunto Aulps e alla morte di Guido, nel 1113, gli sarebbe successo nella carica abbaziale. Malgrado l’età assai avanzata, Guerrino lavorò assiduamente al progresso spirituale e materiale del suo monastero: e di questo S. Bernardo si felicitò con lui in due lettere. Cedendo alle istanze di Innocenzo II, accettò, nel 1138, il seggio episcopale di Sion. Anche come vescovo, diede prova di grande zelo nell’amministrazione della sua diocesi. Morì il 27 agosto 1150. Le reliquie di Guerrino furono oggetto di una venerazione costante fino alla Rivoluzione francese e nel 1794 furono messe in luogo sicuro.