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Cara amica, caro amico,

 

In questo Anno santo della Misericordia continuiamo la meditazione sull'Amore misericordioso di Dio per noi: nel mese di giugno avevamo indicato la sua icona nel Costato di Cristo squarciato dal soldato; ora nel mese di luglio ecco la nuova icona: il Sangue di Cristo.

 

Dal Vangelo di Giovanni  19, 34-35

«I soldati poi si avvicinarono a Gesù e videro che era già morto. Allora non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli trafisse il fianco con la lancia. Subito dalla ferita usci sangue con acqua. Colui che ha visto ne è testimone, e la sua testimonianza è vera. Egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate».

 

San Giovanni Crisostomo:

«Vuoi conoscere la forza del sangue di Cristo? Considera da dove cominciò a scorrere e da quale sorgente scaturì. Fu versato sulla croce e sgorgò dal costato del Signore. Un soldato gli aprì con un colpo di lancia il costato: ne uscì acqua e sangue. L'una simbolo del Battesimo, l'altro dell'Eucaristia. Il soldato aprì il costato: dischiuse il tempio sacro, dove ho scoperto un tesoro e dove ho la gioia di trovare splendide ricchezze.

Ora la Chiesa è nata da questi due sacramenti, da questo bagno di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo per mezzo del Battesimo e dell'Eucaristia.

E i simboli del Battesimo e dell'Eucaristia sono usciti dal costato. Quindi è dal suo costato che Cristo ha formato la Chiesa, come dal costato di Adamo fu formata Eva.

Vedete in che modo Cristo unì a sé la sua Sposa, vedete con quale cibo ci nutre.

Per il suo sangue nasciamo, con il suo sangue alimentiamo la nostra vita. Come la donna nutre il figlio col proprio latte, così il Cristo nutre costantemente col suo sangue coloro che ha rigenerato».

 

Il peccato e la Misericordia

La lancia che trafigge il cuore, è l'immagine di coloro che feriscono l'amore del Salvatore, sia con la loro indifferenza, com'era il caso del soldato, sia con la loro ostilità, con il loro peccato.

Ma la risposta del Padre non è il castigo o la vendetta, bensì "un di più d'amore", la partecipazione alla sua vita divina, che ci trasforma in figli perdonati.

L’apertura del costato, con lo sgorgare di sangue e acqua, è dunque il segno di un amore che non ha tenuto nulla per sé e che ha donato tutto.

«La divina misericordia è un amore più potente del peccato, più forte della morte. Quando ci accorgiamo che l’amore che Dio ha per noi non si arresta di fronte al nostro peccato, non indietreggia dinanzi alle nostre offese, ma si fa ancora più premuroso e generoso; quando ci rendiamo conto che questo amore è giunto fino a causare la passione e la morte del Verbo fatto carne, il quale ha accettato di redimerci pagando col suo sangue, allora prorompiamo nel riconoscimento: "Sì, il Signore è ricco di misericordia", e diciamo perfino: Il Signore è misericordia» (San Giovanni Paolo II, Riconciliazione e penitenza, n. 22).

 

Il sangue di Cristo nell'Eucaristia

Nell'eucaristia il sangue di Cristo assume tutto il suo significato di sangue fisico, corporale, e tutto il suo valore simbolico di mistero della salvezza, per cui il simbolo coincide con la realtà. Quando Gesù ha annunciato per la prima volta l'Eucaristia, ha insistito sulla realtà del sangue offerto in bevanda, come sulla realtà della carne offerta in cibo. In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita... Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda (Gv 6, 53. 55).

Non è più il sangue nel suo stato terrestre, come è stato versato al momento del sacrificio della croce. Il vero corpo e sangue di Cristo è quello che appartiene al suo corpo glorioso nello stato celeste e che ci è reso presente nell'Eucaristia pieno di una ricchezza spirituale che comunica gioia profonda e slancio dinamico verso la testimonianza e l'attività apostolica.

 

Preghiamo (Rm 8, 35-39)

«Chi ci separerà dall'amore di Cristo?

Sarà forse il dolore o l'angoscia? La persecuzione o la fame o la miseria?

I pericoli o la morte violenta?

Ma in tutte queste cose noi otteniamo la più completa vittoria, grazie a colui che ci ha amati.

Io sono sicuro che né morte né vita, né angeli né altre autorità o potenza celeste, né il presente né l'avvenire, né forze del cielo né forze della terra, niente e nessuno ci potrà strappare da quell'amore che Dio ci ha rivelato in Cristo Gesù, nostro Signore».

                                 Don Ferdinando Colombo

  

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