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Il Santo del giorno

 

Marzo 2024

31 Gennaio

Nome: GIOVANNI

S. GIOVANNI BOSCO
Sacerdote (1815-1888)

 

Figlio di umili contadini, nato ai Becchi di Castelnuovo d’Asti il 15 agosto 1815, orfano di padre a due anni, educato alla fede dalla madre Margherita Occhiena, illetterata ma di singolare sapienza e fortezza, ancora ragazzo era già apostolo di Gesù in mezzo a coetanei e adulti. Attraverso segni singolare come il “sogno dei nove anni”, poté con numerosi sacrifici essere ordinato sacerdote a Torino il 5 giugno 1841. Suo programma fu: “Da mihi animas coetera tolle”. Intelligentissimo e brillante, puntò sui giovani a cui si sentiva inviato. Visse in un secolo difficile, percorso da gravi problemi sociali, dalla diffusione della negazione di Dio, dalla lotta contro la Chiesa e da forme nuove di povertà. L’8 dicembre 1841, incontrò il giovane Bartolomeo Garelli e iniziò il suo “oratorio” e le grandi opere per la gioventù. Educò con “Religione, ragione, amorevolezza”, ponendo al centro di tutto l’amore a Gesù Eucaristico, alla Madonna Ausiliatrice e al Papa. Avviò i giovani alla Confessione e alla Comunione frequenti, allo studio e al lavoro, al servizio di Dio e del prossimo, in un clima di bontà e gioia, mai disgiunta dal sacrificio.
Tra i suoi ragazzi egli scelse i collaboratori del suo apostolato: nacque così nel 1859 la “Congregazione Salesiana” sotto la protezione di Maria Ausiliatrice e di S. Francesco di Sales. Le sue opere si moltiplicarono in tutto il mondo. Per la gioventù femminile, iniziò l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, con Maria Mazzarello con lo stesso spirito. Fu un protagonista nella storia d’Italia e della Chiesa, grande educatore e anche scrittore ed editore. Dotato di un cuore tenerissimo don Bosco appariva a tutti buono e amabile, ma anche totalmente impegnato nella difesa della “Fede Cattolica”. Morì il 31 gennaio 1888. Pio XI lo iscrisse tra i Santi il 1 aprile 1934, solennità di Pasqua, a conclusione dell’Anno Santo.

31 Gennaio

Nome: GIULIANO, GIULIO

S. GIULIO e S.GIULIANO
Fratelli e apostoli (sec.V)

 

I documenti che parlano di questi due Santi non sono molto antichi e la loro storia non è molto chiara. Esiste una Vita dei due Santi che il Savio stimava “antica e degna di riguardo”, mentre il Lanzoni la giudicava piena di “esagerazioni e leggende”. Secondo questo scritto, Giulio e Giuliano erano fratelli oriundi dalla Grecia; educati cristianamente dai genitori, abbracciarono lo stato clericale e Giulio fu ordinato presbitero e Giuliano diacono. Per sfuggire alle persecuzioni, decisero di allontanarsi dalla patria; si recarono allora dall’imperatore Teodosio dal quale ottennero l’autorizzazione a distruggere altari e boschi pagani ed edificare chiese cristiane.
Passati poi in Italia dimorarono per un po’ di tempo nei pressi di Roma, quindi attraversarono il Lazio e pervennero nell’Italia settentrionale predicando, convertendo molti alla vera fede e soprattutto edificando numerose chiese. Le due ultime le costruirono nei pressi del lago di Orta e precisamente a Gozzano, dedicata a S. Lorenzo, dove rimase Giuliano che ivi anche morì e vi fu sepolto; l’altra, la centesima, Giulio la costruì sulla piccola isola esistente nel lago di Orta, dedicandola agli apostoli Pietro e Paolo e nella quale egli stesso fu poi sepolto. Gli sono attribuiti molti miracoli, tra cui quello di avere risuscitato un morto e avere attraversato in maniera miracolosa un lago fino a un’isola (l’isola di San Giulio sul lago d’Orta). In seguito si recò a Novara dove morì il 31 gennaio di un anno intorno al 390. La sua memoria è particolarmente viva a Novara, dove è ricordato il 31 gennaio.

31 Gennaio

Nome: MARCELLA

S.ta MARCELLA (di ROMA) - Vedova (325-410)

 

Apparteneva alla nobiltà romana e dopo la morte prematura di suo marito trasformò la sua casa in un “ritiro” per dame dell’aristocrazia; San Girolamo fu loro ospite per tre anni e sotto la sua direzione Marcella si dedicò allo studio della Bibbia, alla preghiera ed alle elemosine. Santa Marcella viene addirittura definita dagli agiografi “modello di tutte le vedove cristiane”. Ancora giovanissima, Marcella abbandonò la società in mezzo alla quale era vissuta fino allora, si isolò senza allontanarsi, si perse in Dio senza uscire dalle mura aureliane. Si disfece delle sue ricchezze, o meglio le investì, donandole ai poveri di Roma. E a un passo dalle matrone fastose e mondane, nel cuore dell’Urbe, visse con la stessa austerità dei padri del deserto, digiunando pregando, studiando e meditando.
Era una donna colta, e mise la propria cultura al servizio della sua fede. studiando le Sacre Scritture, trovò in San Girolamo un sapiente maestro di dottrina. Le lettere che il grande traduttore della Bibbia indirizzò a Marcella, anche dopo la sua partenza per l’Oriente, sono interessantissime proprio per il loro contenuto scientifico e culturale. Grazie alla sua preparazione dottrinale poté – esempio unico tra le donne di allora – intervenire pubblicamente nella polemica contro gli eretici origenisti, difendendo le dottrine ortodosse. Quando Alarico saccheggiò Roma, Marcella fu crudelmente frustata dai Goti, che pensavano avesse nascosto i suoi beni. Marcella morì dopo pochi giorni per i maltrattamenti subiti. San Girolamo, da Betlemme, scrisse di lei: “Ogni momento della sua vita è stato una preparazione alla morte”. Cioè alla nascita nella santità.