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Il Santo del giorno

 

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10 Ottobre

Nome: FRANCESCO

S. FRANCESCO BORGIA Confessore (1510-1572)

 

Francesco Borgia, nato in Spagna, pur avendo posizione mondana elevata e vita pubblica movimentata riuscì a raggiungere, attraverso disparate vicende, la pienezza della santità. Ragazzo imparò le norme cavalleresche, ma studiò anche la filosofia; maneggiò le armi, ma non trascurò i libri; fu paggio presso la Corte imperiale, ma si fece terziario francescano. La sua carriera fu brillante e movimentata. Era benvoluto da Isabella di Portogallo e dal marito Carlo V, il potentissimo Imperatore “sui cui Regni non tramontava mai il sole”. Fu eletto Gran Cavallerizzo dell’Imperatore e Grande Scudiero dell’Imperatrice. Viaggiava in portantina, leggendo però S. Paolo e S. Giovanni Crisostomo. Impartiva lezioni di cosmografia all’Imperatore. Ammalatosi e creduto in punto di morte, quando guarì prese l’abitudine alla Confessione e alla Comunione frequenti.
Trovò una saggia e sicura guida spirituale nel Beato Giovanni d’Avila. Nominato Viceré di Catalogna, per quattro anni si adoperò faticosamente per mutare volto a quella provincia. E quando, nominato Gran Maggiordomo e Consigliere di Stato, avrebbe potuto godere tranquillamente l’alta posizione, la morte dell’ancor giovane moglie lo spinse a quel passo che pose fine in modo imprevisto alla sua vicenda mondana. Entrò nella Compagnia fondata da pochi anni dal conterraneo Ignazio di Loyola, e nel 1548 pronunziò i voti solenni. Considerando la sua eccezionale personalità, il Papa gli permise di restare nel mondo, per occuparsi dei figli del suo Ducato. Ma due anni dopo, Francesco Borgia rinunciò solennemente ai beni e alle cariche. Per obbedienza, accettò perciò gli incarichi più laboriosi e impegnativi, e non deluse le speranze che la Compagnia riponeva in lui. Con la sua saggezza e l’aiuto di doni soprannaturali, Francesco Borgia contribuì all’espansione europea, anzi mondiale, della Compagnia di Gesù. Fu terzo Generale della Compagnia dopo S. Ignazio. E viaggiò infaticabilmente fino alla vigilia della morte, venerato ambasciatore di carità e di concordia, autorevole consigliere di Imperatori, Re e Principi, per tornare a morire nella sua cella romana, nel 1572.