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Il Santo del giorno

 

Aprile 2024
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17 Dicembre

Nome: OLIMPIA

S.ta OLIMPIA
Vedova († 408)

 

Alla scuola del grande predicatore San Giovanni Crisostomo, cioè “bocca d’oro”, esempio di vita e maestro di dottrina, si formarono tra l’altro alcune donne devote, e tra queste Sant’Olimpia o Olimpiade, orfana di una nobile famiglia e il cui tutore era stato un Prefetto della città. Per quanto appartenesse al grande mondo della Corte Imperiale, Olimpia aveva ricevuto una rigorosa formazione cristiana. A sedici anni, Olimpia andò sposa a un altro Prefetto della città, assai più anziano di lei. Fu moglie esemplare, ma non a lungo, perché il marito la lasciò vedova dopo soli venti mesi. Olimpia era ancora troppo giovane, perché non si pensasse di darle un secondo marito. Se ne occupò infatti lo stesso Imperatore Teodosio, al quale però la giovane vedova rispose: “Se il mio Re voleva ch’io vivessi con un uomo, non mi avrebbe tolto il primo”. L’Imperatore s’impuntò, e le fece confiscare i beni. Più tardi le fu restituito l’uso dei propri beni, e fu allora una vera pioggia d’oro che si abbatté provvidenziale sui bisognosi di Costantinopoli. Olimpia organizzò tra l’altro un ospizio per assistere i malati e i pellegrini. Per queste sue opere, Olimpia si pose sotto la guida spirituale di San Giovanni Crisostomo, diventato Patriarca della capitale. La concordanza d’intenti e di spirito, tra il Vescovo animoso e la donna benefica, si rivelò quando, per gli intrighi dell’Imperatrice Eudossia, il Patriarca venne definitivamente allontanato in esilio, e la fondazione di Olimpia soppressa, le sue compagne disperse, ella stessa arrestata e imprigionata, costretta a difendersi da calunniose accuse. Assolta si ritirò a Nicomedia, cercando di consolare, anche se da lontano, l’esilio di San Giovanni Crisostomo, come questi consolava con le sue lettere la donna forte e fiduciosa, nelle persecuzioni prima e poi nelle sofferenze di una lunga e penosa malattia, che la condusse, ancora giovane, alla tomba, nel 408, un anno dopo la morte del Santo Patriarca in esilio.

17 Dicembre

Nome: FLORIANO

S. FLORIANO
Martire (III sec.)

 

Nei primi decenni del sec. XIV il culto di questo martire, attestato peraltro dal secolo precedente, ebbe un notevole incremento tanto che fu proclamato protettore di Bologna. Eppure non si tratta di un personaggio storico. Il vescovo Petronio, si sarebbe recato in pellegrinaggio in Palestina, e vi avrebbe acquistato numerose reliquie fra cui quelle di Floriano di Gaza e dei suoi compagni. Per spiegare la genesi del culto di Floriano bisogna rifarsi ad un documento storico del sec. XII, ossia al Sermo de inventione sanctarum reliquiarum dove si narra come, nel 1141, i monaci di S. Stefano di Bologna trovarono sotto il pavimento di una delle basiliche del complesso stefaniano (S. Croce) “speciosas arcas” in cui “sanctorum quadraginta martyrum pretiosa continentur corpora”.
Successivamente si volle precisare la provenienza di quei corpi sconosciuti; si cominciò a parlare dei quaranta, trovati nelle preziose arche, come dei Martiri di Gaza alla fine del XII o al principio del XIII sec.; la salma decorata con croce aurea, poi, fu ritenuta quella del capo a cui fu dato il nome di Floriano, probabilmente un martire del Norico (III sec.). Ma le imprecisioni storiche sono numerose.
Gli storici bolognesi dei sec. XVI e sgg., accortisi delle incongruenze cronologiche, hanno fatto di Floriano un martire della persecuzione di Diocleziano (C. Ghirardacci, Della historia di Bologna 1596); ma già nel sec. XVIII il Lambertini, pur non negandone l’esistenza, mostrava molte perplessità sulle vicende di questo Floriano. Nel calendario bolognese la festa è il 17 dicembre.