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Il Santo del giorno

 

Marzo 2024

28 Febbraio

Nome: OSVALDO

S. OSVALDO
Vescovo († 992)

 

Citato soltanto dai calendari particolari, soprattutto quelli della Chiesa d’Inghilterra, Osvaldo è un nome di origine inglese, o meglio anglosassone, e pare che significhi “potenza della divinità”. Osvaldo nato in Inghilterra visse nel X secolo, e fu nipote di un altro Santo, Oddone, Arcivescovo di Canterbury. Dopo gli studi giovanili, nonostante gli si schiudesse una facile e onorata carriera ecclesiastica, preferì vivere come monaco benedettino, e passò in Francia, sulla Loira, in una Abbazia operosa e devota. Tornò in Inghilterra alla notizia della morte dello zio Arcivescovo. Il vescovo di York, lo volle al suo fianco durante un viaggio a Roma, e poi nell’amministrazione della diocesi.
Egli stesso, poi venne eletto Vescovo di Worcester, dove si fece ammirare per la sua attività pastorale, soprattutto nel disciplinare il clero della diocesi. L’azione di Sant’Osvaldo, compiuta con mano delicata e dolcezza di modi, fu ammirata dal sovrano inglese, che lo nominò, appena possibile, Arcivescovo di York. Osvaldo resse questa e la precedente diocesi per vent’anni densi di opere buone, di carità corporale e spirituale, e fertilissimi di esempi per tutti i sacerdoti suoi collaboratori. La sua vita fu austera fino alla severità, secondo la rigida regola dei monaci, e sempre lievitata da una profonda generosità verso il prossimo. Morì nel 992, un 29 febbraio, e a rigore la sua memoria dovrebbe cadere soltanto negli anni bisestili, cioè ogni quattro anni, ma viene invece anticipata di un giorno. Sarebbe veramente ingiusto privarli della commemorazione.

28 Febbraio

Nome: ROMANO

S. ROMANO
Abate (400-465 c.)

 

Questo Santo di oggi, per quanto francese, fu Romano di nome e di spirito. Entrò giovane nell’Abbazia d’Ainay, presso Lione, ma poco dopo ne uscì per desiderio di maggiore perfezione spirituale. Infatti si ritirò solitario sui monti del Giura, dove sperò di passare i suoi giorni nella penitenza e nella preghiera. Ma la fama del monaco Romano condusse a lui altre anime aspiranti alla perfezione. Il primo fu suo fratello Lupicino, che lo raggiunse sui monti. A lui si unirono altri. Nacque così la celebre abbazia di Condat, che presto s’empì di monaci. San Romano fu costretto a fondare un altro monastero, a Leuconne, poi un terzo, “La Beaume” presso Saint Romain de la Roche. In questi monasteri si ebbe la novità di una specie di diarchia, perché San Romano volle dividere il governo dell’Abbazia col fratello Lupicino. Egli era troppo dolce, per reggere con fermezza il pastorale dell’Abate. Aveva bisogno del soccorso del fratello Lupicino, più severo e rigoroso.
Una volta, mentre Romano e un altro monaco si recavano ad Agaunio, per pregare sulla tomba di San Maurizio e dei suoi militi dell’eroica Legione Tebea, giunti nel territorio di Ginevra, si fermarono, per trascorrere la notte, in una capanna abbandonata. Dopo poco però giunsero due poveri lebbrosi, che erano stati a raccogliere la legna. La capanna era il rifugio di quegli infelici, reietti dal mondo e schivati da tutti. Passata la prima e reciproca sorpresa, si vide il monaco Romano abbracciare con affettuoso trasporto i due sofferenti, fratelli in Cristo. E accanto a loro, Romano e il compagno trascorsero la notte. Solo quando la mattina dopo, i due compagni si furono allontanati, i lebbrosi si accorsero con gioia di essere stati mondati dal loro male. Tutta la città di Ginevra, quando il fatto venne risaputo, tributò commossi onori ai due pellegrini. La diarchia, cioè la collaborazione tra i due fratelli nel governo dei monasteri da loro fondati, si sciolse soltanto con la morte di San Romano.