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Il Santo del giorno

 

Aprile 2024
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12 Marzo

Nome: LUIGI

S. LUIGI ORIONE
Sacerdote (1872-1940)

 

Luigi Giovanni Orione nacque nel 1872 a Pontecurone (AL). Nel 1886 fu a Torino da Don Bosco e, durante l’ultima malattia del Santo, offrì per lui la sua vita al Signore. Stava già per farsi salesiano, dopo la morte di Don Bosco, quando sentì una diversa vocazione. Entrò in seminario a Tortona, e nel 1892 avviò un collegio, raccogliendosi attorno a lui altri chierici e in seguito alcuni preti. Divenuto sacerdote, iniziò un apostolato sempre più vasto, ispirandosi a Don Bosco e al Murialdo per i ragazzi, al Cottolengo per i malati. Gradualmente ampliò le sue opere di carità secondo i bisogni che andava scoprendo in Italia, in Europa, in America. Fu sempre ammiratore di S. Giovanni Bosco e lo imitò come modello di santità apostolica. Ancora alunno del seminario di Tortona, cominciò il suo apostolato fra i giovani.
Ordinato sacerdote continuò a consacrare le sue forze a sollievo di ogni genere di miseria fisica e morale, con lo scopo di diffondere nel popolo l’amore a Cristo e farne percepire la presenza nella Chiesa, nel Papa e nei Vescovi. Diede vita ad opere di carità in molte nazioni, specialmente in Italia e nell’America Latina; fondò varie Congregazioni. Fondò la Piccola Opera della Divina Provvidenza e le Piccole Suore Missionarie della Carità; poi, per una vita più di preghiera, gli Eremiti della Divina Provvidenza. A Tortona eresse il santuario della Madonna della Guardia, come centro propulsore di tutta la sua opera. Dopo una vita piena di fatiche e sofferenze, morì a Sanremo (IM) il 12 marzo 1940. S. Luigi Orione ha servito “il Cristo... nella persona dei poveri e dei giovani”, prodigandosi instancabilmente per il bene del popolo di Dio. E’ stato canonizzato il 16 maggio 2004 da Papa Giovanni Paolo II.

12 Marzo

Nome: MASSIMILIANO

S. MASSIMILIANO
Martire (III sec.)

 

Fu un obiettore di coscienza, ma di coscienza luminosamente cristiana, sempre desta e operante. Giovane casto, rettissimo, mite, caritatevole, egli era figlio del veterano Fabio Vittorio e come tale, a vent’anni avrebbe dovuto indossare le armi, portando al collo la medaglia dell’Imperatore. Sono rimasti gli atti del processo, avvenuto in Africa, a Tabessa, al tempo del Proconsole Dione Cassio (III sec.). “Sono soldato di Cristo - disse Massimiliano - e mi rifiuto di portare al collo la medaglia dell’Imperatore”. Il Proconsole lo avvertì: “Poiché ti rifiuti di servire l’Imperatore con le armi, incorrerai nella sentenza di morte”. Massimiliano non protestò, non inveì contro il Proconsole, non maledì l’Imperatore. Disse sommessamente: “Sia resa grazia a Dio”.
Venne condotto al supplizio, e lungo la via andava dicendo: “Fratelli amati, obbedite a Dio per meritare una corona come la mia”. Rivolto al padre lo pregò: “Dona al milite che mi colpirà il vestito nuovo che mi avevi preparato. E noi, tutti e due, senza rancore, glorifichiamo il Signore”. Fu così decapitato.
Una matrona, di nome Pompeiana, chiese ed ottenne il corpo del giovane martire. Sopra una lettiga lo trasportò a Cartagine, dove venne seppellito. Tre giorni dopo Pompeiana moriva e di lì a poco anche il padre, pieno di consolazione, lasciò la terra per il cielo. Massimiliano si sentiva cittadino non del mondo, ma del cielo. Obbediva a Dio con completa adesione d’anima e di spirito. La sua vera patria non era quella governata dall’Imperatore, al quale non chiedeva nulla, e nulla doveva, né ricchezza, né potenza, né onori. Era un cristiano puro che donava la propria veste al soldato che l’uccideva; ma senza il minimo rancore e senza la più piccola incertezza, perché la morte del corpo significava per lui la vita eterna.