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Il Santo del giorno

 

Aprile 2024
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21 Marzo

Nome: SANTUCCIA

Beata SANTUCCIA
Monaca († 1305)

 

Nel 1264, Giovanni, Abate di San Pietro, a Gubbio, lanciava l’anatema, cioè la solenne maledizione, contro la fondatrice dell’Ordine delle cosiddette Serve della Madonna, oggi onorata come Beata. Gubbio è la città del lupo che da ferocissimo è diventato mitissimo; non ci meraviglia se qualcosa di lupigno fosse passato anche nell’Abate, il quale rimproverava, con troppo violenza, alla Beata Santuccia e alle sue suore, di volersi sottrarre alla sua giurisdizione spirituale.
Intervenne il Papa, Clemente IV, il quale, senza dar torto all’Abate, decretò che da allora in avanti l’Ordine delle Serve della Madonna doveva dipendere direttamente dalla Santa Sede, eliminando ogni motivo di dissenso. In quel tempo, le Serve della Madonna contavano già 24 conventi, e il popolo chiamava quelle monache “Santucce”, dando loro il nome della fondatrice: un nome che era tutto un programma.
Santa o Santuccia, nata a Gubbio, aveva vissuto la giovinezza come una brava donna di casa, fidanzandosi, sposandosi, e met-tendo al mondo una figlia, Giulia. Quando la bambina morì, di un male improvviso, i due afflitti genitori decisero di abbandonare il mondo, ritirandosi ambedue, di comune accordo, in altrettanti monasteri. Ma mentre il marito si faceva monaco benedettino in San Pietro, la zelante Santuccia costruiva una nuova chiesa e un proprio convento, su una ripida collina prossima alla città, spendendovi tra l’altro tutte le sue fortune. Così ebbe inizio l’Ordine che la Beata Santuccia pose sotto la protezione della Madonna e sotto la Regola di san Benedetto. Ella stessa si fece monaca benedettina. Presto venne eletta Abbadessa, e poiché i monasteri delle Serve della Madonna si moltiplicavano, ella passò a Roma, dove fondò la Chiesa di Santa Maria Giulia, e dove restò a lungo, guidando con ferma mano la rapida “crescita” delle sue Santucce. Ma quando ella morì, nel 1305, a tarda età, una nuova ricchezza si era aggiunta al tesoro spirituale della città di Gubbio. Una ricchezza femminilmente delicata, attenta e soccorrevole.