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Il Santo del giorno

 

Marzo 2024

18 Maggio

Nome: FELICE

S.FELICE da CANTĂ€LICE
Frate laico (1513-1587)

 

San Felice da Cantàlice, fu una delle più popolari e caratteristiche figure della Roma cinquecentesca. Era nato contadino, a Cantàlice, un paese ai piedi dell’Appennino, vicino a Rieti, nel 1513. Fino a trent’anni lavorò nei campi, poi venne a Roma, ma non per godere i divertimenti cittadini o per migliorare la propria condizione di povero villano.
Entrò, frate laico, tra i Cappuccini, e dal 1574 fino alla morte, avvenuta nel 1587, fu questuante del Convento di San Niccolò. Girava per le vie di Roma , col suo rozzo saio, chiedendo l’elemosina, non tanto per il convento, quanto per i poveri e per i malati. A chi gli dava qualcosa, diceva: Deo gratias; e anche a chi non gli dava nulla diceva ugualmente: Deo gratias. Per questo, ben presto, fu conosciuto col nome di “Frate Deo gratias”. Semplice; ma pieno di spirito religioso; umile e saggio, d’una saggezza però tutta soprannaturale, esortava tutti alla carità. Insegnava ai ragazzi facili canzoni, che egli stesso dirigeva. San Filippo Neri, il fiorentino apostolo dei Romani, lo notò e gli divenne amico. Quando l’incontrava per strada, gli chiedeva pubblicamente consigli e ammaestramenti. La schietta e popolaresca semplicità del laico cappuccino lo riempiva di consolante ammirazione.
Anche San Carlo Borromeo lo tenne in grandissima considerazione. Così, nella gloriosa Roma cinquecentesca, si videro le porpore dei Cardinali e le dignità prelatizie inchinarsi dinanzi a quel contadino ricoperto del saio francescano. Egli morì, il 18 maggio 1587, rapito nella visione della Madonna. La sua tomba, nella chiesa dei Cappuccini a Roma, fu luogo di miracoli. E il frate Deo Gratias continuò, oltre la tomba, a far grazie tra il popolo che ricordò a lungo la sua simpatica figura.

18 Maggio

Nome: VENANZIO

S.VENANZIO
Martire (III sec.)

 

La fama di San Venanzio è stata, ed è ancora, assai larga, soprattutto per il fatto che egli viene considerato, secondo la devozione popolare, il Santo che libera e protegge da cadute e ruzzoloni. E in questa soccorrevole prerogativa di protettore nelle cadute, alte o basse, è tutta la gloria di San Venanzio, e anche quasi tutta la sua storia.
San Venanzio è il Patrono di Camerino, dove, secondo la tradizione, egli sarebbe vissuto fino alla morte. Questa città, la più elevata delle Marche, sui colli che digradano lungo il Chienti verso il mare di Ancona, vanta soprattutto due titoli d’onore. Uno è quello di essere la città di San Venanzio, al quale è dedicata la bella chiesa collegiata costruita sulle spoglie del Santo; l’altro è quello di essere sede di un’antica Università, che risale al XIII secolo.
Secondo la tradizione, Venanzio visse a Camerino nella seconda metà del III secolo, ed era poco più di un ragazzo quando San Porfirio lo convertì, dal paganesimo, alla fede cristiana. San Porfirio, a sua volta, era stato il primo a predicare il Vangelo in quella regione dell’Italia Centrale. Nel 250, quando ebbe inizio la persecuzione dell’Imperatore Decio, il prefetto Antioco chiamò in giudizio sia il maturo apostolo, Porfirio, che il giovane neofita, Venanzio. Nel processo vennero riconosciuti colpevoli, perché ambedue confessarono la propria fede. Condannati ambedue alla pena capitale, ebbero ambedue la testa recisa. Secondo la tradizione, il quindicenne Venanzio sarebbe stato gettato da un’alta rupe a sfragellarsi sui sassi e sugli arbusti del torrente sottostante. Vi atterrò invece leggero come una colomba dalle ali spiegate, incolume, e restò laggiù in ginocchio, pregando e perdonando. Poiché era presente una gran folla, quel prodigio convertì molti pagani. Da quel prodigio ebbe origine per San Venanzio la fama di protettore dai pericoli delle cadute.