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Il Santo del giorno

 

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15 Giugno

Nome: IOLANDA

Beata IOLANDA
Clarissa († 1299)

 

Figlia di Bela IV di Ungheria, Iolanda fu sorella di Cunegonda, venerata anch’essa come beata. Loro zia fu Santa Elisabetta d’Ungheria. Ancora bambina, Iolanda venne affidata alla sorella Cunegonda, che aveva sposato il re di Polonia, degno in tutto della sua sposa. Anche Iolanda, cresciuta in età, trovò marito nel paese d’adozione della sorella. Così, la figlia del re d’Ungheria, cresciuta in Boemia e sposata ad un nobile polacco, fu considerata ed amata, in quel paese, come nella sua vera patria. Ciò spiega come mai la devozione per la Beata Iolanda sia sopravvissuta soprattutto in Polonia, anche se, per una strana alterazione del nome, la Beata stessa non viene chiamata dai polacchi Iolanda, ma Elena o anche Iolenta. Il regno veramente esemplare di Boleslao non ebbe lunga durata. Presto il re morì e non molto dopo anche il re marito di Iolanda morì. Ella aveva avuto tre figlie: ne sistemò due con convenienti matrimoni, e insieme con la terza, che aspirava alla vita religiosa, si ritirò presso le Clarisse di Sandeck dove viveva già la sorella, la vedova Regina Cunegonda. Il silenzio discreto del chiostro nascose così per molti anni le virtù delle tre donne, eccezionali per nascita e per vocazione. Nel 1292, Cunegonda morì. Iolanda, per sfuggire alle incursioni barbariche, lasciò quel monastero e riparò più ad occidente, nel convento delle Clarisse di Gniezno.
Era un convento fondato dal marito, Boleslao il Pio, senza che egli avesse certo immaginato che tra quelle povere figlie di santa Chiara, sotto il bigio saio francescano, si sarebbe un giorno nascosta anche la sua sposa. Nel convento francescano Iolanda morì, prima che si chiudesse il secolo mistico, nel 1299, umile com’era sempre stata, perché non fu certo per desiderio di potenza che la figlia del Re d’Ungheria, sorella della Regina di Polonia e moglie del duca di Kalisz, aveva accettato, negli ultimi anni della sua vita, di essere superiora delle povere clarisse nella città di Gniezno!

15 Giugno

Nome: BERNARDO

S. BERNARDO di MENTONE
Abate (XI sec.)

 

Il patrono di due valichi alpini, il protettore degli alpinisti, il Santo il cui nome è ancora ricordato dai grossi cani dal pelo folto, intelligenti e preziosi, viene detto Bernardo da Mentone, per distinguerlo da Bernardo di Chiaravalle. Nacque ad Aosta, da una delle prime famiglie cittadine, e venne inviato a compiere gli studi a Parigi. A Mentone, cittadina svizzera sul lago di Annecy, si mostra ancora una finestra dalle sbarre spezzate. Secondo la leggenda, sarebbe stata forzata da Bernardo stesso, per sottrarsi, con la fuga, al matrimonio con una nobile fanciulla del luogo. Fu arcidiacono ad Aosta, nei primi decenni dopo il Mille, e fu apprezzato in tutta la valle come predicatore appassionato ed efficace. Entrato a far parte dei Canonici regolari di Sant’Agostino, si preoccupò dell’assistenza e dell’incolumità dei viaggiatori e pellegrini che valicavano le Alpi. Per proteggere i viaggiatori dai rigori dell’alta montagna, e anche dal pericolo dei predatori, San Bernardo pensò di stabilire su quei valichi, non soltanto rifugi, ma addirittura monasteri, aperti tutto l’anno e capaci di garantire, con la loro presenza, la sicurezza del transito. Erano istituzioni spiritualmente preziose e socialmente umanitarie, che i Canonici di Sant’Agostino, non le avrebbero mai trasformate in strumenti di lucro materiale o di dominio politico.
Il primo e più celebre monastero quello del Gran San Bernardo, si trova a una quota di 2470 metri. Il secondo, venne stabilito sul valico occidentale, o Piccolo San Bernardo, a una quota inferiore di circa 300 metri. Il Santo dei monasteri alpini non morì sulle Alpi. Si spense ai piedi delle montagne a Novara, dove stava predicando, nel 1081, da poco tornato da una missione presso l’Imperatore Enrico IV, a Pavia. Sulla montagna restarono però da allora, per sempre, i monaci incaricati da San Bernardo di quella missione faticosa e bene-fica, con i loro grossi cani, che ripetono nel mondo il nome del Santo di Aosta.

15 Giugno

Nome: GERMANA

S.ta GERMANA
Vergine († 1601)

 

Era nata in uno sperduto paesino della diocesi di Tolosa, a Pibrac, nel 1579, da modestissimi genitori operai, e restò per tutta la vita una povera pastorella, disprezzata e umiliata, percossa e derisa. Rimasta orfana di madre, malata di scrofolosi, storpia da un braccio, la matrigna non voleva vederla per casa con i propri figlioli. Vagava perciò tutto il giorno dietro le greggi di pecore e a sera, ricondotto il gregge all’ovile, si gettava sopra un mucchietto di sarmenti, nella stalla, e dormiva con le sue pecore. Nei lunghi meriggi trascorsi sui pascoli della Garonna, ai piedi dei Pirenei, Germana Cousin pregava e meditava. Offriva a Gesù le sue privazioni, e a chi viveva vicino a lei offriva l’esempio di una grande bontà.
Presto si raccolsero intorno a lei gruppi di bambini a cui Germana, che non sapeva né leggere né scrivere, insegnava le verità del catechismo. Quando la campana della chiesa lontana suonava per la Messa, Germana abbandonava le pecore, fuggiva di nascosto e, non vista, s’introduceva in chiesa. Il gregge, al ritorno, non era mai disperso. Per raggiungere la chiesa, doveva guadare un ruscello. Un giorno che il torrente era gonfio per la piena, alcuni contadini la videro accostarsi alle acque minacciose, che si divisero per incanto davanti ai suoi passi. Finché una mattina, quando Germana aveva ventidue anni, nel 1601, il gregge non fu visto uscire dall’ovile all’ora consueta. Qualcuno forzò la porta, nel fondo, sul letto di sarmenti, la pastorella storpia e scrofolosa si era addormentata nella pace di Dio. Ai suoi funerali accorsero in folla le popolazioni dei paesi vicini. Si ricordarono le virtù dell’infelice fanciulla; si rimpianse la sua dolcezza; si narrarono i suoi miracoli. E i miracoli si ripeterono sopra la sua tomba, specialmente quando il suo corpo, trovato incorrotto dopo quarant’anni, fu posto nella sagrestia del suo paese. Germana Cousin è proclamata santa, nel 1867, dal Papa Pio IX.

15 Giugno

Nome: VITO

S.VITO
Martire (297-304)

 

San Vito: non si sa se è nome che appartiene più all’agiografia che alla geografia: tante sono le località battezzate San Vito, San Vito nel Cadore, San Vito dei Normanni, San Vito Romano, ecc. Se il nome di questo santo battezza tante comunità umane, è segno che la sua devozione era assai diffusa nel popolo e il suo potere tanto invocato. Vito nacque probabilmente in Sicilia verso il 297. Era un fanciullo, di sette anni, cristiano e taumaturgo, quando sfuggì alla persecuzione riparando in Lucania.
L’imperatore Diocleziano lo chiamò a Roma a liberargli un figlio posseduto dal demonio. Reso il favore, Vito fu ugualmente sottoposto a tormenti dall’ingrato imperatore. Poté tornare in Lucania e vi morì martire. Si era nel 304. San Vito fu molto venerato. Da lui prende nome il ballo di San Vito. Il suo culto è diffusissimo in Europa. Protettore dei ballerini quelli con ritmo artistico, ma non quelli assordanti e sfrenati delle discoteche. Facciamolo anche protettore della gioventù che si rovina in tanti locali notturni!