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Il Santo del giorno

 

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25 Giugno

Nome: GUGLIELMO

S. GUGLIELMO Abate († 1142)

 

Tra i molti Guglielmo che popolano il calendario, San Guglielmo di Montevergine fu fondatore del santuario dedicato alla Madonna, al quale salgono, ogni anno, migliaia di pellegrini da Avellino, da Salerno, da Napoli, da Benevento, e da assai più lontano. Nato a Vercelli, in Piemonte, San Guglielmo giunse sui monti intorno ad Avellino quando era già uomo maturo, dopo una gioventù devota, e dopo essere stato egli stesso pellegrino e penitente a San Giacomo di Compostela. Tornato in Italia, non restò a lungo fermo in solitudine. Volle recarsi in Terrasanta, e scese verso il Sud, in cerca di un imbarco. Difficoltà quasi insormontabili si frapposero però al suo progetto, e fu così che Guglielmo si fermò nel regno di Napoli, salendo sopra un monte e vivendo in solitudine. Via via che si allargava la fama della sua santità, l’accorrere dei fedeli minacciava la sua solitudine.
Il Santo si spostava in luoghi sempre più isolati e inaccessibili; sul Partenio, presso le rovine di un tempio pagano, dove si erano rifugiati in tempi di persecuzione Santi Martiri e Vescovi, San Guglielmo stabilì la sua silvestre dimora, poco sotto la vetta del monte, a milletrecento metri di altezza. I fedeli accorsero per visitare il santo anacoreta, per ascoltarne i discorsi e implorarne le preghiere. E accorsero anche alcuni sacerdoti, i quali chiesero di vivere accanto a lui, sul Monte della Vergine. Per loro furono costruite alcune cellette, e per il servizio della comunità sorse la chiesa dedicata alla Madonna. Ai suoi compagni, Guglielmo dette una Regola di lavoro e di preghiera, di penitenza e di carità, che riprendeva la Regola di San Benedetto. La Congregazione dei Monaci di Montevergine si diffuse rapidamente nell’Italia meridionale e il Santo dovette lasciare la pace del monte selvoso per seguire la sua missione di fondatore. Dette vita a numerosi altri monasteri maschili e femminili, aiutato da cinque confratelli e sorretto dalla generosità del Re Ruggero di Napoli. Morente, tornò a Montevergine per salutare i compagni. Morì a Nusco (Avellino), nel 1142. Nel Santuario di Montevergine tornò soltanto il suo corpo glorioso.

25 Giugno

Nome: MASSIMO

S. MASSIMO di TORINO
Vescovo (IV-V sec.)

 

A Milano, Sant’Ambrogio aveva una larga cerchia di discepoli, che egli stesso istruiva e preparava al sacerdozio, radicandoli nella verità più sicura del credo cattolico, nel tempo in cui era diffusa l’eresia di Ario che negava la divinità di Gesù, demolendo, di fatto, il cristianesimo. Forti della definizione dogmatica del concilio di Nicea (325) in cui Papa S. Silvestro I e i vescovi avevano confessato che Gesù Cristo è “il Figlio di Dio, consustanziale al Padre, Dio vero da Dio veroâ€, come è scritto nel credo, i vescovi più illustri della Chiesa non solo lottarono contro l’arianesimo, ma formarono sacerdoti e vescovi forti nella fede. Così formarono i campioni della fede cattolica come Atanasio d’Alessandria, Ambrogio di Milano, Agostino d’Ippona.
Dagli amici di Ambrogio, uscì appunto Massimo il quale fu mandato a Torino, dove fu il primo vescovo del quale si abbia sicura documentazione. Per la sapienza e cura pastorale, fu definito “uomo assai colto nelle Scritture e abile nell’istruire il popolo secondo le circostanze†(Gennadio). Predicatore della Verità e buon pastore del suo popolo, ha lasciato numerosi sermoni da cui si può ricavare un profilo morale che lo presenta maestro della fede, padre affettuoso e severo, difensore dei poveri, come risulta dalle seguenti forti affermazioni: “Null’altro mi sta a cuore se non che, o con dolcezza o con severità, sia a voi annunziato Gesù Cristo. Del resto la stessa severità è dettata dall’affetto, poiché la si usa con i figli più negligenti, affinché per timore imparino ciò che non hanno voluto imparare per amoreâ€. “Accade talvolta, o fratelli, che quando predichiamo, i nostri discorsi a molti sembrino aspri e ciò che trattiamo secondo il nostro dovere è preso come frutto di nostra durezza. Esclamano infatti: “Quant’è stato duro e amaro il vescovo nella sua predica!†e non sanno che i sacerdoti parlano più per necessità che per volontà propria. Più per necessità… perché se volessimo tacere, dovremmo temere la penaâ€.

25 Giugno

Nome: PROSPERO

S. PROSPERO
Confessore († 455)

 

Il nome Prospero ha chiaro significato augurale, perché esprime il voto, non tanto di prosperità materiale, quanto di una felice crescita. In tal senso era già usato dai Romani; più tardi lo ripeterono i cristiani, spostando l’accento dell’augurio sulla crescita spirituale. San Prospero d’Aquitania, o meglio Tirone Prospero, visse nel V secolo nella regione francese che si stende a occidente del fiume Rodano. Fu uno dei più importanti teologi del suo tempo, e anche poeta delicato e sensibile. Di lui si ricorda soprattutto il bellissimo Poema di uno sposo alla sua donna. San Prospero, infatti, ebbe moglie, cosa che non impediva, a quel tempo, di accedere al sacerdozio e anche all’episcopato. Ma nel caso di San Prospero, non sembra che egli sia stato ordinato sacerdote. Nella storia della Chiesa del tempo, San Prospero risalta però, non tanto come poeta, quanto come teologo. Fu uno dei più profondi estimatori e dei più strenui difensori di Sant’Agostino, di cui poté apprezzare a pieno l’importanza, grazie alla propria preparazione letteraria e filosofica. Difese il grande filosofo contro i molti che allora, specialmente in Francia, criticavano certe teorie del Vescovo di Ippona per certe sue dottrine troppo ardite, che invece Prospero d’Aquitania, interpretava nel giusto valore.
Negli ultimi anni della sua vita, scese a Roma, dove continuò a lavorare ad opere di teologia e di esegesi, mitigando una sua certa intransigenza nel sostenere le dottrine agostiniane, per non inasprire polemiche e per ricercare, prima di ogni altra cosa, la concordia e la pace tra i sapienti come tra i fedeli. A Roma, Prospero d’Aquitania sarebbe stato collaboratore e scrivano del Papa Leone I, detto Leone Magno. Per questo viene considerato modello dei segretari, ed è stato dato come Patrono a tutti i segretari e segretarie. Non solo: il Santo francese, morto a Roma nel 455, è considerato anche uno dei Patroni dei poeti, per i suoi delicatissimi versi d’amore. D’amor umano, ma considerato e cantato come unione di anime oltre che di corpi; come armonia spirituale oltre che dei sensi.