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Il Santo del giorno

 

Aprile 2024
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24 Luglio

Nome: CRISTINA

S.ta CRISTINA
Vergine e martire (III sec.)

 

Sulle rive del lago di Bolsena, Cristina è stata venerata fin da tempi remoti, per essere vissuta in una località che la leggenda chiama Tiro, ma che potrebbe anche essere la stessa Bolsena. “Cristina – si legge – nata da nobilissimi padre e madre in Tiro, città d’Italia, fu messa in una torre dal padre suo, con dodici cameriere; e aveva con se dèi d’oro e d’argento. Ed essendo bellissima e richiesta da molti in maritaggio, li parenti non la volevano concedere a veruno, volendo ch’ella permanesse vergine ne la coltivatura degli dèi”. S’indovina facilmente il seguito della leggenda fiorita per la fanciulla, cristiana anche nel nome, e che infatti gli antichi manoscritti non la chiamavano Cristina, ma Cristiana. Nella torre a specchio del lago, tra le sue dodici cameriere, ella pregava e meditava. Gettava dalla finestra l’incenso da bruciare agli dèi, e faceva a pezzi gli idoli d’oro e d’argento, non per insensata furia, ma per trarne segrete elemosine per i poveri. Non a quegli idoli, preziosi solo nelle apparenze, ella aveva consacrato la sua tenera verginità; ma a un Dio profondamente vivo nelle anime, anche se celato agli occhi umani.
Nella leggenda, innumerevoli furono i tormenti affrontati dalla coraggiosa fanciulla, che a tutti miracolosamente sopravvisse, finché non morì trafitta da una freccia saettata dal Prefetto Giuliano. Sul lago di Bolsena si levano due isolette. La più grande, chiamata Bisentina, ospita una cappella, dedicata a Santa Cristina, che ricorda un altro episodio del suo leggendario martirio. Ella sarebbe stata gettata nel lago, con una lastra di pietra legata al collo. Ma la pietra sarebbe restata a Galla, e sopra di questa, come sopra un natante, Cristina tornò incolume a riva. Un’antica lapide si venera ancora nella chiesa di Santa Cristina. Fa anzi da pannello all’altare sul quale avvenne il miracolo dell’Ostia sanguinante. Mille anni prima, su quelle rive, anche Santa Cristina aveva versato il suo sangue; e le acque del lago di Bolsena arrossandosi al tramonto, entro la ripida tazza vulcanica, sembrano ancora ricordare quel sangue innocente.