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Il Santo del giorno

 

Aprile 2024
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29 Luglio

Nome: BEATRICE

S.ta BEATRICE
Martire (IV sec.)

 

Beatrice è festeggiata il 29 luglio, personaggio dei primi secoli, nata da discendenza romana e morta martire. In un Martirologio più antico si trova il nome di Viatrice. Non Beatrice, dunque, ma Viatrice, femminile di Viatore, nome abbastanza frequente tra i Romani e che indicava il “viaggiatore”, il “viandante”, cioè colui che camminava lungo una “via”. Era un nome simbolico, specialmente per i Cristiani, in quanto l’uomo è nel mondo, soltanto un viaggiatore, un passeggero in cammino verso una meta eterna, lungo la via della virtù e della fede, che passa sopra le paludi del male e scavalca i valichi della sofferenza. La vicenda dei martiri passa davvero per una strada, anzi per uno di quei ponti che formavano, lungo le strade tracciate dai Romani, l’espressione più tipica della loro perizia tecnica nelle costruzioni civili. A Roma, presso l’isola Tiberina, si vede ancora l’unica arcata superstite di un bellissimo ponte sul Tevere, costruito da Emilio Lepidó e detto perciò Ponte Emilio. Da quel ponte, non ancora ribattezzato, dopo la rovina, Ponte Rotto, durante la persecuzione di Diocleziano, cioè verso il 304, furono gettati diversi cristiani, forse a furia di popolo, o più probabilmente per ammonimento e sollazzo della plebe romana.
Tra questi cristiani gettati dal ponte vi furono Simplicio e Faustino. Beatrice, o Viatrice, aiutata da due sacerdoti, sottrasse i loro corpi alla corrente e li seppellì lungo il corso del fiume, tra Roma e il mare, in un terreno donato da una matrona dal nome quasi simbolico di Generosa. Ma anche Beatrice, sorpresa e riconosciuta, fu costretta a compiere il salto dal ponte. Un’altra donna, Lucina, ne trasportò il corpo, e quello di un compagno di fede, Rufo, accanto agli altri due martiri, nel terreno di Generosa dove poi venne dedicata loro una cripta, ritrovata dagli archeologi. Si potrebbe dire che la Santa di oggi, vera Viatrice, viandante lungo le vie consolari e sopra gli arditi ponti, fu colei che contribuì a rendere oggetti di pietà le più singolari espressioni dell’arte e della tecnica romana.

29 Luglio

Nome: MARTA, MARIA

S.ta MARTA (e S.ta MARIA)
Sorelle di Lazzaro (I sec.)

 

Marta è la sorella di Maria e di Lazzaro, gli amici di Gesù nella casa di Betania, dove il divino Maestro era solito fermarsi per trovare compagnia e riposo durante la sua predicazione. Proprio durante una visita di Gesù, Marta fa la sua apparizione nel Vangelo, con le maniche rimboccate, tutta indaffarata nel suo ruolo di padrona di casa, cui tocca accogliere l’illustre Ospite e i suoi amici, preparargli pranzo e ristoro. Intanto sua sorella Maria se ne sta tranquilla ai piedi di Gesù, ad ascoltarlo. Allora Marta sbotta: “Maestro, dì a quella perditempo di mia sorella che mi dia una mano; mi ha lasciata sola a servire!”. Gesù la guarda e la rimprovera dolcemente: “Marta, Marta, ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola cosa è necessaria. Maria si è scelta la parte migliore che non le sarà tolta” (Lc 10,38-42). Gesù non intende con questo togliere valore al lavoro, alla casa e alla famiglia, vuole solo annunciare che prima di tutto c’è Lui, il suo regno, la vita di fedeltà a Dio e di intimità con Lui, alla luce del quale tutto il resto trae significato e bellezza. Ritroviamo Maria nel Vangelo, quando suo fratello Lazzaro muore. E’ allora che Marta corre incontro a Gesù e gli dice: “Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto. Ma so che qualunque cosa chiederai a Dio, Egli te la concederà”. La sua fede strappa a Gesù il grande miracolo della risurrezione di Lazzaro (Gv 11,19-27). Qualche tempo dopo, Gesù è di nuovo a Betania, in prossimità della Pasqua, in un’aria di festa, ma a leggere la pagina scritta dell’evangelista Giovanni, c’è clima di mestizia, perché Gesù in quella Pasqua s’immolerà sulla croce. Marta serviva e Maria, sua sorella unse i piedi di Gesù con unguento preziosissimo” (Gv 12,1-8). Marta è modello di vita attiva (ed è patrona degli albergatori), mentre Maria è modello dei contemplativi. Una sintesi delle due figure viene espressa dai “contemplativi nella azione”. C’è da augurarsi che le due sorelle, unite sempre nel Vangelo, lo siano anche nel culto liturgico.