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Vivere rispettando il creato

di Don Ferdinando Colombo

 

Dopo i furori dell'estate, Settembre è un mese che invita alla riflessione. Anche la natura ci invita alla valutazione delle cose che contano come i molti frutti di questa stagione, e di ciò che è effimero, come i meravigliosi colori che assumono le foglie, i prati, i boschi che presto saranno spenti dal sopravvenire del freddo.

In questo mese, ormai da 12 anni la Chiesa ci invita a porre attenzione al creato invitandoci a vivere la vocazione di custodi del creato.

Papa Francesco, parlando di cura della casa comune ricorda a ogni persona che abita questo pianeta, che pur dando spazio alla lode: «Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra», «questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei».

Viviamo nel mondo, ma non siamo i padroni del mondo, bensì i custodi. Il Patriarca Ecumenico Bartolomeo perciò ci ricorda che «un crimine contro la natura è un crimine contro noi stessi e un peccato contro Dio».

 

Questa nostra terra è impregnata di Divino

Con l'incarnazione di Cristo, una Persona della Trinità si è inserita nel cosmo creato, condividendone il destino fino alla croce, e quindi il destino dell’intera creazione passa attraverso il mistero di Cristo.

Cristo come Parola del Padre è presente fin dall’origine: «Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui» (Col 1,16), ma in modo particolare a partire dall’incarnazione.

Per circa 33 anni il Gesù terreno è stato in relazione concreta e amorevole con il mondo e ha moltiplicato e trasformato i frutti della terra con il lavoro umano.

Ora, Risorto, è presente in tutto il creato con la sua signoria universale: «È piaciuto infatti a Dio che abiti in lui tutta la pienezza e che per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose» (Col 1,19).

In tal modo, il creato non ci si presenta più come una realtà esclusivamente naturale, perché il Risorto lo avvolge misteriosamente e lo orienta a un destino di pienezza.

 

Le benedizioni di Dio

Ogni volta che celebriamo un Sacramento valorizziamo e trasfiguriamo uno dei beni della terra: l'acqua per il Battesimo, il grano e l'uva per l'Eucaristia, l'oliva e il suo prezioso olio per consacrare o curare. Ma anche la cera delle api, il fuoco, i fiori e soprattutto il nostro corpo: la mente e il cuore per pregare, le mani per benedire.

Sono il modo privilegiato in cui la natura viene assunta da Dio e trasformata in strumento di grazia:

quando vogliamo incontrarci con Dio usiamo con sapienza i suoi doni: tutto è benedizione, tutto è grazia, se l'uomo riconosce il suo compito di vivere rispettando il creato.

Afferma san Giovanni Paolo II: «Il Cristianesimo non rifiuta la materia, la corporeità; al contrario, la valorizza pienamente nell’atto liturgico, nel quale il corpo umano mostra la propria natura intima di tempio dello Spirito e arriva a unirsi al Signore Gesù, anche Lui fatto corpo per la salvezza del mondo».  Vivere come sacerdoti del creato. Se questa presenza del divino nella natura ci affascina, pensate con quanta gioia vivremo quando il creato sarà trasfigurato nei cieli nuovi e nella terra nuova.

 

Cristiani e non, persone di fede e di buona volontà, dobbiamo essere uniti nel dimostrare misericordia verso la nostra casa comune – la terra – vivendo con sapienza e valorizzando pienamente il mondo in cui viviamo come luogo di condivisione e di comunione.