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VI Domenica di Pasqua

di padre Ermes Ronchi

La liturgia propone una di quelle pagine in cui pare custodita l’essenza del cristianesimo.
Tutto ha inizio da un fatto: tu sei amato (... così io ho amato voi); ne deriva una conseguenza: o­gni essere vivente respira non soltanto aria, ma amore; se que­sto respiro cessa, non vive.
Tutto procede un traguardo, dolce e amico: questo vi dico perché la gioia vostra sia piena.

L’amore ha ali di fuoco (sant’Ambrogio) che incidono di gioia il cuore.
La gioia è un at­timo immenso, un sintomo grande: il tuo è un cammino buono.
Gesù indica le condizioni per stare dentro l’amore: osservate i miei comandamenti. Che non sono il decalogo, ma prima an­cora il modo di agire di Dio, co­lui che libera e fonda alleanze, che pianta la sua tenda in mez­zo al nostro accampamento. Re­sto nell’amore se faccio le cose che Dio fa.

Il brano è tutto un alternarsi di misura umana e di misura divi­na nell’amore. Gesù non dice semplicemente: amate.
Non ba­sta amare, potrebbe essere solo mero opportunismo, dipen­denza oscura o necessità stori­ca, perché se non ci amiamo ci distruggiamo.
Non dice nean­che: amate gli altri con la misu­ra con cui amate voi stessi.
Co­nosco gli sbandamenti del cuo­re, i testacoda della volontà, io non sono misura a nessuno.
Di­ce invece: amatevi come io vi ho amato. E diventa Dio la misura dell’amore.

Ma poi ecco che è Lui ad assu­mere un nostro modo di amare, l’amicizia, lui a vestirsi di una misura umana ( voi siete miei a­mici). L’amicizia è un mettersi alla pari, dentro il gruppo e non al di sopra, dice uguaglianza e gioia.
L’amicizia è umanissimo stru­mento di rivelazione: tutto ho fatto conoscere a voi: il tutto di u­na vita non si impara da lezioni o da comandi, ma solo per co­munione ed empatia d’amico. E poi di nuovo la misura asso­luta dell’amore, dentro un ver­bo brevissimo, che spiega tutto: dare.

Nel Vangelo il verbo ama­re è sempre tradotto con il ver­bo dare (non c’è amore più gran­de che dare la vita); non già sen­tire o emozionarsi, ma dare; quasi un affare di mani, di pane, di acqua, di veste, di tempo do­nato, di porte varcate, di strade condivise.

Dare la vita, cioè tut­to, perché l’unica misura dell’a­more è amare senza misura. Amore che non protegge, ma e­spone; amore che ti assedia ed è a sua volta assediato, come lampada nel buio, come agnel­lo tra i lupi.
Minacciato amore, sottile come il respiro, possente come le grandi acque, da me custodito e che mi custodisce, materia di cui è fatto Dio e respiro dell’uo­mo.

Ascolta l'omelia di Don Ferdinando Colombo

Ascolta la lettura del Vangelo con il commento di Fernando Armellini