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Immacolata Ausiliatrice (1 parte)

di Don Juan Vecchi SDB

Sono lieto di rivolgermi a voi dalla Chiesa di San Francesco di Assisi dove l’otto dicembre, sotto lo sguardo di Maria, si gettò il seme delle nostre opere e congregazioni. La salvezza, portata da Cristo, si fece tangibile nell’incontro tra Don Bosco e Bartolomeo Garelli, il giorno dell’Immacolata. Nella tradizione spirituale salesiana Maria è rimasta caratterizzata con due titoli: Immacolata e Ausiliatrice. Così la invochiamo ogni giorno nella preghiera di affidamento che oggi vogliamo rinnovare tutti insieme, aprendoci con fiducia alla speranza nella presenza salvifica di Dio nel millennio che comincia segnato già per vari fatti dall’intervento di Maria. Le Costituzioni Salesiane e delle FMA fanno, di ognuno di questi titoli, un commento sostanziale, per quanto breve: Immacolata, modello della nostra consacrazione totale al Signore e del nostro desiderio di santità; Ausiliatrice, segno e ispiratrice del nostro impegno pastorale nel popolo di Dio, particolarmente tra i giovani (cf SDB C 92; FMA C 44).
I due titoli non sono stati scelti ed accostati a caso, per pura simpatia o devozione. Riflettono la storia salesiana e sintetizzano le caratteristiche della spiritualità della nostra Famiglia. È vero che, al di sopra delle diverse rappresentazioni, guardiamo sempre alla persona di Maria, Madre di Gesù, della Chiesa, di ciascuno di noi. Oggi nell’affrontare con fiducia gli avvenimenti del terzo millennio, vogliamo vivere la stessa esperienza fondante del nostro Padre sotto lo sguardo, l’ispirazione e la protezione della Madre del Verbo Incarnato.

L'Immacolata domina nell’esperienza oratoriana. Alcune coincidenze provvidenziali portarono poi Don Bosco ad attribuire a lei un’intercessione particolare negli inizi della sua opera: “Tutte le nostre grandi iniziative – dirà – hanno avuto inizio il giorno dell’Immacolata” (MB XVII, pag. 510). Il paradigma era l’oratorio, 8 dicembre 1841.
L’immagine che rappresenta Maria col serpente sotto i piedi gli ricordava il trionfo della grazia sulle passioni umane e la vittoria della fede sull’empietà nella storia del mondo.
Don Bosco la rende vivacemente presente tra i ragazzi di Torino. Maria Mazzarello tra le ragazze di Mornese. La preoccupazione dominante era allora educare i giovani del proprio contesto. Tutto lo sforzo veniva rivolto a dare loro dignità umana e ad aprirli alla fede. Il ragazzo/a doveva prendere coscienza di sé e della vita di grazia. Si rendeva consapevole delle possibilità di vincere il male. L’educatore-educatrice avevano per lui una cura paterno-materna. È il momento in cui nasce e si plasma il Sistema preventivo.
Nell’ambiente oratoriano c’è un fatto evidente: Maria è sentita da educatori e giovani come una presenza viva, materna, potente. 
Questa presenza così sentita lasciò il segno nella pedagogia dell’Oratorio. La celebrazione della solennità dell’Immacolata, con la relativa preparazione spirituale, divenne centrale (cf MB VII, pag. 334). E continua ad esserlo ancora ai nostri giorni, dove esistono oratori-centri giovanili.
Nell’oratorio poi nacque la Compagnia dell’Immacolata, che corrisponde a quello che oggi chiamiamo il gruppo di giovani animatori. Fu il seme e la prova della futura congregazione salesiana. Nove su sedici membri della congregazione salesiana, che il 18 dicembre 1859 si radunarono con Don Bosco, erano membri della Compagnia dell’Immacolata (cf MB VI, 335).
In questa atmosfera mariana maturarono i temi più importanti dell’educazione dei giovani: la grazia, la purezza, la familiarità col soprannaturale, l’amore a Gesù, mentre per i salesiani e le salesiane si configurò il Sistema preventivo, come assistenza materna e cammino verso la santità, con una esigenza di generosa donazione a Dio e ai giovani. Il frutto di questo ambiente è Domenico Savio.
Si sviluppò anche un insieme di intuizioni sul valore pedagogico della devozione a Maria. Dobbiamo contare sulla presenza materna e invisibile di Maria nel nostro lavoro. Ella ama ciascuno, ma specialmente i giovani, perché li aiuta a crescere come ha fatto con Gesù. È una verità di fede cristiana, ma vissuta in una maniera non comune e trasferita all’esperienza educativa.
La presenza materna di Maria poi, sentita interiormente dai giovani, infonde in loro sicurezza e speranza per costruirsi come persone in un momento difficile e delicato della loro vita, a causa dell’instabilità, dello sviluppo corporale, della discussione della fede. Maria Immacolata, come ideale di purezza, esercita un’attrazione sui giovani e dà loro il gusto e la voglia di impegnarsi in progetti nobili.
La pedagogia di Don Bosco ha una certa componente estetica. Sin dall’inizio egli parlò della bellezza della virtù, della religione e della bruttezza del peccato. “Al giovane assetato di luce, di innocenza, di bontà Don Bosco presenta Maria come un ideale di umanità, non inquinata dal peccato, come la concretizzazione dei suoi sogni più audaci. Un ideale luminoso, non freddo né astratto, ma incarnato in una persona che lo ama intensamente perché è sua madre”(C. Colli, Patto della nostra alleanza con Dio, pag. 438). È l’aspetto psico-pedagogico. Inoltre la devozione a Maria aiuta a familiarizzarsi con le realtà soprannaturali e a sentire Dio più vicino ed incarnato. Lo si pensa in rapporto con una donna che viene presentata sempre come Madre e come Aiuto nostro. È lo stimolo spirituale.
La catechesi oratoriana tendeva dunque a far accogliere ed interiorizzare questa immagine fino a farla penetrare nella vita dei giovani come una garanzia per la perseveranza futura. A questo tendevano tridui, novene, fioretti, addobbi, pellegrinaggi, gite a luoghi mariani. La tappa “oratoriana” per Don Bosco si estende fino all’organizzazione di Valdocco; per Madre Mazzarello a tutto il tempo delle Figlie dell’Immacolata fino alla fondazione dell’Istituto di vita consacrata. (Continua ....)