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Aggiornamenti sulla situazione a Goma

di Don Piero Gavioli Direttore Salesiano di Goma Ngangi

Monica Corna ci aggiorna sulla situazione a Goma,  28 novembre 2012 

Carissimi tutti,
io sto bene, non dovete preoccuparvi per me.
Non dovete mai pensare che se mi scrivete o telefonate mi state rubando del tempo prezioso, non pensatelo mai.
Per me è un incoraggiamento, è calore che arriva dritto al cuore. Per cui grazie per la vostra vicinanza e la vostra forza. L'unico punto dolente è che magari mi fate un pò piangere.
Qui le cose sembrano andare un pò meglio, non possiamo dirlo troppo ad alta voce perchè le situazioni cambiano da un momento all'altro e la situazione politica è molto complessa.
Le persone, come anche noi, abbiamo voglia di tornare alla nostra normalità, che comunque è fatta di tanti bisogni e vulnerabilità, ma non di pericolo. La paura paralizza, la povertà ti fa continuare. 
In questi giorni le Ong, si stanno riversando al centro per capire in che modo possono essere utili, purtroppo i target e le burocrazie, non sempre le fanno rispondere ai bisogni reali. Ognuna di loro ha dei confini ben definiti che complicano le situazioni. C'è che si occupa solo di violenze, chi di handicap, chi di protezione ecc, per cui non guardano la persona nella loro complessità e questo fa perdere molti pezzi. E' un sistema assurdo e noi cerchiamo di barcamenarci, per portare a casa qualcosa che possa aiutare questa gente.
Grazie ancora, vi penso tanto e bene
un forte abbraccio
Monica

La situazione a Goma,  21 novembre 2012


Giornata calma. In città, allo stadio, riunione generale per i funzionari dello stato, poliziotti, soldati rimasti. Le nuove autorità invitano a riprendere le attività normali: scuole, negozi, banche... si dovrebbero riaprire domani. C’è anche qualche parola di sfida: l’M23, diventato ARC (Armée Révolutionnaire Congolaise) promette di continuare la guerra per arrivare prima a Bukavu e poi a Kinshasa per rovesciare il regime di Kabila.

Seguiamo alla radio le rare notizie che trapelano dall’incontro di Kampala tra i presidenti del Congo, del Ruanda e dell’Uganda. Da quello che sentiamo è un dialogo tra sordi. Ci sembra che i grandi che discutono cercano solo o innanzitutto interessi economici o di prestigio, e si preoccupano poco della tragedia che colpisce la povera gente. In Africa dicono che quando due elefanti si battono, è l’erba che è calpestata. Quelli che “non contano”, nel Kivu, stanno pagando un tributo pesante alla lotta dei grandi. Nel nostro piccolo mondo di Ngangi, due persone sono state uccise da pallotole vaganti: il segretario della comunità cristiana del quartiere e il figlio maggiore di una educatrice del Centro Don Bosco. Non abbiamo ancora le cifre ufficiali dei morti, sappiamo che sono molti. Un medico ci ha detto che nei tre ospedali del nostro settore ci sono un centinaio di feriti gravi, tra cui molti bambini, colpiti da pallotole o da schegge durante la battaglia di lunedì scorso.

A Ngangi ci siamo organizzati per far fronte all’urgenza. Dividiamo i collaboratori in tre gruppi: il primo deve contare quante persone ci sono ancora nel Centro Don Bosco; il secondo deve ascoltare i rifugiati per capire quali sono i loro progetti; il terzo deve reperire i bambini malnutriti che hanno bisogno urgente di cibo. Ci ritroviamo a mezzogiorno, ogni gruppo comunica i dati rilevati:

1° nel Centro Don Bosco, al di fuori degli interni, ci sono 2578 adulti e 4962 bambini: sono senz’altro di più, dato che in mattinata molti giovani e adulti vanno in città in cerca di parenti o di lavoro o di cibo.

2° In stragrande maggiornaza, la gente vuole tornare a casa. Chiede aiuto per il trasporto, un po’ di cibo per i primi giorni, e un telone per ripararsi dalla pioggia: non sanno se  la casa o la capanna che hanno lasciato al villaggio ha ancora un tetto.

3° I bambini malnutriti che hanno bisogno di un supplemente calorifico sono 316. Diamo loro biscotti energetici e una pappina di “masoso” (mais, soia, sorgo).

Riceviamo la visita di organismi internazionali e di ONG : gli esperti e funzionari stranieri erao stati evacuati in Ruanda, ora sono di ritorno. Il CICR (Comitato Internazionale della Croce Rossa)ci ha bortato medicinali e ci promette un’autobotte di acqua; il PAM (Programma Alimentare Mondiale) viene a controllare le nostre scorte e ci dirè se può portarci cibo; MSF (Medici senza frontiera) porta altri medicinali e assicura la sua presenza in caso di urgenza; War Child manderà tutta la sua équipe per darci una mano. La Protezione civile congolese passa ad informarsi sul numero di rifugiati, e ci dice che possiamo portare i feriti in un ospedale della città dove saranno curati gratis. Affidiamo loro una signora che si è rotta una gamba cadendo nel tentativo di scappare agli spari.

Riceviamo, per telefono o posta elettronica, molti messaggi di solidarietà e di condivisione da parte di amici vicini o lontani: sentiamo che non siamo soli. Un grazie di cuore a tutti.

Verso le 18, il quartiere di Ngangi è colpito da un acquazzone solenne, che mette un po’ a disagio i profughi, ma che ci permette di riempire la cisterna del Centro. La pioggia è un segno di benedizione, che purifica e feconda la terra. Chiediamo al Signore che il sangue di tutti morti e la sofferenza di tutti gli innocenti purifichino la terra del Nord Kivu e trasformino le ferite in sorgente di vita.
Piero Gavioli

Aggiornamento situazione dal VIS 20 novembre ore 15

La tragedia di Goma si aggrava. 
la citta alle 12 di oggi, martedì, é caduta  nelle mano dei ribelli. 
Le vittime sono molte. ti mando questo messaggio e documenti d'Albino se poi farlo girare. 
Grazie e coraggio Padre Mario perez

Dal VIS: I nostri volontari più esperti e da anni presenti a Goma - Monica, Albino e Carmen – sono lì, in prima linea, con i Salesiani di don Bosco. 
Gli altri nostri volontari sono stati evacuati a Kigali.
Stiamo cercando di attivare i canali televisivi e giornalistici per comunicare queste notizie al mondo.


Aggiornamento situazione dal VIS 20 novembre ore 11

Ciao a tutti voi,scusate l'email collettiva e se sono telegrafico ma ieri è stata una giornata piuttosto movimentata, la notte quasi in bianco dentro un container e siamo piuttosto stanchi, noi stiamo bene, Monica tiene duro ma è stanca , anche se aiutata dai ragazzi del centro e comunità deve gestire tutta la situazione ed oltre tutto viene chiamata anche di notte per parti e problemi sanitari vari  delle persone accolte. 

Lunedi 19 la giornata èiniziata tranquillissima (...troppo) fino alle 14 quando è successo il finimondo, sono iniziate sparatorie e colpi di mortaio a poca distanza dal centro , c'è stato un fuggi fuggi generale , tutti gli sfollati che occupavano la chiesa ed il cortile (dove avevano passato la notte sotto un nylon, e qui fa molto freddo , io dormo con due coperte di lana) sono entrati nel cortile interno del centro , anche gli uomini e tantissime altre persone che erano all'esterno seguiti dalla gente delle casette delle vicinanze, un'impressionante marea di persone seguite da mucche capre maiali si è riversata all'interno , sono stati indirizzati alle aule , porticati e posti relativamente riparati . 

Pesanti sparatorie si sono susseguite fino a notte, per fortuna nessuna bomba è caduta sul centro e nessuno è stato colpito da pallottole vaganti .

Ormai con noi nel centro don Bosco ci sono  oltre ottomila persone, ci sono già casi di colera e la situazione è tragica, abbiamo bisogno di acqua e cloro per isolare eventuali epidemie la maggior parte delle altre ONG che ci potevano dare una mano sono espatriate, già mancavano i soldi per i 3600 alunni giornalieri , adesso non so cosa faremo. 
Le vicissitudini della nostra le vedrete nel video che trovate al link allegato, fate girare il link al mondo , se ne avete la possibilità  fatelo mandare in onda da qualche televisione. Grazie! 


La situazione a Goma, 19 novembre 2012, 23,10

Sono di ritorno a Ngangi da stamattina, dopo aver passato cinque giorni a Kigali, dove ho partecipato, con 230 giovani della diocesi di Goma, all’incontro organizzato dalla comunità di Taizé e dalla Chiesa ruandese. Stamattina tutto era calmo, i negozi erano quasi tutti chiusi, idem le scuole, tutta la gente per strada, per aver notizie e sapere cosa fare. Poi ora, alle 14 e 45, sono iniziati gli spari.

Ci sono scontri tra il gruppo di ribelli chiamati M23 e FARDC (Forze armate della RDC), a qualche km dal nostro Centro giovanile di Ngangi. Abbiamo aperto le porte a varie migliaia di profughi, arrivati da sabato scorso dal campo di Kanyaruchinya. Ufficialmente c'era un cessate il fuoco, ma non è durato. Ci sono tiri di fucile, e anche di mortaio o di cannone, i serabatoi di gasolio vicini all'aeroporto stanno bruciando. Perché? Non so fin dove arriverà la follia degli uomini.

I rifugiati sono sistemati nella nostra grande sala polivalente, nelle classi, in qualche tenda sul terreno di basket. Il governo vorrebbe che andassero tutti a Mugunga (un campo profughi all’altra estremità della città), ma è impossibile, e forse troppo tardi. La maggior parte dei rifugiati sono donne e bambini. La Monusco (Corpo militare delle Nazioni Unite) sta a guardare, in modo scandaloso.

Goma non è occupata, però il governo regionale si è ritirato ieri a Bukavu, c'è la polizia, i soldati ieri erano scappati - per mancanza o incoerenza di ordini - ma sono ritornati sulle loro posizioni ieri notte e ora hanno ripreso a battersi.

Abbiamo il necessario per vivere. Ma se, come stiamo facendo, diamo da mangiare ai profughi, fra poco non avremo più nulla neppure per i nostri interni. Abbiamo avuto acqua dal CICR, con qualche biscotto, e promessa di cibo da parte del PAM. Siamo sostenuti anche da War Child e NRC.

Il personale del Centro è al lavoro, presente e molto generoso, ha fatto il censimento dei nuclei famigliari dei profughi: ci sarebbero circa 2500 “famiglie”, con in media due bambini per famiglia, per un totale di 6 o 7 mila persone. Sono rimasti con noi tre volontari del VIS: Monica è in prima linea, per fortuna è qui con la sua esperienza, e Albino e Carmen con il loro savoir faire per l'acqua e per tutto.

Brutta notizia: stasera ci sono i primi due casi di colera.

Sabato scorso sera ho partecipato alla videoconferenza organizzata dal VIS. Ho detto che bisognerebbe accusare i paesi occidentali di delitto di non assistenza a migliaia di persone in pericolo. Oggi rinnovo l'accusa, anche se cade nel vuoto.

Sara, volontaria  che era a Ngangi al momento della guerra del 2008, aggiunge (via Skype, da Haiti, dove si trova): Vanno accusati di non assistenza alla gente e di sostegno militare a tutti i gruppi per mantenere lo stato di disordine e continuare ad aproffitarne. Monica, presente ora a Ngangi, commenta: Nel 2008 non c’erano armi pesanti, non ci sono stati scambi di spari così a lungo. Stiamo andando verso la guerra.

Concludo: Di fronte alla follia degli uomini (al “sonno della ragione”), ci rifugiamo tra le mani del Signore. Sta deviando le pallotole perse: gli abitanti del nostro Centro di Ngangi sono tutti vivi, ieri notte è nato un bambino, figlio di una profuga. Pregate perché il Signore ci dia il coraggio di fare tutto quello che possiamo fare, per questi fratelli e sorelle disperati e rassegnati, per i bambini e i grandi che non capiscono perché.

Dalle 20,15 non si sentivano più spari. Hanno ricominciato alle 22 e 45, e continuano in questo momento.

Piero Gavioli, Ngangi, 19 novembre 2012, 21,30.