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La preghiera del Signore : Padre, Abbà, siamo figli tuoi

di don Agostino Favale SDB

Stile sobrio ed essenziale del Padre nostro

Dio, cui ci rivolgiamo nella preghiera, non ha bisogno di molte parole da parte nostra. Lo si deduce anche dal modo con cui Gesù ha insegnato ai discepoli a pregare. Nel Padre nostro non vi è traccia di prolissità. La caratteristica che emerge è quella della sobrietà. Le domande sono brevi, le parole che servono ad esplicitarle sono concise e il loro contenuto è di una profondità abissale. Con questa preghiera Gesù ha voluto insegnarci come Dio desidera essere pregato.           

Occorre pure notare che il contenuto del Padre nostro è esigente. Le sue invocazioni sono espresse con i verbi all’imperativo, che richiamano il senso di responsabilità con cui bisogna coglierne il significato e la convinzione con cui dobbiamo pronunciarle, sapendo di doverle mettere in pratica con quel tanto di fede e di amore che ci è possibile.   

 

Preghiera composta da Gesù Cristo per i discepoli

La preghiera del Signore, quella trasmessa da Gesù ai discepoli, è una sola. E lo è sia perché risale direttamente a Lui sia perché essa sintetizza i suoi pensieri, i suoi ideali, i suoi affetti, i suoi sentimenti, il suo modo filiale di essere davanti a Dio e il suo modo di comportarsi verso l’umanità.   

Infine ci ricorda che noi siamo delle creature dinnanzi a Dio creatore. Non deve essere la nostra presunzione a indurci a pregare, ma la consapevolezza di essere figli nel Figlio suo che ci dà il coraggio di metterci davanti al Padre per invocarne il sostegno.

 

Abbà, Padre

La parola Abbà, Padre illumina tutta la preghiera di Gesù. È una parola confidenziale, propria del linguaggio familiare aramaico, che esprime la semplicità del bambino che si rivolge a un padre  premuroso, che veglia su di lui, ne ha cura, lo sostiene e lo prepara ad affrontare le prove della vita. Quest’invocazione sulle labbra di Gesù rivela la sua filiazione divina e la totale consegna della sua vita nell’obbedienza al Padre. Scorrendo il Vangelo, si scopre come nella preghiera di Gesù sono presenti tutte le forme di preghiera; da quella di lode e di ringraziamento a quella dell’abbandono in Dio e di richiesta dalla liberazione dall’angoscia.

 

«Signore, insegnaci a pregare» (Lc 11, 1)

Gesù si preoccupò della preghiera dei suoi discepoli. Raccomandò loro non solo di pregare molto e con insistenza, ma accondiscese pure di comporre per loro una preghiera da rivolgere con fiducia al Padre. La parola Abbà, Padre, sgorgata dal profondo dell’essere del Figlio di Dio fatto uomo, deve anche informare e segnare la nostra vita di figli di Dio. Animati dallo Spirito Santo, ci rivolgiamo al Padre con animo filiale. Gli chiediamo che sia Lui stesso a santificare il Suo nome e a farcelo conoscere sempre meglio, perché lo adoriamo. Lo invochiamo, perché estenda il suo Regno di verità e di grazia dovunque e questo Regno trovi in noi l’accoglienza che merita fino al giorno in cui potremo contemplare nella visione beatifica il Suo volto. Lo imploriamo che sia Lui a operare perché la Sua volontà sia compresa e compiuta da noi e da tutti gli uomini.  

 

Dal cielo alla terra

Nel Padre nostro Gesù orienta il nostro sguardo verso il cielo, ma parla anche dei bisogni fondamentali dell’esistenza umana: il pane quotidiano, il perdono, il superamento delle tentazioni e la liberazione dal male. Queste nostre richieste sono legate alle prime. Insistiamo perché si creino in noi le condizioni per poter costruire la  nostra vita di figli di Dio e così spendere le nostre energie al servizio dell’amore di Dio e del prossimo sempre all’interno del grande disegno salvifico divino.  

Le domande che Gesù ci propone nel Padre nostro non hanno come obiettivo quello di piegare Dio alla nostra volontà, ma quello di elevarci alle altezze della sua paterna volontà perché la possiamo intuire, adorare e compiere. Quando recitiamo la preghiera del Signore, dobbiamo ravvivare in noi la figliolanza divina adottiva, di cui nel Figlio suo ci ha  fatto dono il Padre, del quale cerchiamo di cogliere i desideri per acconsentirvi nella gioia.

 

“Specifico” del Padre nostro è la persona di Gesù, centro della fede cristiana

Se si vuole cogliere lo “specifico”, cioè la novità e l’originalità del Padre nostro, non si può prescindere dalla persona di Gesù, dalla sua esistenza e dalla sua passione, morte e risurrezione. La  novità del Nuovo Testamento è Gesù Cristo e, anche se nel Padre nostro non si parla esplicitamente di Lui, il suo contenuto è in sostanza cristologico, perché il suo insegnamento non può essere svincolato dall’intenzionalità che ha guidato la sua intera esistenza di Verbo incarnato nei confronti della santificazione del nome di Dio, della diffusione del suo Regno e del compimento della sua volontà. Nella recita del Padre nostro noi cristiani non possiamo mettere tra parentesi la nostra fede nel Figlio di Dio, che si è fatto uomo per la salvezza dell’umanità.