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Goma : Natale 2012 e ultimi aggiornamenti

di Piero Gavioli SDB

Natale 2012 a Ngangi

Natale è la festa dei bambini, perché Dio ha voluto diventare un bambino. Quale può essere la festa dei bambini di Goma, nel clima attuale di guerra e di miseria?

Il BICE (Ufficio Internazionale Cattolico dell'Infanzia) scriveva, a fine novembre 2012: "La situazione del bambino, nella città di Goma e su tutto il territorio del Nord Kivu, per il momento non permette la speranza. I bambini sono ingiustamente vittime di omicidi, rapimenti, traumi, abbandoni nelle case o nelle strade, in questa situazione difficile di fuga, di fame e di violenze sessuali.

La guerra scatenata nella città di Goma dal 19 novembre ha causato enormi pregiudizi ai bambini. Si deplora già la morte di bambini in legame diretto con il conflitto. Nei quartieri della città ed nei campi attorno, abbiamo constatato molte volte estorsioni di ogni tipo.

I combattimenti a Goma hanno ucciso in alcuni quartieri una decina di bambini, con pallottole, granate e bombe. Questa stima è provvisoria, ma comunque, '' è troppo anche un solo bambino che muore ingiustamente''.

Una decina di bambini del quartiere Katoyi sono stati reclutati dai ribelli del M23 all'epoca del loro soggiorno nella città di Goma… Numerosi bambini rimangono presi in ostaggio; attualmente anche i bambini del territorio di Nyiragongo sarebbero nella boscaglia in formazione al combattimento.

D’altra parte, il conflitto aumenta in modo tragico la mortalità infantile al momento del parto per i bambini nati prematuramente, a causa del saccheggio dell’incubatrice dell'ospedale generale provinciale di Goma da parte del gruppo ribelle durante le operazioni di estorsione dei beni.

Dovunque, migliaia di bambini sono soli, separati dai loro genitori e famiglie spariti nel fuggifuggi generale. È una devastazione totale. In generale, i bambini non hanno più accesso all'educazione perché tutti hanno paura, i bambini, i genitori, gli educatori…”

Dal suo lato, l'UNICEF, in un comunicato di inizio dicembre, scriveva: " I nuovi affrontamenti nel Nord-Kivu hanno portato a più di 600 il numero totale delle scuole toccate questo anno dal conflitto, il che rappresenta più del doppio rispetto a tre mesi fa. Varie famiglie e le differenti parti implicate nel conflitto hanno occupato o saccheggiato, da settembre, circa 250 scuole in più nel Nord- e nel Sud-Kivu... " Numerosi sfollati hanno trovato rifugio nelle scuole che sono state utilizzate come cucine, mense, dormitori, caserme o magazzini di munizioni. (…) Anche i manuali scolastici e i banchi di scuola sono stati utilizzati come legna da bruciare": l'UNICEF sottolinea che 240.000 alllievi hanno perso parecchie settimane di scuola in aprile, dall'ammutinamento dei militari che hanno creato in maggio l’M23.

 

In questa situazione che "non permette speranza per il momento", la nascita di Gesù porta la tenerezza e la solidarietà di Dio a tutti i bambini in situazione di sconforto. I salesiani ed i loro collaboratori del Centro Don Bosco Ngangi hanno cercato, in modo modesto e concreto, di essere "segni e portatori" di questa tenerezza di Dio.

Abbiamo preparato la festa di Natale con la preghiera: abbiamo pregato la novena, composta dal nostro vescovo Mons. Théophile Kaboy per chiedere la pace, con gli alunni al “buongiorno”del mattino prima di cominciare la scuola, con gli interni alla “buonanotte” della sera, in comunità con gli aspiranti... Un gruppo di bambini di azione cattolica l'hanno pregata ogni pomeriggio durante un adorazione eucaristica. Molte persone e comunità, in Africa ed in Europa, hanno pregato con noi. Così, anche se le truppe dell’M23 sono a 4 o 5 km da Ngangi, da due settimane viviamo in un clima provvisorio di pace. E siamo sicuri che il bambino Gesù ispirerà pensieri di pace ai grandi della terra che partecipano all'incontro di Kampala - che deve riprendere il 4 gennaio 2013.

Il 24 dicembre gli alunni sono venuti come al solito a scuola - le vacanze di Natale sono state quasi soppresse per ricuperare i giorni di scuola persi a causa della guerra. Gli alunni dell'istituto secondario e professionale hanno partecipato, con molta gioia e entusiasmo, ad un concorso di canti di Natale, vinto dalla classe di 2° media. I piccoli della scuola elementare, dopo avere passato un breve esame trimestrale, hanno abbellito le loro classi con presepi originali. Una giuria molto seria è passata ad esaminarli e ha attribuito il 1° premio alla classe 5° B.  

A mezzogiorno, abbiamo invitato ad un pranzo di festa tutti i nostri collaboratori, insegnanti ed impiegati, con i coniugi rispettivi. Ogni famiglia ha ricevuto un pacco con abiti per i genitori ed i bambini. È un segno tradizionale di riconoscenza per un servizio fedele e spesso generoso.

La sera, per ragioni di sicurezza, la messa di mezzanotte è cominciata alle 18. I bambini dei dintorni del Centro - anche quelli che non sono battezzati - hanno sentito che era la loro festa e sono venuti in massa: hanno partecipato ai canti ed alle danze con gioia ed anche con grida meno liturgiche che hanno certamente fatto sorridere il bambino Gesù.

Dopo la messa, gli interni - e con loro i bambini “non accompagnati” che sono ancora al Centro - hanno avuto diritto ad un pasto di festa: menù classico di riso e fagioli arricchito con un piccolo pezzo di carne. Poi, dopo una corta serata di canti e di danze, al momento di andare a letto ciascuno ha ricevuto un pacco, dove ha trovato abiti, sandali, caramelle, giochi, album da colorare… Era già molto tardi nella notte quando i bambini hanno chiuso gli occhi, dopo avere scoperto tutti i loro regali.

La mattina di Natale abbiamo celebrato le messe festive abituali, la prima alle 7 per gli adulti: erano circa 2000 nella grande sala polivalente che serve da cappella. In questa stessa sala, un mese fa avevano trovato rifugio centinaia di famiglie sfollate. A Betlemme, Maria e Giuseppe erano in qualche modo degli sfollati che non avevano trovato posto nella sala comune.  Accanto all'altare, un presepio in forma di capanna. Era il nostro Betlemme, "la casa del pane": il bambino Gesù, deposto in una "mangiatoia" si offre in cibo a tutti gli affamati di Dio. 

Alle 9, durante la seconda messa per i bambini e i ragazzi, c’è stata la presentazione e l'accoglienza dei nuovi chierichetti: 56 ragazzi dagli 8 ai 15 anni hanno ricevuto e indossato la tunica bianca e hanno cominciato ufficialmente il loro servizio all'altare. I loro genitori li hanno accompagnati al momento della messa ed al momento della festa che è seguita.

A mezzogiorno, siamo stati invitati dall'altra comunità salesiana di Goma: un momento di condivisione fraterna e di solidarietà, sempre utile nei momenti difficili. Il pomeriggio è stato tranquillo, i ragazzi interni potevano andare ad augurare Buon Natale ai loro genitori ed amici. La sera, nessuno ha fatto fatica ad addormentarsi.

Ecco, abbiamo celebrato Natale in modo del tutto ordinario: lo straordinario - e ne rendiamo grazie al Signore – è stato di aver potuto farlo, con molta gioia, in un clima di guerra e di insicurezza. L’indomani, abbiamo ripreso la scuola ed il lavoro: il Bambino Gesù è con noi – il suo nome è Emanuele _, è presente in ciascuno dei bambini vulnerabili, orfani, non accompagnati, "smobilitati" (ex soldato)…  che il Centro Don Bosco accoglie ormai da una ventina d’anni. Il Signore ci spinge a dare di più a quelli che hanno ricevuto di meno dalla vita. Qualche volta, ci fa un segno perché possiamo riconoscerlo: l'ultima signora sfollata, rimasta al Centro perché visibilmente incinta, ha “scelto" il pomeriggio di Natale per dare alla luce un bambino. Evidentemente, si chiama Emanuele.      

Goma, 30 dicembre 2012

Piero Gavioli

 

P.-S. Allego la mia traduzione di un appello pubblicato dal giornale Le Monde il 25 dicembre 2012.

"Nel Kivu, si stupra e si massacra nel silenzio"

All'est della Repubblica democratica del Congo (RDC), ossia nel cuore dell'Africa, questa regione è una delle più belle del mondo. Intorno ad un lago, le coltivazioni salgono in terrazze fino in cima alle colline. Acqua, sole, terre fertili, il Kivu avrebbe tutto per vivere felice.

Purtroppo per lui, il suo sottosuolo trabocca di materie prime. Principalmente la cassiterite, un minerale da cui si estrae lo stagno. Ma anche il coltan, altro minerale ricercato. E presto il petrolio, che è stato appena scoperto. Attirate da queste ricchezze facili, da decenni bande di mercenari e di predoni di ogni tipo razziano il territorio e martirizzano le popolazioni. Ogni tanto, si alzano delle voci. Ogni tanto, ritorna la calma. E poi ricomincia il silenzio. E riprendono gli stupri ed i massacri.

Per tentare di limitare queste atrocità, l'ONU ha mandato sul posto, nel 1999, una forza di pace che conta oggi diciassettemila soldati. Ricordiamo che questi diciassettemila caschi blu sono in Congo in nome della comunità internazionale, cioè in nostro nome.

Ma, per mancanza di applicazione reale del loro mandato per intervenire, questi diciassettemila soldati guardano e constatano. L'orrore, in questi ultimi giorni, ha superato un nuovo grado. Delle milizie, tra cui il gruppo battezzato M23, fanno incursioni a Goma e seminano il terrore nella sua periferia. Indossano belle uniformi e brandiscono  armi nuove.

Da dove vengono? Devastano ed uccidono. E stuprano. Stuprano a centinaia di migliaia le donne e i bambini per terrorizzare la popolazione. Stuprano per distruggere. Stuprano per strappare per sempre le identità. Ed i bambini che non hanno massacrato, li arruolano con la forza. E, durante questo tempo, i diciassettemila soldati della Missione dell'ONU per la stabilizzazione nella RDC (Monusco) aspettano una risoluzione del Consiglio di sicurezza che permetterebbe loro di agire.

Conoscete il Kivu? Vi si svolge un dramma. In questo momento stesso. Con già milioni di morti e altri milioni di vite devastate. Un dramma che la comunità internazionale potrebbe fermare. All'istante. Le basterebbe dare l'ordine ai diciassettemila soldati di fare il loro mestiere e di riempire il loro mandato. Il loro mestiere di soldato. E la loro missione di garantire la pace e la dignità della specie umana.

 

Firmatari: Muhammad Ali, fondatore del Muhammad Ali Center; Robert Badinter, ex presidente del Consiglio Costituzionale; Yamina Benguigui, ministro della Francofonia; Jacques Chirac, ex Presidente della Repubblica francese e presidente della Fondazione Jacques Chirac; Rosario Dawson, attrice; Jonathan Demme, regista; Abdou Diouf, ex Presidente della Repubblica del Senegal e Segretario Generale della Francofonia; Eva Ensler, scrittrice e creatrice dei V-Day; Leymah Gbowee, premio Nobel della pace 2011; Stéphane Hessel, ex ambasciatore di Francia; Angelique Kidjo, cantante; Claude Lanzmann, scrittore e regista; Federico Mayor, ex direttore generale dell'Unesco; Denis Mukwege, ginecologo premio dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite; Thandie Newton, attrice; Erik Orsenna, scrittore; Atiq Rahimi, scrittore; Jean Christophe Ruffin, scrittore; Mahamat Saleh Haroun, regista; Valérie Trierweiler, ambasciatrice della Fondazione Danielle Mitterrand.

(Le Monde, 25.12.2012)

 

Piero Gavioli 

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