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Le tentazioni di Gesù, le nostre tentazioni

di Don Ferdinando Colombo

Ritiro di riflessione personale Quaresimale. I concetti chiave, le proposte per un esame di coscienza. Buona Quaresima. 

   Dal vangelo secondo Luca Lc 4,1-13

In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”».
Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». 
Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.
 

 1. Trinità e Spirito Santo

Per poter ben comprendere il racconto sulle tentazioni di Gesù, bisogna fare qualche passo indietro. La missione di Gesù incomincia per tutti gli evangelisti con il battesimo in cui Gesù è riconosciuto Figlio di Dio dal Padre, mentre su di  lui scende lo Spirito.

Troviamo, quindi, nel battesimo di Gesù una esplosione trinitaria:
il Padre che riconosce in quell'uomo lì, di nome Gesù, suo Figlio a cui ha affidato la realizzazione del suo progetto di salvezza, e che opera per mezzo dello Spirito.

Questo ci aiuta a comprendere che in tutta l'attività di Gesù non opera solo Gesù, ma l'intera Trinità; ciò significa che l'intero operare di Gesù è un operare trinitario. 

Anche in noi, inseriti in Cristo, opera la Trinità se la lasciamo operare.

Gesù si muove nello Spirito. Questo per dire come lo Spirito diventa la nuova dimensione storica e divina in cui è collocato l'uomo Gesù e tutti i credenti in lui.

 
2. Come Israele: dalla schiavitù alla libertà dei figli

Luca pone tutta al sua opera sotto la direttiva dell’esodo di Gesù.

C’era stato un antico esodo, quello in cui gli ebrei erano stati liberati da Mosè, dalla schiavitù egiziana per entrare nella terra promessa. Ora la terra promessa è diventata terra di schiavitù dalla quale Gesù deve uscire, portando dietro di sé la gente per liberarla.

 Tornò indietro dal Giordano e si mosse nello Spirito nel deserto ....  questo "tornare indietro" richiama l'azione contraria del popolo ebreo che, invece, provenendo dal deserto, dopo avervi peregrinato per 40 anni, attraversa il Giordano per entrare in Palestina (Gs 3, 1-17).

Gesù, qui, torna indietro e rientra nel deserto per esservi tentato, ripercorrendo, in tal modo, l'avventura dell'antico Israele, richiamata anche dai 40 giorni che Gesù passò nel deserto.

 Nel deserto, Gesù incontra tre tentazioni analoghe a quelle sopportate dal popolo eletto:

  • · cercare il proprio nutrimento al di fuori di Dio; episodio della  manna [Dt 8,3; Cf. Es 16];
  • · tentarlo per soddisfare se stessi; acqua che scaturisce dalla roccia [Dt 6,16; Cf. Es 17,1-7];
  • · rinnegarlo per seguire i falsi dèi che procurano il potere su questo mondo; il “Vitello d’oro” [Dt 6,13; Cf. Dt 6,10-15; Es 23,23-33],

Ma, mentre il vecchio Israele soccombette alle tentazioni, il nuovo Israele (Gesù), ricolmo della forza dello Spirito, ne uscirà vittorioso. Lui, dunque, è il vero Israele, così come era stato pensato dal Padre, capostipite di un popolo nuovo, rinnovato e rigenerato dallo Spirito.

Cristo propone a noi di seguirlo nel rivivere la storia del popolo ebraico, ponendola questa volta nelle logiche divine, affrontando e vincendo, uniti a Lui, le tre tentazioni con la forza dello Spirito..

Tutta la vita e la missione di Gesù sono attraversate dalla tentazione e diventeranno particolarmente significative ai piedi della croce. Cosi è anche per noi.

 

3. La tentazione/prova serve a verificare la nostra fede

Il termine tentazione evoca nella Bibbia

1.  «la tentazione in senso stretto che suppone seduzione e induzione al male.

In questo prima tipologia si colloca, ad esempio, la ribellione nel deserto di Israele che provoca Dio attraverso l’incredulità e la sfiducia.

2. D’altro lato c’è la tentazione/prova che ha la funzione di verificare l’autenticità della fede.

In quest’altro caso, invece, può essere all’azione lo stesso Dio che vaglia la fedeltà di Abramo, imponendogli il sacrifico del figlio Isacco, o quella di Giobbe immergendolo nel gorgo oscuro della sofferenza. Analogo è il caso della persecuzione vissuta dai primi cristiani e vista come un crogiuolo di verifica e di purificazione [1Pt 1,3-9]» (Gianfranco Ravasi).

 

4. Tutta la vita di Gesù è prova

Gesù, prima di iniziare la sua missione deve decidere quali opzioni seguire e quali non seguire.

 “Per quaranta giorni”, i numeri nella Scrittura hanno sempre valore figurato, mai matematico, aritmetico. Il numero quaranta indica ‘una generazione’.

Quello che l’evangelista ci vuole presentare, come del resto gli altri evangelisti, non è un periodo di tempo limitato nella vita di Gesù in cui Gesù ha vinto, in questa gara contro il diavolo e poi dopo è tutto a posto. No, l’evangelista ci dice che tutta la vita di Gesù è stata sotto l’insegna di queste tentazioni, o meglio di queste seduzioni.

Quindi, tutta la vita, quella di Cristo e la nostra, è sottoposta alla prova, alla seduzione.

 

5. Il male, il diavolo

il tema drammatico del Male.
Una realtà più grande dell’umano e di ogni sua potenzialità.

La stessa “personificazione” nel “diavolo” non è una fantasia immaginifica, ma concorre a sottolineare la realtà di un “Nemico”, contro il quale l’uomo soccombe se non è soccorso da “Uno più forte”: per la tradizione ebraico-cristiana, non è semplicemente una “realtà” più forte, ma una Persona, la Persona stessa di Dio.

 Nel nostro brano Gesù si presenta e si rivela come “uomo di Dio”, umanamente esposto alla violenza e alla potenza del Male, ma soccorso e salvato dalla potenza di Dio.

La Parola che oggi riceviamo è dunque una “ikona”, un paradigma del nostro scontro tra il Male e la fragilità umana, ma visitata e salvata da Dio.

 Il diavolo non si presenta come un avversario che tenta Gesù, ma anche noi,  al male, al peccato, ma come un collaboratore che si mette a disposizione e consiglia  tutti i mezzi per affermarsi.

 

6. Anche la Chiesa, la comunità, la famiglia … ciascuno di noi è nella prova

L'evangelista poi alla fine commenta che qui è descritta ogni possibile specie di tentazione di ogni possibile incontro-scontro con il “Nemico” di Dio e dell’uomo.

Ogni tentazione della nostra vita riguarda questi tre ambiti:  le cose, le persone, Dio.
Queste tre tentazioni corrispondono alle tre concupiscenze citate da 1Giov 2,16

  • «voler soddisfare il proprio egoismo,
  • accendersi di passione per tutto quel che si vede,
  • essere superbi di quel che si possiede».

che a loro volta rappresentano le qualità del frutto proibito dell'Eden.

Non si tratta di un elenco di cose proibite, ma della relazione profonda che noi stabiliamo con le cose, con le persone, con Dio

La prima tentazione

"Se tu sei il Figlio di Dio di a queste pietre che  ..."   entro l'orizzonte della fragilità umana,

simboleggiata dalla fame, si svolge la prima tentazione. Il diavolo non mette in dubbio la figliolanza di Dio, anzi, ma dice “giacché sei il Figlio di Dio”, questo è il significato, cioè “sei il Figlio di Dio, usa le tue capacità a tuo vantaggio”. La tentazione consiste nel saggiare, ora che si è incarnato, come lui, uomo, intenda la sua relazione con Dio: servirlo o servirsene.

 La prova che Gesù subisce è quella di usare le sue prerogative divine a suo vantaggio,  per rendere più agevole la sua missione, per un risultato immediato: il cibo, il consenso delle folle.  

 Ma Gesù ribatte dicendo che le sue prerogative divine non sono per se stesso, ma per gli uomini, che lui è venuto a servire perché imitandolo, gli uomini mostrino di fidarsi di Dio.

Sta scritto: non di solo pane vivrà l'uomo: la risposta di Gesù è in realtà una citazione tratta dal libro del Deuteronomio: "Egli (Dio) dunque ti (Israele) ha umiliato, ti ha fatto provare la fame ... per farti capire che l'uomo non vive di solo pane, ma che l'uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore" (Dt 8,3).

La parola che esce "dalla bocca del Signore", infatti, è Cristo stesso, Parola eterna del Padre, uscita dal suo segreto e offertasi all'uomo perché questo comprenda le esigenze di Dio.

Per noi oggi la tentazione è anzitutto quella di usare Dio per il nostro tornaconto immediato.

Inoltre ci fa riflettere sul rapporto che l’uomo ha con la creazione.

Un rapporto che si presenta come ipotesi di una potenza infinita di dominio da parte dell’uomo sulla creazione stessa fino ad illudersi di poter fare a meno di Dio.

La risposta di Gesù (Deuteronomio 8,3 che rimanda all'episodio della manna in Esodo 16) significa che il pane è necessario ma non è il primo obiettivo della vita.

Altrimenti l'accumulo porterà me a morire come figlio e far morire tutti gli altri.

Ogni tanto spunta qualche interpretazione di questa risposta di Gesù che pone in opposizione pane e parola, come a significare: "o Dio o uomo, o preghiera o azione". Ma non è così: Gesù chiarisce che l'unico modo di utilizzare il pane (che è necessario) è di riferirsi alla Parola ossia di condividerlo.

 

La seconda tentazione

La seconda tentazione è quella del potere e dell’avere, congiunti: “il diavolo lo condusse in alto”,’in alto’ è un espressione che indica la sfera divina, quindi gli offre la condizione divina, “e gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria perché a me è stata data e io la do a chi voglio»”. 

 Gesù gli risponde, sempre prendendo una frase dal Libro del Deuteronomio, «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”», cioè l’incompatibilità tra Dio e il potere.

Tra l’amore che si fa servizio e il dominio. C’è Incompatibilità assoluta.

 La denuncia dell’evangelista è drammatica, non è Dio, ma è il diavolo colui che conferisce il potere e la ricchezza. Potere e gloria sono del diavolo e lui le da a chi vuole.

C’è un’unica condizione, “«Se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me  - se farai tua la mia logica di esclusione di Dio dalla vita - tutto sarà tuo»”.  Dio  è un ostacolo da togliere di mezzo.

E' impressionante che Satana dica che la posizione di potere "a me è stata data e io la do a chi voglio". Significa che chi ha scelto il potere, in questo mondo, lo ottiene: perché esiste chi lo favorisce su questa strada.

 Il potere, la ricchezza, la gloria sono del diavolo, e il diavolo è disposto a darli perfino a Gesù, perché? Perché la logica del potere è l’ingiustizia che è esattamente il contrario del Regno di Dio.

Quindi il diavolo sta tentando, sta seducendo Gesù con la presa del potere che è il vero peccato di idolatria: usare il potere per affermare violentemente il Regno di Dio. Il Regno di Dio non si afferma con il potere, ma con l’amore.

Anche per noi oggi, la tentazione è il potere assolutizzato che utilizza, che ricatta, che pretende sottomissione, adorazione, adulazione; il potere di una persona sull’altra che viene ridotta ad oggetto, espropriata della sua libertà, della sua possibilità di decisione; e questo nelle relazioni più prossime, più intime e nei meccanismi sociali, economici, politici e religiosi.

Dunque si è tentati, in alto e in basso, di vendere la coscienza, di prostituirsi, di usare ogni mezzo per raggiungere il potere, per accumulare proprietà, beni, denaro; e per questo di usare le persone, di opprimerle, anche di ucciderle.

L'uomo è un "animale politico" che vive in relazione con gli altri. Ma se la relazione con le persone è di potere e dominio allora diventa uccisione dell'altro: si utilizza l'altro come una cosa, come uno schiavo. Ed è infine uccisione anche della propria umanità: non ci si riconosce né come figli né come fratelli.

Mentre il pane, di cui parla la prima tentazione,  è un bene oggettivo e diventa "cattivo" solo quando noi non lo usiamo da figli,  il potere, invece, non è mai cosa buona: è l'asservimento dell'uomo, la distruzione dell'immagine di Dio. Il potere di Gesù invece sarà quello di essere re dei Giudei, come è scritto sulla croce...: cioè il "potere" di servire tutti.

 

La Terza Tentazione

La terza tentazione sembra riguardare la relazione profonda tra il Figlio e il Padre.

Questa comunione è fatta dalla pienezza dell’abbandono di Cristo alla Persona e alla volontà del Padre. Al completo affidamento del Figlio al Padre. Una comunione che non cerca vie di potenza. 

 Satana conduce Gesù a Gerusalemme.

Per Luca, Gerusalemme è la meta finale verso cui Gesù è rivolto (Lc 9,51-19,28).
Gerusalemme è il luogo in cui si compirà la salvezza e si realizzerà il progetto del Padre: Gesù a Gerusalemme si svelerà al mondo come Salvatore appeso e umiliato su una croce e non eviterà la morte “scendendo dalla croce” attraverso un segno miracoloso di Dio.

Satana mette alla prova ancora una volta la divinità di Gesù e lo pone sul pinnacolo del tempio, che è la casa del Padre.

Il porre Gesù sul tempio è un tentativo di porre Gesù al di sopra del Padre.

Usare, quindi, la sua divinità contro il Padre. Questa tentazione risuona in qualche modo nelle parole di Gesù sul monte degli Ulivi: "Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà" (Lc 22,42).
L'invito di Satana rivolto a Gesù di buttarsi giù costringendo Dio a intervenire a suo favore per evitargli di massacrarsi al suolo, corrisponde all'invito di spingere Dio Padrea modificare il suo piano iniziale, in nome e avvalendosi della sua stessa divinità di Figlio.

 Gesù ha fiducia e dunque non mette alla prova Dio. Ha fiducia qualunque cosa capiti, anche di essere ucciso. Vive il rapporto col Padre non in termini di possesso (avere Dio al proprio servizio, come in certa religione e in certe religioni) ma come Figlio obbediente che si fida.

 

CONCLUSIONE

Riconoscere e vivere il primato di Dio, il servizio, la Parola di Dio e la preghiera per sbaragliare il tentatore, sono indicazioni nette per il discepolo.

Tutta la vita è prova, come per Gesù, ma ci è indicato il cammino della fiducia nel Padre.

Viene messa a nudo l’impotenza dell’uomo se spoglio della potenza dello Spirito Santo; viene marcata l’esigenza di riconoscere in Gesù Cristo, Dio come l’unico salvatore:
Il quadro è reso ancora più drammatico dalla onnipresenza di Satana sempre pronto a colpire; sempre pronto a sfruttar tutte le debolezze, occulte o palesi, delle sue vittime: un nemico che non si arrende alle prime sconfitte, ma capace di attendere tempi più propizi.

 Infine, il misterioso appuntamento “al momento fissato”, per l’ultima e suprema “tentazione”: l’ora della Passione,  che richiede la nostra obbedienza al Padre nell’offerta della vita.

La morte come potenza ultima del Male, diventa anche per noi come per Cristo, un atto di obbedienza, come offerta della  vita, al Padre che ci restituisce una vita d’amore, eterna.

le tentazioni di Ges.doc