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Quaresima e digiuno - riflessioni dalla missione

di De Nardi Giampiero SDB (Honduras)

Don Giampiero De Nardi nel 2011 partiva per la missione, dopo aver ricevuto il mandato dal Rettor Maggiore nella Basilica di Maria Ausiliatrice. Oggi, dopo 16 mesi di lavoro in Honduras e Guatemala, ci invia queste riflessioni:

Parlare di digiuno in Quaresima ha tutto un altro effetto, quando chi ti circonda, lo fa tutti i giorni e non per sua volontà, parlare di astinenza dalla carne, a chi la carne la mangia, se va bene, una volta al mese, è qualcosa di realmente imbarazzante, almeno personalmente. Approfitto per condividere le riflessioni che mi sono scaturite dal cuore, in questi giorni, mentre anche io praticavo il mio di digiuno.

Il digiuno può essere un lusso per chi se lo può permettere. Milioni di persone, lo praticano ogni giorno, e senza desiderarlo, senza volerlo, solo per aver avuto la sfortuna di essere nate in una zona del mondo nella quale la miseria e la fame fanno da padrone. Gesù avverte che la pratica del digiuno è vuota e può facilmente divenire una sorta di sforzo privato, mentre ci chiede di sentirci solidali con i nostri fratelli, di crescere nella misericordia. Il vero digiuno è quello che mi porta a sentirmi partecipe della vita di chi è più sfortunato di me.

Quando ero in Italia mi capitava spesso di ascoltare molti sacerdoti che invitavano a sostituire il digiuno fisico, con il digiunare dalle cose che più ci piacciono, così da purificarci da esse. Oggi non mi sento di condividere più questa visione. Oggi, penso che sia importante digiunare, e farlo sul serio, almeno una volta all’anno, mangiare un solo pasto, per provare sulla propria pelle quello che provano ogni giorno milioni di miei fratelli in tutto il mondo.

Sentire i morsi della fame, può essere un’esperienza favolosa e meravigliosa, se ci interroga sulla fortuna che ci è capitata di poter mangiare ogni giorno; se  ci questiona sul nostro impegno per modificare il mondo, affinché la società sia giusta e i diritti fondamentali garantiti a tutti; se ci fa comprendere cosa provano ogni giorno milioni di persone, quello che li spinge ad agire; se ci  fa sentire davvero fratelli di chi non ha le tue stesse fortune; se ci fa provare i suoi stessi disagi, le sue stesse sofferenze; le sue stesse ansie e paure. L’anno passato in Honduras, (non mi ricordo se già ve l’ho raccontato) mi era capitato di confessare un bambino che mi raccontò di aver rubato il pranzo al fratellino più piccolo. Era l’unico pasto di tutta la giornata per tutta la famiglia, il che equivaleva a lasciare il fratellino senza mangiare tutto un giorno. Il bambino (avrà avuto 12 anni) si sentiva davvero un verme per il gesto che aveva fatto, e mentre me lo raccontava piangeva a dirotto.

Oggi, per me fare il digiuno quest’anno dopo aver visto quello che mangiano alcuni fedeli della mia parrocchia, ha tutto un altro sapore. Questa volta, è un’occasione per sentirmi più vicino a chi soffre. Per la prima volta nella mia vita non mi è costato nulla, perché sarei davvero un’ipocrita a lamentarmi visto quello che soffrono i miei parrocchiani.

Buona Quaresima di digiuno, carità e preghiera

Se Vuoi salire fino al cielo devi scendere fino a chi soffre e dare la mano al povero (Madre Teresa di Calcutta)