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Sulla non violenza

di don Tonino Bello

Carissimi amici,
non posso essere presente tra voi, per adesso. Spero che tra qualche mese le condizioni di salute mi permettano di riprendere con lo slancio di prima un po' tutti gli impegni. Comunque sono felice che questa sera concludete a buon porto un corso molto impegnativo sulla nonviolenza, sulla pace, sulla difesa popolare nonviolenta: temi, questi, che oggi stanno agitando l'umanità, ma che ancora non sono entrati nell'immaginario pubblico della gente, specialmente dei credenti.
lo penso che è ora che si cominci proprio dalle parrocchie, dalle nostre piccole comunità, a capire davvero il significato profetico-evangelico della nonviolenza attiva: come la pensava Gesù a riguardo.
Come egli la pensava a proposito dei cannoni che non c'erano ma che erano sostituiti, a quel tempo, da tante altre violenze subdole: le violenze alle quali noi forse non poniamo attenzione oggi.
Perché, non c'è solo la violenza delle armi. C'è la violenza del linguaggio quando, per esempio, si risponde male ad una persona anche se si ha ragione. Quello è linguaggio violento.
Quando si vuol coartare, piegare la volontà degli altri alla propria, quello è un atteggiamento di egemonia, di superbia. E un atteggiamento violento.
Quando educatori, genitori, maestri, più che modellare l'animo dei discepoli o dei figli in funzione della loro autentica crescita umana, la modellano secondo progetti anche splendidi, però caparbiamente modellati sulle proprie vedute, allora corrono il rischio della violenza.
Quando vantiamo un prestigio forse anche meritato, per cui chi ci vede magari ha paura di noi: anche questa è violenza.
Bisogna stare attenti nell'allacciare rapporti umani più credibili, più veri. Basati sulla contemplazione del volto. Basati sulla stretta di mano che non contenga nascosta la lama di un coltello. Rapporti umani basati sull'etica del volto, dello sguardo. Dobbiamo sviluppare l'etica dell' altro, arricchirci della presenza dell'altro.
Prima si teorizzava sull' essere. I filosofi del primo millennio ne hanno sviluppato le implicanze. Poi sono venuti quelli del secondo millennio e hanno impostato tutto sulla categoria dell'io. Adesso speriamo, e ci sono dei segni molto promettenti, che ci si poggi sulla categoria dell'altro. In principio era «l'altro» e non «l'io». In principio era l'altro. L'altro intronizzato, messo al centro della propria attenzione.
Lo so che possono sembrare affermazioni fumose, dette in tal modo da un delirante. Però vi dico che queste sono le idee vincenti del domani perché sono state seminate già parecchio tempo fa e non sempre da pensatori cristiani, ma anche da uomini di pensiero pagani. Ormai c'è un entroterra culturale che va diventando sempre più serio, sempre più vasto, sempre più scientifico.
Vi faccio tanti auguri. Buona prosecuzione di lavoro e arrivederci a presto.