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La preghiera salesiana: Lasciarsi sostenere da "dentro": la I° colonna

di Don Erino Leoni sdb

Don Bosco sogna e con i suoi sogni si lascia educare da Dio e educa all’incontro con Lui.

In tutta quella vasta superficie delle acque si vede una moltitudine innumerevole di navi ordinate a battaglia…. Queste navi sono armate di cannoni, cariche di fucili, di altre armi di ogni genere, di materie incendiarie, e anche di libri, e si avanzano contro una nave molto più grossa e più alta di tutte loro, tentando di urtarla col rostro, di incendiarla o altrimenti di farle ogni guasto possibile.

 

È famoso il sogno delle due colonne.
Un mare in tempesta, una nave con un capitano, attacco di armi, libri e fuoco.

Due colonne salgono dal mare, la prima con l’Ostia e la scritta “Salvezza dei credenti” e la seconda con Maria e il titolo “Ausiliatrice dei cristiani”.

In mezzo all'immensa distesa del mare si elevano dalle onde due robuste colonne, altissime, poco distanti l'una dall'altra. Sovra di una vi è la statua della Vergine Immacolata, ai cui piedi pende un largo cartello con questa iscrizione: - Auxilium Christianorum; - sull'altra, che è molto più alta e grossa, sta un'Ostia di grandezza proporzionata alla colonna e sotto un altro cartello con le parole: Salus credentium.

 

E la nave ancorandosi saldamente trova vittoria, nuova vita, forza per resistere.

Il papa sbaragliando e superando ogni ostacolo, guida la nave sino alle due colonne e giunto in mezzo ad esse, la lega con una catena che pendeva dalla prora ad un'áncora della colonna su cui stava l'Ostia; e con un'altra catena che pendeva a poppa la lega dalla parte opposta ad un'altra áncora appesa alla colonna su cui è collocata la Vergine Immacolata. Allora succede un gran rivolgimento. Tutte le navi che fino a quel punto avevano combattuto quella su cui sedeva il Papa, fuggono, si disperdono, si urtano e si fracassano a vicenda.

Così la vita, la nostra, bufere che si abbattono nel ritmo dei giorni, attacchi dal clima culturale che distruggono e disorientano il pensiero e indeboliscono la forza del proseguire verso un unica meta, e il fuoco della divisione che sgretola il bisogno fondamentale dell’uomo: essere amato e amare.

Ma dall’Alto è donato il rimedio, la cura, la medicina. La colonna che sostiene, che dona sicurezza, che permette ancoraggi che conducono alla meta.

 

La cosa differente fra sogno e realtà è che don Bosco ha fatto dell’Eucaristia non una colonna a cui ancorarsi, una sorta di sostegno esterno a cui inviare funi di salvataggio, ultima possibilità per non affondare, ma la colonna interiore per cui stare in piedi, la spina dorsale, colonna vertebrale di una vita che non sia afflosciata, ripiegata, inconsistente.

Una colonna da cui dipende tutto il nostro muoverci, il nostro relazionarci, il nostro vivere protesi verso l’alto.

L’incontro con Gesù Eucaristia è certo proprio così, un attracco sicuro, nel rivolgimento del quotidiano. Ma questo non basta. Don Bosco ce lo dice nel trattatello sul Sistema preventivo: La frequente Confessione, la frequente Comunione, la messa quotidiana sono le colonne che devono reggere un edifizio educativo.

 

Si perché con Dio dentro, Carne della nostra carne, Ossa delle nostre ossa, la colonna non si trova fuori ma dentro di noi. Un Dio “dentro”, una Colonna solida perché noi possiamo essere “colonne” per quei fratelli che non sanno più dove attaccarsi. Un Dio dentro che alimenta il più frequentemente possibile la nostra vita, che rimette nel circolo del nostro sangue il Suo sangue sparso e sacrificato, che diventa pelle della nostra pelle.

Un Dio che anticipa nel nostro corpo il mistero del paradiso, dove saremo sempre con Lui,

dove con Lui siederemo al banchetto eterno, dove con Lui sarà pienezza in noi.

Ecco perché don Bosco ha fatto dell’Eucaristia il cardine del suo sistema educativo: perché la meta dell’educazione è la pienezza di maturità che è Gesù Cristo, perché il metodo per educare ed educarsi è il dono senza misura, gratuito, continuo, perché la realtà dell’educazione è un amore che non si ferma, ma che si consuma per l’altro.

 

Allora celebrare l’Eucaristia e vivere di essa è entrare in questa edilizia divina, che ha i propri sostegni nel dono divino, sacrificato sulla croce; in questa anatomia del corpo mistico: che sta in piedi perché ha le fibre ricevute  dal corpo di Cristo crocifisso e Risorto, cresce perché cammina sostenuta dalla grazia del Suo corpo donato gratuitamente sino alla consumazione; in questa coscienza che nella Comunione siamo un tutt’uno con Lui e diventiamo un tutt’uno con i fratelli - anche loro parte dell’unico corpo del Salvatore.

 

In questa linea l’invito di don Bosco a moltiplicare le “visite” a Gesù nel tabernacolo era l’invito a riandare alla fonte per sorseggiare il grande dono ricevuto durante la messa.

È incontrarlo facendo memoria del dono d’amore ricevuto e della unità di misura con cui stare dentro le cose, con cui guardare alla realtà con cui spendersi senza trattenere nulla.

Visite, adorazione prolungata, ringraziamento curato sono il modo di viver un quotidiano tutto impregnato:

di comunione - la misura della preghiera che si fa vita è il dono gratuito, di ringraziamento, di benedizione e lode per tutto quanto si ha, si vive e ci si incontra, da qui nasce la costante allegria;

di forza - sostegno e difesa nelle prove, nelle tentazioni e soprattutto nello scoraggiamento.

La colonna divina, posta dentro, fa di noi dei tabernacolo ambulanti, portatori di Gesù in ogni luogo, anche là dove non sarebbe mai giunto. Lasciandoci edificare dal Geometra divino, lasciandoci nutrire dal Fornaio eterno, e lasciandoci nutrire dal Suo corpo santo saremo anche noi Eucaristia, Dio fatto carne perché tutti possano essere carne Sua.