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Spiritualita': Dal Cuore di Gesù al Cristo totale

di Don Ferdinando Colombo

« Dio ci ha amati per primo, dice la Lettera di Giovanni (4, 10) e questo amore di Dio è apparso in mezzo a noi, si è fatto visibile. Nella storia d’amore che la Bibbia ci racconta, Dio ci viene incontro, cerca di conquistarci. Si spinge fino all’intimità dell’Ultima Cena, fino al Cuore trafitto sulla croce, fino alle apparizioni del Risorto…» (Deus Caritas est). La nostra devozione al Sacro Cuore per essere una risposta d’amore coerente con questo amore appassionato di Dio per noi,la nostra risposta deve ispirarsi ai fatti della vita di Cristo che ci hanno rivelato il suo amore.

Il carattere corporeo della risurrezione di Cristo apre uno spazio enorme, affascinante, alla riflessione sul destino ultimo dell’uomo e del cosmo nella prospettiva cristiana: Gesù Risorto si fa vedere, toccare, mangia, non è un fantasma, come ha affermato l’allora Cardinale Ratzinger «la fede nella risurrezione di Gesù è una confessione dell’esistenza reale di Dio, della sua creazione, del sì incondizionato con cui egli guarda alla creazione, alla materia. La parola di Dio arriva veramente fino all’interno del corpo, il suo potere non termina al margine della materia: abbraccia tutto, e perciò il sostegno di questa parola raggiunge con ogni certezza anche la materia, l’intimità del corpo, e lì si constata la sua efficacia». 

Una parte per il tutto
Il culto va al cuore di carne, ma non vi si arresta. Tutto nella santa umanità di Gesù è adorabile. L'oggetto sostanziale della devozione al Sacro Cuore, non è il cuore fisico, ma è lo stesso Cristo ardente d'amore per Dio e per gli uomini. Dall'Incarnazione infatti Nostro Signor Gesù Cristo è l'oggetto dell'adorazione e dell'amore di ogni creatura, non soltanto come Dio ma come Uomo-Dio.
Non si può più separare la sua divinità e la sua umanità perché il Padre ha voluto che siano unite nell'unica persona del Verbo divino. Perciò tutto in Lui, tanto come uomo che come Dio, merita gli omaggi del nostro culto. Così in Cristo tutto è adorabile: il suo corpo, il suo sangue, le sue piaghe, il suo cuore, e per questo la Chiesa ha voluto offrire alla nostra adorazione questi oggetti sacri. 

Una devozione coinvolgente
La teologia della corporeità che Papa Pio XII ha esposto nell’Enciclica “Haurietis acquas – Attingerete acqua alle sorgenti della salvezza”, dedicata alla devozione al Sacro Cuore, ci invita a dare molta importanza all’esperienza storica e quindi anche corporea del figlio di Dio per approdare con sicurezza ai sentimenti profondi del cuore di Cristo, alla sua totale dedizione al progetto del Padre per la salvezza dell’uomo. 
Ritroviamo questo stesso collegamento tra corporeità e spiritualità anche nella festa del Corpus Domini che è la festa del corpo di Gesù, ma è anche la festa della presenza reale eucaristica, come pure dei suoi sentimenti di offerta e immolazione. Come anche la devozione alle cinque piaghe non ha tanto per oggetto d'onorare le piaghe in se stesse, o il corpo ferito, quanto di ricordarsi ciò che Gesù ha sofferto per noi. 
Ne consegue una valorizzazione del cuore, dei sensi e del sentimento, anche e proprio nell’esprimere la nostra devozione purché il centro di riferimento sia sempre la persona di Cristo, Verbo eterno del Padre e vero uomo nato da Maria, che possiamo onorare ricordando le sue sofferenze, ma ricordando che Lui è il Risorto che ora vive nella gloria del Padre anche con il suo corpo.
È pertanto evidente che la forma perfetta di preghiera che raccoglie in sé tutte queste realtà e le valorizza è la celebrazione dell’Eucaristia.

Cuore a cuore
Per riprendere un'espressione di Giovanni Paolo II, «vicino al Cuore di Cristo, il cuore umano apprende, impara a conoscere il senso vero e unico della vita e del proprio destino, come Cristo, a comprendere il valore d'una vita autenticamente cristiana, vita donata, a guardarsi da certe perversioni del cuore, potere, denaro, sesso; a unire l'amore filiale verso Dio all'amore verso il prossimo. Così - ed è la vera riparazione richiesta dal Cuore del Salvatore - sulle rovine accumulate dall'odio e dalla violenza, potrà essere edificata la civiltà del Cuore di Cristo» (insegnamenti, vol. IX/2, 1986, p. 843).