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Ancora E come Eucaristia

di Don Roberto Carelli

Sostiamo ancora un poco sul rapporto profondo, vitale, decisivo, che intercorre fra il Matrimonio e l’Eucaristia.

L’affinità fra i due sacramenti è davvero strettissima: la Chiesa spiega che la comunione eucaristica “non si aggiunge dall'esterno né rimane parallela” a quella comunione coniugale e familiare che costituisce la “struttura naturale” del rapporto specifico uomo-donna e genitori-figli.

Tale rapporto è così poco esteriore, che Dio “assume questa stessa struttura dentro il mistero dell'amore di Cristo per la sua Chiesa, e pertanto la trasforma interiormente e la eleva a segno e luogo di comunione nuova, soprannaturale, salvifica” (Comunione e comunità, 8).

Il prezzo dell’amore

L’esperienza parla chiaro: anche il matrimonio che parte con i migliori auspici viene presto o tardi messo alla prova. L’originalità della famiglia sta nel tenere unite la forza dell’amore e la stabilità dei legami: ma allora come mai tra gli sposi, nonostante i sentimenti e gli investimenti dei primi tempi, tanto spesso l’affetto si dissocia dalla fedeltà? E perché diventa così difficile scambiarsi il corpo e la parola? Perché le spose smettono di offrire un corpo ospitale ai loro sposi, e perché tanti sposi sono così poco generosi nell’offrire dialogo e servizio alle proprie spose?

Occorre essere sinceri: non è facile! Dice saggiamente il Concilio: “per tener fede costantemente agli impegni di questa vocazione cristiana si richiede una virtù fuori del comune”, ed è solo la presenza di Gesù negli sposi e tra gli sposi che consente di liberare i legami familiari dai macigni dell’orgoglio e del risentimento, dalla continua attenzione ai difetti dell’altro e dall’illusione di soluzioni alternative. È solo la forza della preghiera e della grazia eucaristica che può garantire quella “fermezza dell’amore, quella grandezza d’animo, quello spirito di sacrificio”che sanno superare vittoriosamente ogni dispiacere e ogni torto, ogni umiliazione e ogni delusione (GS 49).

Senza Eucaristia non c’è Matrimonio!

Il sacramento dell’Eucaristia è pertanto la radice, la linfa e la pienezza della sacramentalità del matrimonio! Ciò significa che senza Eucaristia non c’è Matrimonio! Mons. Bonetti ha giustamente osservato che staccare le nozze umane dalle nozze divine è come “staccare la terra dal sistema solare”: ne verrebbe un buio totale, un freddo glaciale: senza il vino buono e abbondante dell’Eucaristia, il Matrimonio si riduce presto a cercare penosamente l’acqua di quel rispetto e quell’affetto, di quel riconoscimento e quell’appagamento, di quell’andare d’accordo e di quello spirito di servizio di cui abbiamo continuamente sete e di cui non sappiamo dissetarci con le sole nostre risorse. 

Ma appunto questa è la lieta notizia: in forza dell’Eucaristia, l’amore coniugale non si ridurrà al tentativo di amarsi, sarà la grazia di potersi amare, sarà prima un dono da accogliere che un compito da eseguire, non sarà un semplice desiderio o un puro comandamento, ma prima di tutto una realtà accessibile e attuabile! Si capisce bene perché Giovanni Paolo II, da giovane sacerdote, consigliava gli sposi di non dire “ti amo”, ma “partecipo con te dell’amore di Dio”! Perché appunto non esiste un amore umano autosufficiente rispetto all’amore divino che ne sta all’origine e a compimento: “in fondo – come ha spiegato bene Benedetto XVI nell’enciclica sulla carità - l’amore è un’unica realtà, seppure con diverse dimensioni” (DC8).

Non esiste che un solo amore!

Davvero profonda è l’analogia fra la comunione eucaristica e la comunità familiare: in entrambe circola lo stesso amore! Pensiamoci un po’, anche solo per cenni:

1. Nell’Eucaristia non si realizza un semplice dono, ma un dono d’amore: proprio come in famiglia, in cui i legami si stabiliscono a motivo dell’amore.

2. Inoltre nell’Eucaristia Gesù non ci dona qualcosa, ma ci offre se stesso, e generando con il suo sacrificio la Chiesa come sua Sposa (Ef 5), ci ridona a noi stessi come creature nuove (2Cor 5): proprio come avviene in famiglia, che in tutti i sensi realizza il dono della vita, in forma nuziale con il dono della propria vita, in forma parentale con il dono di una nuova vita.

3. Ancora, nell’Eucaristia, come in famiglia, l’unità d’amore comporta la differenza: in un caso fra la nostra povertà e la ricchezza del Signore, nell’altro fra la forza dell’uomo e la tenerezza della donna: certo, in entrambi i casi c’è una “bella differenza”, che realizza l’unità e la fecondità dell’amore.

4. E poi, come in famiglia si ama, si genera e si nutre non solo con l’anima ma anche con il corpo, così anche nell’Eucaristia Gesù ci ama, ci genera e ci nutre con il dono del suo Corpo: si tratta sempre di amore incarnato, mai puramente spirituale, un amore fatto non solo di buone intenzioni, ma di presenze reali.

Viene da dire: come è concreto l’amore di Dio! E come è dolce pensare che grazie all’Eucaristia, “sacramento dell’amore”, la famiglia diventa il primo ambiente in cui fare esperienza del “comandamento nuovo” di Gesù, dove non passa solo la carne e il sangue, ma anche la fede e la grazia; dove l’affetto non è solo istinto, ma volontà; dove il volersi bene non è solo attaccamento piacevole, ma dedizione fino al sacrificio; dove si impara ad amare “come Gesù ci ha amati” e si smette di vivere per se stessi; dove ci si fa servi per amore e non per debolezza; dove si è disposti a dare la vita, a soffrire e a morire per l’altro; dove si raggiunge quell’unità d’amore che l’uomo può soltanto desiderare, ma che solo in Gesù si può realizzare!