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Preghiera salesiana: Una preghiera per l' anima

di Don Erino Leoni

Ci sono alcuni episodi nella vita che ti insegnano a pregare, che ti conducono là dove Lui abita. Così è capitato a Domenico entrato subito nel metodo che quel prete accogliente usava per entrare nel cuore di Dio. E don Bosco stesso che ce lo racconta:

si recò in mia camera per darsi, come egli diceva, interamente nelle mani dei suoi superiori. Il suo sguardo si posò subito su di un cartello, sopra cui a grossi caratteri sono scritte le seguenti parole che soleva ripetere San Francesco di Sales: Da mihi animas, cetera tolle. Lesse attentamente, ed io desideravo che ne capisse il significato. Perciò l'invitai, anzi l'aiutai a tradurle e cavar questo senso: O Signore, datemi anime, e prendetevi tutte le altre cose. Egli pensò un momento e poi soggiunse: «Ho capito: qui non si fa negozio di danaro, ma negozio di anime, ho capito; spero che l'anima mia farà anche parte di questo commercio». (Bosco G. Vita del Giovinetto Domenico Savio)

 

Quel cartello aveva colpito nel segno. Ciò che doveva essere memoria per Don Bosco per Domenico era diventato una scuola. Scuola di preghiera, via per giungere al cuore di don Bosco e sintesi di come don Bosco parlava con Dio.

 

Da mihi animas. Dammi le anime.

Signore ti chiedo solo ciò che è essenziale. Dammi la cosa più preziosa dell’uomo, dei miei ragazzi. Dammi ciò che li fa più simili a Te. Perché se non ho questo per la loro salvezza, perché Ti conoscano, perché siano felici oggi e per l’eternità, non ho nulla. Tutto quanto faccio è inutile se non serve alle anime, se non serve a portare a Te, al dono della tua eternità, al paradiso.

Preghiera essenziale. Preghiera autentica perché apre al dono. Perché desidera ciò che desidera Dio in Gesù: “Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato (Gv 17,24)… Questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nessuno di quelli che egli mi ha dati, ma che li risusciti nell'ultimo giorno.… (Gv 6,39)”.

Questa è la preghiera autentica, dove il nostro volere diventa il volere di Dio. La preghiera salesiana è una preghiera appassionata che porta alla ricerca di chi è lontano, in pericolo, a rischio. Una preghiera che non chiude ma apre e dilata il cuore agli spazi del mondo, sino all’ultimo dei piccoli… Preghiera che non chiede per se né benessere, né salute, né altro, ma implora la grazia di custodire i fratelli, di amare maggiormente, servire il mistero racchiuso nel cuore di ciascuno perché possa giungere al vertice del Bene: Dio.

 

Coetera tolle. Toglimi tutto il resto. Questo è il secondo passo, necessario.

Toglimi, Signore, perché nulla mi separi dal dono, nulla appesantisca il mio andare verso chi ha bisogno, perché nulla freni o si frapponga al portare le anime là dove trovano il loro compimento.

Una preghiera esigente, che non fa sconti, non si piega a troppo sentimento. Una preghiera che chiama all’ascesi, all’essenziale, all’irrinunciabile.

Gesù ci ha insegnato questo «io per loro offro la vita» (Gv 10,18). Per queste anime si è fatto uomo, per queste anime ha offerto la Sua passione, per questo ha celebrato la Sua Pasqua. Per questo continua nell’Eucaristia a offrire se stesso. Dare tutto. Senza riserve. È questo a cui conduce la preghiera e la preghiera salesiana.

 

Un dono gratuito. Un dono offerto. 

Terminare la preghiera è iniziare il dono. O forse, meglio, la preghiera diventa dono. E il dono continua la preghiera.

Don Bosco in quel cartello ha posto tutto il suo grido orante. Ha riversato la sua sofferenza per miriadi di ragazzi che si perdono, che sono abbandonati, soli, senza qualcuno che li conduca per la via della gioia piena. Don Bosco ha pianto per loro… e ha continuato a pregare gridando con tutto il suo cuore di padre: Dammi le anime, Signore, prenditi, toglimi tutto il resto. E la sua veste alla fine era logora. Come la sua vita. Perché Dio aveva ascoltato questa continua preghiera.

La nostra preghiera, allora, da don Bosco è così educata. Una preghiera apostolica, come discepoli di Gesù che vedono che la messe è molta ma gli operai sono pochi. Una preghiera che implora che i ragazzi, i giovani, ogni uomo non vada perduto. Una preghiera che ci rimbocca le maniche, che diventa passione nel dono, che diviene impegno fattivo per salvare il fratello, il più povero, il più piccolo.

Don Bosco uomo dello Spirito, uomo di continua preghiera è, per questo, uomo di grande azione, di instancabile donazione e maestro di una vita interiore che non si esaurisce in “tempi di preghiera” ma si diffonde in una continua preghiera che è desiderio di salvezza delle anime. Desiderio e azione. Perché il desiderio è preghiera e perché il servizio per la salvezza delle anime ne è la conseguenza più naturale.

Preghiera che diviene vita, e vita eterna per sé e per i fratelli. Allora termineremo ogni momento di esplicito incontro con Gesù con un cuore così infiammato che non potremo trattenere nulla. E la Messa non sarà finita perché la messe ci attende. E quello che “avremo fatto al più piccolo dei suoi fratelli più piccoli” (cfr Mt 25) lo avremo fatto a Lui. Incenso, candele e fiori offerti al suo corpo o alla sua immagine, dolcezza, accoglienza, carità offerta a Lui presente nei poveri. Unità di vita che ruota attorno all’unico Signore nel suo Capo e nel suo corpo: la Chiesa,