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Adolescenza: Educare gli adolescenti ai tempi di Facebook

di Don Giuliano Vettorato, salesiano

Un campione di minorenni pugliesi è stato recentemente sondato sull’uso di Internet.
Il 92% degli intervistati ha detto di avere a disposizione la connessione Internet in casa senza limiti di tempo. Metà di loro (48%) dedica alle relazioni online da tre ore in su. Della parte restante, il 35% naviga in rete da 1 a 2 ore e solo il 16% non più di un'ora.
Ma cosa fanno per tre ore su Facebook i teenager pugliesi?
Chattano con gli amici (60%), condividono link (17%), leggono quello che fanno gli altri (10%) o scrivono post e messaggi personali (8%).

Amicizia o illusione

Ciò che impressiona è il numero di contatti su Facebook dichiarati.
Ben il 56% dei pugliesi ha dichiarato di avere più di 500 contatti sul social network. Il 23% degli adolescenti pugliesi ha tra i 200 e i 400 contatti e "solo" il 14% meno di 200 contatti.
La dice lunga sulla facilità di tessere relazioni sociali il fatto che oltre il 52% degli studenti ritiene che non oltre un quarto dei contatti siano da considerarsi veri amici: molti dunque gli estranei conosciuti solo attraverso lo schermo del computer.

Rischio di commettere reati

Molti adolescenti sostengono di essere a conoscenza dei pericoli della rete, ma in realtà, alla prova dei fatti, risulta che non è vero, o, almeno, non è vero per tutti.
Da alcune inchieste risulta che comportamenti illegali (come quello di presentarsi sotto falso nome, o di dichiararsi maggiorenni quando non lo si è, oppure tredicenni per poter accedere a Facebook, ecc.) non siano considerati un reato, anzi per alcuni non costituiscono nemmeno un problema. Anche quello di filmare col cellulare scene di bullismo o esibizioni sessuali e poi mandarle su Youtube non è ritenuto da molti un reato. Non parliamo poi di scaricare musica, film, programmi pirata, ecc.

Stalking mortale

Mentre sto scrivendo (Febbraio) siamo ancora tutti sotto shock per la terribile notizia di Nadia, una 14enne di Cittadella che si è lanciata nel vuoto dopo aver ricevuto via web insulti e inviti espliciti a suicidarsi.
Ma prima di Nadia c'erano stati altri casi: Hannah Smith (13 anni di Leicestershire), Joshua Unsworth (15 anni di Lancashire), Jessica Laney (16 anni della Florida), Ciara Pugsley ed Erin Gallagher (15 e 13 anni dell'Irlanda).
Se è vero che per molti si tratta solo di uno scherzo, non per tutti è così: sempre più adolescenti rimangono vittime della calunnia e della violenza virtuale.

 

Cosa fare?

È la domanda che si pongono tanti genitori, che si sentono impotenti di fronte al nuovo che avanza.
La prima cosa da fare è quella di uscire dal senso di impotenza che li attanaglia.

«Molti adulti – ha scritto Rita Guma, ingegnere, insegnante ed esperta di diritti, il 12 febbraio sul “Fatto quotidiano” – si avvicinano al rapporto che i ragazzi hanno con la rete, con ignoranza, paura, desiderio di integrarsi e dimostrare che possono essere come loro, ma non siamo e non dobbiamo essere come loro: loro sono giovani e noi siamo coloro che dovrebbero impartire l’educazione, limitare se necessario, dare il buon esempio, aiutare a crearsi uno spirito critico.

Informiamoci

Abbiamo paura di apparire retrogradi. Allora, prima di tutto informiamoci bene e non facciamoci spaventare da un ragazzino smanettone che sembra saperne troppo ma in realtà non sa le cose che davvero contano. Quanti sono al corrente delle insidie nascoste nella rete?»

Informiamoci per poter spiegare e sostenere una conversazione con la generazione dei “nativi digitali”: vi sorprenderà quanto poco ne sanno.

Non rinunciamo a porre i giusti limiti

In secondo luogo – informati o meno che siamo – non accettiamo che siano loro a dettare le regole sull’uso del mezzo digitale, stabiliamole noi.
Ad esempio, per telefonare basta il cellulare, quindi evitiamo di comprare loro strumenti più avanzati che consentono di fare riprese a scuola (dove il telefono dovrebbe essere spento) e di connettersi per pubblicarle subito online.
L’ideale sarebbe giocare d’anticipo, prima che si creino situazioni per le quali l’unica ma indigesta soluzione sarebbe tornare indietro.

Infine non tolleriamo e tantomeno stimoliamo un approccio egocentrico della rete, ovvero il ragazzino sceneggiatore, protagonista e regista di se stesso, l’io che cerca di filmare ogni momento, si mette in posa con l’autoscatto e poi è online in cinque secondi e si mostra a tutto il mondo. Fa tenerezza o orgoglio (perché pure noi, in fondo, pensiamo che sia speciale), ma dovrebbe anche ispirarci cautela. (fine 1 parte)