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Il nostro Santuario: La statua di Maria Ausiliatrice

di Daniela Dal Monte

La statua di Maria Ausiliatrice

Nel nostro Santuario, sull’altar maggiore ha un posto d’onore la statua di Maria Ausiliatrice scolpita nel legno da Luigi Riva.

“Auxilium Christianorum”, ‘Aiuto dei Cristiani’, è uno dei titoli dato alla Vergine Maria in ogni tempo e così viene invocata anche nelle litanie Lauretane a Lei dedicate. Sempre è stata ribadita la presenza mediatrice e soccorritrice della Madonna per chi la invoca, ma la grande occasione storica della proclamazione ufficiale del titolo “Auxilium Christianorum” si ebbe con il papa san Pio V (1566-1572), che le affidò i destini dell’Occidente e della Cristianità, nella grande battaglia navale di Lepanto (1571) contro i Turchi, come li chiamavano allora.

Questo titolo, pur utilizzato anche nei secoli successivi, non era particolarmente popolare, finché san Giovanni Bosco nell’Ottocento lo ripropose su invito stesso di Maria stessa in una di quelle visioni che Don Bosco era solito chiamare “sogni”.

Negli anni della formazione Don Bosco invocava Maria con il titolo abituale dei torinesi: “La Consolata”, ma ben presto si fece promotore dell’Immacolata, il cui dogma fu proclamato nel 1854. Ma guidato dalle visioni che orientavano tutte le sue scelte ben presto pose la sua opera di sacerdote e fondatore sotto la protezione e l’aiuto di Maria Ausiliatrice, a cui dedicò la basilica costruita a Torino Valdocco. A lei si rivolgeva con fede per ogni necessità, specie quando le cose andavano per le lunghe e s’ingarbugliavano; a Lei diceva familiarmente: "E allora incominciamo a fare qualcosa?" e i miracoli, fisici, ma soprattutto spirituali costellavano le sue giornate.

Nel nostro Santuario del Sacro Cuore non poteva mancare dunque l’Ausiliatrice e dal 1993 la vecchia statua di gesso è stata sostituita da un autentico capolavoro scolpito da Luigi Riva, che lo ricavò da un unico grande tronco di pino. La statua è scolpita in un unico blocco a grandezza naturale, mentre il tronco fa da colonna e quasi da riparo alla Madre, che tenendo in braccio il figlio rivolge il suo sguardo dolcissimo all’assemblea dei fedeli  ai quali lo mostra e quasi lo porge.

Voluta e commissionata da don Giuseppe Boldetti, che era il parroco, la scultura lignea si trova nel presbiterio, di fianco all’altar maggiore. La Vergine è rappresentata secondo gli stilemi che le sono propri, come è raffigurata nel grande quadro del Lorenzone a Torino, secondo le precise indicazioni imposte da don Bosco al pittore. Il volto, particolarmente bello, è leggermente proteso in avanti quasi a voler incontrare senza indugio i fedeli che le si avvicinano. L’artista è riuscito a dare al corpo di Maria la snellezza di una giovane mamma e la saldezza di chi non teme davanti ai pericoli. Il Bambino Gesù completa l’atteggiamento della Madre e spalanca le braccia sorridendo. È bello fermarsi a contemplarla perché ti senti invogliato a parlarle, a pregare. Molti fedeli si sentono incoraggiati a superare i sette gradini del presbiterio e a raggiungerla per poterle parlare nell’intimità della preghiera.

Da testimonianze dirette  sappiamo che  questa scultura fu fatta del tutto gratuitamente e che il parroco, don Giuseppe Boldetti, dovette più volte incoraggiare l’autore, che era perfezionista e sempre scontento della bellezza della sua opera, perché la voleva degna del paradiso. Lo scettro, la corona della Madre e quella del Figlio furono realizzati in oro grazie alle offerte dei parrocchiani.

Lo scultore Luigi Riva, salesiano coadiutore, ossia religioso ma non sacerdote è nato ad Arosio (CO) il 22 Marzo 1923 ed è morto a Bologna il 3 Novembre 2006.

Accolto giovanissimo come aspirante tra i Salesiani di Milano, proseguì nella sua vita di “religioso laico” fino a pronunciare i voti perpetui. Maestro d’arte insegnava con abilità e grande comunicativa. Si distinse sempre per l’operosità, la disponibilità, l’umiltà e la costante ricerca di affinamento della sua arte che raggiunse livelli davvero notevoli.

La forte vita interiore lo spinse ad offrirsi volontario per le Missioni dell’Argentina, dove visse dal 1948 al 1960, in particolare nella Comunità di Sant’Isidro. Maestro di disegno e intaglio, continuò a perfezionare, con lo studio e l’impegno,  le sue doti di artista e di educatore.

Rientrato in Italia visse  nelle comunità salesiane di Bologna e di Parma. In tutti questi anni, anche se rallentato dalla malattia, si dedicò alla scultura: legno, bronzo, terracotta, prediligendo i soggetti sacri.

Il suo capolavoro è la via crucis che scolpì sempre in legno di rovere per la chiesa di san Giovanni Bosco, alla periferia est di Bologna, nel quartiere Mazzini.

Questa via della Croce che gli costò cinque anni di intensa attività, fu collocata nella chiesa nel 1984: ognuna delle quattordici formelle è un capolavoro in se stessa; anche le dimensioni e la profondità non sono comuni (cm 64x82x20) e danno un risalto eccezionale alle figure rappresentate., Fu deciso di non disperderle lungo le pareti della Chiesa, ma furono collocate, nella quaresima 1991, una a fianco all’altra su un'unica parete lunga 15 metri. I pannelli non si limitano ad indagare e rappresentare i sentimenti del cuore di Cristo durante la passione; entrano in scena personaggi contemporanei a noi che interrogano il Cristo sul senso del dolore e della morte. Così troviamo anche il volto di persone a lui care nei panni dei diversi personaggi. In particolare il Cireneo ha il volto di suo padre; l’artista ha rappresentato se stesso nella XII stazione nell’atto di scolpire le parole”Jesus rex”: il suo grande atto di fede come uomo, come religioso, come artista.