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Settimana Santa

Il lungo periodo della quaresima, si conclude con la Settimana Santa.
Con la Domenica delle palme inizia la grande settimana. La benedizione delle palme, da cui questa domenica prende il nome, e la processione che ne è seguita vogliono evocare l’ingresso in Gerusalemme di Gesù e la folla che gli va incontro festosa.
Forse la nostra personale processione appare un po’ povera rispetto a ciò che dovrebbe rievocare. L’importante non è prendere in mano le  palme gli ulivi e compiere qualche passo verso la Chiesa; ma vogliamo esprimere la volontà di iniziare un vero e proprio cammino.

GIOVEDÌ SANTO
Con il Giovedì Santo entriamo nel cuore dell’anno liturgico, il Triduo Pasquale. Ci si riunisce per fare memoria di quella prima eucaristia celebrata da Gesù. Qui ritroviamo altri segni: un pezzo di pane, un po’ di vino, una bacinella con l’acqua, e un asciugatoio.
Il segno del pane e del vino anticipano il sacrificio cruento della Croce avvenuto un volta per tutte sul calvario. Quando noi partecipiamo alla messa feriale o domenicale, noi celebriamo tutti gli eventi successivi alla cena: agonia, passione, crocifissione, morte di Gesù, la notte gelida del sepolcro, e il mattino radioso della resurrezione. Il segno della brocca e dell’asciugatoio invece indica l’atteggiamento del servizio reciproco, animato dall’amore e dall’accoglienza.
Il Signore ci dice di ripresentare questo gesto nel nostro piccolo servizio in parrocchia, nel mondo e nella nostra famiglia. Il cambiamento del nostro stile di vita, di prospettive, del nostro modo di pensare è una vera e propria Pasqua che noi celebriamo insieme a Gesù.

VENERDÌ SANTO
È il giorno nella quale siamo invitati a volgere lo sguardo verso colui che hanno trafitto (cf. Gv 19,37).Gesù spira il suo ultimo alito di vita, che ancora oggi e per i secoli eterni anima e animerà ancora i passi della Chiesa, i nostri passi.
Il venerdì santo è un giorno molto intenso e commovente. È il giorno della primavera per la Chiesa. Si una primavera di sangue. Quel sangue d’ora in avanti scorrerà nella Chiesa e salverà tutti coloro che ad essa si abbevereranno. Questa grazia scorre ancora nelle vene della Chiesa, nei sacramenti.
Gesù muore, come muore ogni uomo solo, spaventato, rassegnato. Muore come muoiono i bambini che non diventeranno mai adulti e non conosceranno mai le gioie dell'amore, muore come muore la folla dei disperati di ogni epoca, per cui la morte diventa l'unico e definitivo gesto di consolazione e di bene. Ogni discepolo di Cristo in fondo, è chiamato a morire.
Ma cosa significa morire? Togliersi la vita? No assolutamente!
Per noi morire significa : Non sono più io che vivo (Gal. 2, 20): mi sono lasciato spogliare delle mie ragioni; il mio " io " è stato calpestato, io non urlo nel cuore la mia ira e il mio risentimento, ma piuttosto, tra le lacrime, grido la mia libertà.
Ora solo può cominciare a vivere in me Cristo, quel Cristo che accettò per primo la stessa mia sorte, che fu umiliato e offeso come me, molto più di me. 

SABATO SANTO
Il vissuto dei discepoli nel sabato dopo la crocifissione del Maestro è di grande smarrimento. Perché sono tanto smarriti? Perché il loro Maestro è stato ucciso, il suo appello alla conversione non è stato ascoltato, le autorità lo hanno condannato a morte.
C’è stato, a partire dalla cena pasquale, un succedersi di fatti imprevedibili che li ha sorpresi e resi muti.
Si ha l’impressione in questo giorno che Dio sia diventato muto, che non parli, che non suggerisca più linee interpretative della storia. Manca ogni prospettiva di futuro, non si vede come uscire da una situazione di catastrofe e di crollo delle illusioni, sono assenti persino quei segni che incominceranno a scuoterli al mattino della domenica.
Qui sorge impellente una domanda: perché fermarsi al sabato santo? Perché riflettere sullo smarrimento dei discepoli? Non siamo già nel tempo della Pasqua?
È vero: siamo già nel tempo della resurrezione. Nel nostro cuore c’è solo spazio per la gioia e per la letizia. Il peccato è vinto nella sua forza inesorabile di distruzione e però continua a coinvolgere innumerevoli situazione della storia, e della vita degli uomini. Siamo in una situazione simile a quella dei discepoli di Emmaus nella mattina di Pasqua.
Gesù è risorto, le donne hanno trovato il sepolcro vuoto, gli angeli hanno detto di non trovarlo tra i morti, ma il loro cuore è ancora appesantito. Siamo simili agli apostoli nel cenacolo, che hanno già sentito parlare della risurrezione e tuttavia sono ancora chiusi in casa per la paura (Gv 20, 19). Ancora oggi questa buona notizia, è costretta a farsi strada fra la diffidenza e il rifiuto. I sentimenti di smarrimento e di paura dei primi discepoli nel sabato santo vanno contrastati e vinti con la fede e la speranza di Maria. Lei è stata in silenzio ai piedi della Croce nell’immenso dolore della morte del Figlio e resta in silenzio dell’attesa senza perdere la fede nel Dio della vita. Che cosa dici Maria dall’abisso della tua sofferenza? Che cosa suggerisci ai discepoli smarriti? Mi pare che Maria ci sussurri una parola simile a quella detta un giorno dal Figlio: “Se avrete fede pari aun granellino di senapa….” (Mt 17,20). 

VERSO LA RESURREZIONE
Dopo aver accompagnato Gesù nel venerdì santo verso la passione e la morte, anticipate nell’eucaristia del giovedì santo e dopo aver sostato in silenziosa meditazione nel sabato santo, Cristo risorge.
È pasqua, la pasqua del Signore. La resurrezione di Cristo è davvero l’unica realtà che conta e dà senso alla nostra esistenza.
La fede nella resurrezione si basa sulla testimonianza di coloro che ne sono stati partecipi, delle donne che scoprono la tomba vuota e ascoltano l’annuncio dell’angelo, degli apostoli che videro il Signore vivo.
Vogliamo interrompere questa testimonianza trasmessa lungo questi secoli? Allora lasciamoci guidare da quell’ultimo sospiro di Cristo sulla Croce; lasciamoci sospingere dallo Spirito Santo. Lasciamo che lui parli nella nostra vita e nella vita di chi sta intorno. 

MA NON FINISCE QUI…………………. L’AVVENTURA CONTINUA
La Chiesa, ancora oggi grida a tutto il mondo che il Signore è risorto. Questo è l’annuncio di speranza. Noi che diciamo di credere alla resurrezione siamo invitati si ad accogliere il Risorto nella nostra vita. Ma non è tutto.
L’avventura continua……….. siamo chiamati come dicevo, ad accogliere Gesù risorto e a cambiare modo di vedere e pensare. Dobbiamo accettare che l’amore di Dio dissolva le nostre paure. Oggi, il giovane che vuole vivere secondo il vangelo nella sequela di Gesù, dentro le sfide del proprio tempo, è consapevole che deve prendere su di sé la propria croce. Sa che deve rinnegare se stesso, non nel senso di non avere stima di sé e di non desiderare grandi progetti per il suo domani, ma nel senso che solo nel Signore Gesù può trovare la pienezza della propria vita e il compimento dei propri sogni. La sua vita sarà realizzata ed autentica nella misura in cui saprà mettersi in gioco per il Signore e per i fratelli nel segno del dono di sé. La sintesi e il centro di questa scelta, dunque, non possono che essere la croce di Gesù.
Una vita evangelicamente vissuta e realizzata è una vita nel segno dell’imitazione di Cristo.
Vorrei concludere con un brano di un dramma scritto da K. Woityla, intitolato Raggi diPaternità:

"Nasciamo anche attraverso una scelta – nasciamo allora dal di dentro,
e non nasciamo di colpo, ma come pezzetto per pezzetto …
Allora non tanto nasciamo, quanto piuttosto diveniamo.
Ma ad ogni momento possiamo non divenire, possiamo non nascere.
Ciò dipende da noi. E per questo – pezzetto per pezzetto –
io cerco una garanzia
per la parola "mio". La cerchi anche tu, figlia?
La nascita ha inizio da un’unione interiore.
In questo sta l’amore."

La vera sfida con cui è sfidata la nostra libertà, è questa: è posta da e nello scontro fra luce tenebre che accade in noi, nelle scelte; e fuori di voi, nel mondo e nella società in cui viviamo.La sfida è vivere l’esperienza meravigliosa della fede.

Leggi anche la riflessione sulla domenica delle palme ...

La Passione di Cristo nella nostra vita
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