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Giuseppe, padre e marito

di don Ferdinando Colombo

 

Ritiro del 24 dicembre 2009

 

San Giuseppe, sposo di Maria, padre di Gesù.

 

Preghiamo.  Dalla lettera di Paolo Apostolo ai Colossesi:

15 Il Dio invisibile si è fatto visibile in Cristo,

nato dal Padre prima della creazione del mondo.

16 Tutte le cose create, in cielo e sulla terra,

sono state fatte per mezzo di lui,

sia le cose visibili sia quelle invisibili:

i poteri, le forze, le autorità, le potenze

Tutto fu creato per mezzo di lui e per lui.

17 Cristo è prima di tutte le cose

e tiene insieme tutto l'universo.

18 Egli è anche capo di quel corpo che è la Chiesa,

è la fonte della nuova vita,

è il primo risuscitato dai morti:

egli deve sempre avere il primo posto in tutto.

19 Perché Dio ha voluto essere pienamente presente in lui

20 e per mezzo di lui ha voluto rifare amicizia con tutte le cose,

con quelle della terra e con quelle del cielo;

per mezzo della sua morte in croce Dio ha fatto pace con tutti.

 

 

Riflessioni

Il servizio della paternità

Come si deduce dai testi evangelici, il matrimonio con Maria è il fondamento giuridico della paternità di Giuseppe.
E' per assicurare la protezione paterna a Gesù che Dio sceglie Giuseppe come sposo di Maria. Ne segue che la paternità di Giuseppe - una relazione che lo colloca il più vicino possibile a Cristo, termine di ogni elezione e predestinazione (cfr. Rm 8,28s) - passa attraverso il matrimonio con Maria, cioè attraverso la famiglia.
Gli evangelisti, pur affermando chiaramente che Gesù è stato concepito per opera dello Spirito Santo e che in quel matrimonio è stata conservata la verginità (cfr. Mt 1,18-24; Lc 1,26-34), chiamano Giuseppe sposo di Maria e Maria sposa di Giuseppe (cfr. Mt 1,16.18-20.24; Lc 1,27; 2,5).
Secondo la consuetudine del popolo ebraico, il matrimonio si concludeva in due tappe: prima veniva celebrato il matrimonio legale (vero matrimonio), e solo dopo un certo periodo, lo sposo introduceva la sposa nella propria casa.
Prima di vivere insieme con Maria, Giuseppe quindi era già il suo «sposo»; Maria però, conservava nell'intimo il desiderio di far dono totale di sè esclusivamente a Dio.
Ci si potrebbe domandare in che modo questo desiderio si conciliasse con le «nozze».
La risposta viene soltanto dallo svolgimento degli eventi salvifici, cioè dalla speciale azione di Dio stesso.
Fin dal momento dell'Annunciazione Maria sa che deve realizzare il suo desiderio verginale di donarsi a Dio in modo esclusivo e totale proprio divenendo madre del Figlio di Dio.
La maternità per opera dello Spirito Santo è la forma di donazione, che Dio stesso si attende dalla Vergine, «promessa sposa» di Giuseppe. Maria pronuncia il suo «fiat».
Nelle parole dell'«annunciazione» notturna Giuseppe ascolta non solo la verità divina circa l'ineffabile vocazione della sua sposa, ma vi riascolta, altresì, la verità circa la propria vocazione.
Quest'uomo «giusto» che, nello spirito delle più nobili tradizioni del popolo eletto, amava la Vergine di Nazareth ed a lei si era legato con amore sponsale, è nuovamente chiamato da Dio a questo amore.
Chi altro al mondo ha avuto un consenso più autorevole al suo matrimonio?
Giuseppe, obbediente allo Spirito, proprio in esso ritrovò la fonte dell'amore, del suo amore sponsale di uomo, e fu questo amore più grande di quello che «l'uomo giusto» poteva attendersi a misura del proprio cuore umano.
Mediante il sacrificio totale di sé Giuseppe esprime il suo generoso amore verso la Madre di Dio, facendole «dono sponsale di sé». Pur deciso a ritirarsi per non ostacolare il piano di Dio che si stava realizzando in lei, egli per espresso ordine angelico la trattiene con sé e ne rispetta l'esclusiva appartenenza a Dio.
Giuseppe, il quale sin dall'inizio accettò mediante «l'obbedienza della fede» la sua paternità umana nei riguardi di Gesù, seguendo la luce dello Spirito Santo, che per mezzo della fede si dona all'uomo, certamente scopriva sempre più ampiamente il dono ineffabile di questa sua paternità.
Giuseppe era in quotidiano contatto col mistero «nascosto da secoli», che «prese dimora» sotto il tetto di casa sua.
L'atteggiamento fondamentale di tutta la Chiesa deve essere quello del «religioso ascolto della Parola di Dio» («Dei Verbum», 1), ossia dell'assoluta disponibilità a servire fedelmente la volontà salvifica di Dio, rivelata in Gesù.
Già all'inizio della Redenzione umana troviamo incarnato il modello dell'obbedienza, dopo Maria, proprio in Giuseppe, colui che si distingue per la fedele esecuzione dei comandi di Dio.

 Coopera alla redenzione, è la sua Vocazione

San Giuseppe è stato chiamato da Dio a servire direttamente la persona e la missione di Gesù mediante l'esercizio della sua paternità: proprio in tal modo egli coopera nella pienezza dei tempi al grande mistero della Redenzione ed è veramente «ministro della salvezza».

 Giuseppe: vita di servizio, vita Eucaristica,

La sua paternità si è espressa concretamente «nell'aver fatto della sua vita un servizio, un sacrificio, al mistero dell'incarnazione e alla missione redentrice che vi è congiunta; nell'aver usato dell'autorità legale, che a lui spettava sulla sacra Famiglia, per farle totale dono di sé, della sua vita, del suo lavoro; nell'aver convertito la sua umana vocazione all'amore domestico nella sovrumana oblazione di sé, del suo cuore e di ogni capacità nell'amore posto a servizio del Messia germinato nella sua casa» Paolo VI.