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IL SALMO DELLE DUE VIE: la via del giusto e la via del peccatore (Salmo 1)

di Don Mario Cimosa, salesiano

Beato l'uomo che non entra nel consiglio dei malvagi, non resta nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli arroganti, ma nella legge del Signore trova la sua gioia, la sua legge medita giorno e notte.

È come albero piantato lungo corsi d'acqua, che dà frutto a suo tempo: le sue foglie non appassiscono e tutto quello che fa, riesce bene.

Non così, non così i malvagi, ma come pula che il vento disperde; perciò non si alzeranno i malvagi nel giudizio né i peccatori nell'assemblea dei giusti, poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti, mentre la via dei malvagi va in rovina.

Il primo salmo con linguaggio sapienziale offre una «lezione di vita» completa, dall'A alla Z, comincia infatti con la prima lettera dell'alfabeto ebraico e si chiude con l'ultima lettera. Ci ricorda chi è l’uomo «felice». Come dice Giovanni, Gesù è l'alfa e l'omega, il principio e la fine. La Parola di Dio, nel cuore del salmo, e Gesù, sono la totalità della Legge-Torah-Parola, l’essenziale per essere beati-felici.

Nella prima parte (vv. 1‑3), viene evidenziato il ritratto dell'uomo giusto: «Felice l'uomo giusto»: colui che trova la sua gioia, «si compiace» nell’ascolto e nell’adesione alla «Parola di Dio». Il vocabolo «Torah-Parola del Signore» ricorre due volte, per accentuarne la centralità. Non si tratta della «Torah-legge» in senso normativo, ma della Parola di Dio, della volontà di Dio sull'uomo per la sua felicità.

Le parole usate esprimono l'entusiasmo di chi prega la Parola di Dio e sono due: la «gioia, delizia» ma con la sfumatura di «progetto, impegno». È quella gioia che scaturisce dalla lettura quotidiana della Parola di Dio e dalla comprensione di essa come espressione della volontà di Dio.

E l'altro verbo tradotto con «studia‑medita», in ebraico significa «rimuginare» e esprime con un'immagine, l'assidua lettura della Parola di Dio che coinvolge tutta la persona. Il latino, più vicino all'ebraico, ha reso il verbo con «meditabitur/mediterà». Il verbo «meditari» nel latino dei monaci antichi significava: «mormorare, recitare». Si «meditava» anche mentre si camminava, o si lavorava assieme. Era normale conoscere tutti i Salmi a memoria. In alcuni paesi ancora oggi per dire che si pregano «tre rosari» si dice che si prega un «salterio» (150 Ave Maria = 150 Salmi). Chi non conosce i salmi, recita le avemaria. Dopo il Sal 150 si ricominciava dal Sal 1. E' probabile che il libro dei salmi sia stato scritto come testo di meditazione piuttosto che come libro di canto.

Con un paragone: «sarà come albero rigoglioso …» c'è un passaggio dal linguaggio reale a quello figurato con il famoso simbolo dell'albero frondoso. È un simbolo parlante del successo a cui il giusto porta ogni sua iniziativa. Poi di nuovo un passaggio dal linguaggio figurato a quello reale.

La conclusione del salmo «porta al successo tutte le sue opere» è da collegare con il giusto che «in tutto ciò che fa, riesce». Non si tratta di un successo puramente umano. Tutta la vita di chi crede acquista un significato, quello della croce che salva.

La seconda parte del salmo(vv. 4-5), introdotta dall'immagine della pula‑paglia: «foglie morte portate via dal vento», fa da parallelo antitetico all'albero frondoso del v. 3: «come albero piantato lungo il fiume egli darà frutto a suo tempo».

Al centro della seconda parte c'è il verbo «risorgere» nel senso di alzarsi per difendersi ma anche in senso escatologico, gli empi e i malvagi non risorgeranno. Forse è questo il vero significato, il giudizio di Dio per i malvagi che inizia già oggi.

Secondo la teologia dell'AT, Dio non aspetta il giudizio finale per premiare il giusto e punire il malvagio. Il versetto conclusivo: «Il Signore protegge il cammino dei giusti; la via dei malvagi finisce nel nulla»(v. 6) ci offre il senso dei due quadretti contrapposti: il Signore «sa, conosce» (nel senso semitico di amare!) e perciò protegge, la via dei giusti ed è sempre pronto ad intervenire
in loro soccorso. Mentre la via dei peccatori ha in se stessa elementi di rovina, per cui non occorre  il giudizio di Dio.
Dio è la fonte della vita: chi si allontana da lui si destina alla morte.

Rilettura cristiana Una prima linea di rilettura cristiana è data dalle «beatitudini» del Regno pronunciate da Gesù all'inizio della sua missione. L'immagine dell'albero buono e dell'albero cattivo è frequente anche sulle labbra di Gesù: basti pensare a Mt 7.
Nel Vangelo di Giovanni si dice che Gesù si è paragonato a una vigna fruttuosa. Gesù è colui che ha messo in pratica più di qualsiasi altro il contenuto di questo salmo: «Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato» (Gv 4,34). E la beatitudine di chi ascolta la Parola e la mette in pratica, riservata a Maria di Nazaret: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica» (Lc 11,28). Gesù si presenta ai suoi discepoli come: «Via, Verità e Vita» (Gv 14,6).

Per il salmista il giusto ritrova la sua gioia nella Parola di Dio in questo rapporto stretto con la Parola del Signore. È un rapporto continuo, «giorno e notte», abbraccia tutta la vita di colui che prega.
Solo nella Parola di Dio, chi prega, trova un significato pieno per la sua vita. Questo rapporto con la Parola avviene soprattutto nel contesto della comunità, dell'assemblea di tutti coloro che si nutrono, notte e giorno, di questa Parola.
Perciò saggiamente gli antichi suggerivano come fase importante della «lectio divina» la cosiddetta «collatio», il momento in cui ogni membro della comunità dona al proprio fratello qualcosa della ricchezza che le ripercussioni della Parola ha prodotto in lui.
 La prima parola dell'evangelo del Regno promulgato da Gesù sulla montagna è la stessa che apre il Sal 1: «beati-felici...». L'immagine dell'albero che dà buoni frutti è stata ripresa molte volte da Gesù e dagli scrittori del NT.
Non sempre è facile comprendere alcuni salmi e perciò sintonizzarsi con essi. Sia per il loro significato biblico che nella loro applicazione al mistero di Cristo e per la trasformazione in preghiera e vita cristiana.
Il primo obbligo di ogni cristiano è quello di procurarsi una opportuna catechesi sui Salmi dato il loro grande uso nella Messa e nella Liturgia delle Ore. Soprattutto dobbiamo imparare ad attingere da questa partecipazione un autentico spirito di preghiera, e perciò con una idonea formazione che ci guidi a comprendere i salmi in senso cristiano, in modo da imparare a poco a poco a gustare e a praticare sempre più la preghiera della Chiesa.